IL CALCIO, TIRO x TIRO - PICCOLA GUIDA AL CUCCHIAIO DI TOTTI, TUNNEL DI SIVORI, SFORBICIATA DI RIVA, FOGLIA MORTA DI CORSO, TACCO DI SOCRATES, TRE DITA DI ROBERTO CARLOS, TIRO A GIRO DI DEL PIERO.

Maurizio Crosetti per La Repubblica


Alla Roma ci sono più cucchiai che al reparto casalinghi della Rinascente. Dopo Totti, l´inventore non solo di un tiro ma di un termine (qualcuno ha detto che le vere rivoluzioni cominciano nel dizionario), ecco Daniele De Rossi che spizzica il pallone e lo fa girare al contrario nel morbido volo. Senza la classe non basta l´emulazione, ma si può dire che Francesco Totti abbia dato origine a un vero e proprio genere.

Diverso dal pallonetto che s´alza, s´abbassa e stop, il cucchiaio (più un colpo da biliardo) fa ruotare la palla in senso inverso alla parabola, con effetto a rientrare che disorienta il portiere. Il piede colpisce secco e si blocca, nel pallonetto accompagna di più il pallone. Come avvenne, lo narrò lo stesso autore dopo il rigore infilzato a Van der Sar agli europei. «Je faccio er cucchiaio»! fu l´intuizione di Totti dal dischetto. Probabile che il cucchiaio di Totti diventi un marchio di fabbrica, e che il fuoriclasse se lo porti appresso fino alla pensione come è accaduto ad altri illustri predecessori per altri, illustri gesti tecnici.

La rabona di Maradona. Cross da effettuarsi con un piede che passa dietro l´altro, in corsa, per andare a colpire il pallone da sotto. Imprevedibile e quasi impossibile. Diego lo faceva naturalmente col sinistro, e l´avverbio vale sia per l´ovvietà del suo magico piede che per la naturalezza.

La foglia morta di Corso. La palla pareva sgonfia, e volava rotolando con languida stanchezza. Finiva quasi sempre all´incrocio. «Una roba che hai dentro, è di natura. Il mio primo allenatore, il signor Marini, insistette molto perché mi allenassi con quel tiro. Aveva ragione. La palla va colpita d´esterno sinistro, tipo Chivu ma con più leggerezza, più morbidi. Avere il piede piccolo non guasta».

La rovesciata di Riva. Ma sarebbe meglio dire sforbiciata. Quella che segnò allo stadio "Menti" di Vicenza potrebbe servire per propagandare il calcio tra i marziani o in alcune tribù selvagge dell´Amazzonia non ancora scoperte. E ovviamente la rovesciata di Parola sulle figurine Panini.

Il tacco di Socrates. Il dottore, il filosofo del calcio brasiliano giocava di schiena meglio di come tanti professionisti facciano oggi di fronte. Col tacco apriva il gioco, scambiava con i compagni, andava in gol. Facile, per lui, come bere una birra (e tante ne beveva).

Il doppio passo di Biavati. Si chiamerà per sempre così, come la "zona Cesarini". Dare un nome alle cose è il destino di pochi, fortunati inventori. Biavati andava, si fermava, saltava sopra il pallone: si rischia d´inciampare anche solo a descriverlo, ma lui mai.

Il "dribbling finta cross" di Claudio Sala. Tre azioni in una, il poeta del gol racconta come: «Intanto, bisogna avere due piedi buoni e quasi uguali. Io li avevo. Era puro istinto: si dribbla, ci si ferma e qui il difensore non sa come crosserai, dove, quando e con quale piede. Io riuscivo a farlo anche a trenta centimetri dalla linea di fondo. Mai sbattuto contro il terzino. Si gioca nello strettissimo».



Il tunnel di Sivori. L´argentino lo eseguiva in punta di piede sinistro, anche due volte di seguito. Non era solo abilità, era provocazione. Infatti la vendetta arrivava, però colpire le gambe di Sivori era quasi più difficile che evitare il tunnel puntuto.

Lo stop & giro di Muller. Gerd Muller: la sua specialità era fermare la palla, assumerla quasi in sé proteggendola dall´avversario con gesto avvolgente, poi voltarsi di scatto e tirare nell´angolino. Tutto in pochi attimi.

Il "dài e vai" di Platini. Nel suo fantastico e completissimo repertorio, ci piace qui ricordare il modo in cui disegnava le triangolazioni. Spesso era lui stesso a concluderle.

Lo scorpione di Higuita. Il più folle tra i portieri si tuffava e poi parava con il piede mentre l´azione proseguiva, quasi sempre uncinando la palla col tacco.

Le tre dita di Roberto Carlos. Calcio di punizione già brevettato da Rivelino, Eder e Branco. In Brasile sostengono che il pallone vada colpito con le ultime tre dita del piede, direttamente sulla valvola. L´effetto è quello di una farfalla a reazione. Imparabile e impagabile.

Il "tiro a giro" di Del Piero. Consiste nell´arrotolare la palla sul secondo palo dopo una parabola aggirante, su punizione ma anche in corsa.

La testata immobile di Pruzzo. Saltava molto in alto, ma non era questo il punto. Il punto era il lungo momento in cui Roberto Pruzzo sapeva restare fermo in aria, sollevato da ali invisibili, prima di dare forza ai muscoli del collo. Modello inarrivabile: il gol di Pelè contro l´Italia nel ´70.

L´ultimo tocco di Rossi. Sapere dove andrà la palla, vedere le cose non solo prima degli altri ma prima che accadano. Poi mettersi lì. Anzi, esserci già.


Dagospia.com 26 Settembre 2003