CHI E' CLAUDIO SCAJOLA, L'UOMO CHE VOLEVA SILURARE LUCIO COLLETTI
Articolo pubblicato da "Affari & Finanza", supplemento economico di "Repubblica".
"Mission impossible"
per il fedele Scajola
di ALBERTO STATERA
Aveva trentaquattro anni e già sindaco democristiano di Imperia, causa la breve statura e i modi autoritari, lo chiamavano Napoleone. Nomignolo ben riduttivo per Antonio Claudio Scajola che oggi, a 53 anni, è assiso alla destra del Padre come coordinatore nazionale di Forza Italia. Pare non si muova foglia nel mercato delle liste elettorali della Casa delle Libertà che Scajola non voglia. Naturalmente con incazzature furibonde degli esclusi che, sempre riduttivamente, l'hanno adesso soprannominato Bokassa.
E pensare che Giuliano Ferrara lo credeva non un sanguinario autoproclamatosi imperatore, ma solo un piccolo e velleitario ripopolatore etnico sul quale Berlusconi doveva vigilare per evitarne uscite grottesche: "Il Bossi - scrisse - dice una serie di castronerie acchiappavoti vagamente destrorse, e il coordinatore nazionale di Forza Italia, Claudio Scajola, se lo coccola, unito a don Baget Bozzo nell'intenzione di ripopolare etnicamente l'Italia: figli alla patria".
Figli e figliastri, dicono ora i possibili esclusi per mano di Scajola: fa fuori Lucio Colletti perché deve mettere dentro i suoi amici democristiani plurinquisiti come Alfredo Vito, antico "mister Centomila", o Calogero Mannino. Niente di strano per chi conosca - e pensiamo non siano molti tra i lettori - la saga della dinastia Scajola, dal capostipite Ferdinando, al nipotino Marco, già lanciato anche lui in politica nel feudo di Imperia.Il papà Ferdinando sale subito dopo la guerra da Frascati nel Ponente ligure come funzionario dell'Inps e nel 1952 viene eletto sindaco democristiano di Imperia.
E' costretto a dimettersi un paio d'anni dopo per uno scandalotto di provincia, aver aiutato il cognato ad ottenere il posto di primario chirurgo all'ospedale locale. Ma niente paura, Ferdinando rimane potente dignitario democristiano e nel 1972 viene eletto primo cittadino il suo primogenito Alessandro, il quale nel 1979 diventa deputato. Il successore è una breve parentesi tra gli Scajola. Si chiama Renato Pilade e viene costretto alle dimissioni perché accusato di aver inviato la soluzione del tema di un concorso alla fidanzata del figlio.
Ecco così che finalmente nel 1982 viene incoronato sindaco Claudio, il quale però non ha neanche il tempo di dimettersi perché l'anno dopo viene condotto a San Vittore, accusato di essere coinvolto nello scandalo del casinò di San Remo: il conte Giorgio Borletti, con la sua società "Flower's Paradise" contende l'appalto del casinò di San Remo alla "Sit" di Michele Merlo e Tullio Brighina, finiti nel frattempo in carcere per associazione di stampo mafioso, dopo aver pagato un miliardo di tangenti per ottenere la gestione della casa da gioco.
Si diceva che Scajola avesse accompagnato a Martigny, in Svizzera, il suo collega sindaco sanremese, Osvaldo Vento, per chiedere a Borletti una somma necessaria per restituire a Merlo parte della tangente pagata. Scajola nega, non esclude responsabilità di Vento, ma - è l'aspetto più curioso si difende sostenendo che la concussione non può comunque essere contestata perché in territorio elvetico lui e Vento non potevano essere considerati pubblici ufficiali.
Nel maggio 1990 Claudio "Napoleone" Scajola è assolto da ogni accusa e torna a testa alta sulla poltrona di sindaco. Nel 1995 fa la campagna elettorale per la riconferma a capo di una lista civica definendo quelli di Forza Italia "soltanto dei fascisti", viene trombato, ma pochi giorni dopo scocca la scintilla ("Mi ha stregato") per Berlusconi, di cui oggi siede alla destra organizzando osservatori azzurri, selezionatori, verificatori, cui gira migliaia di curricula di aspiranti parlamentari.
Povero professor Colletti, povero Sergio Romano, povero Ferrara, guicciardiniani e affossatori del leader con il loro moderatismo, con chi si devono misurare. Le vere colonne su cui poggiare il potere - parola di don Baget Bozzo - sono Baget Bozzo medesimo, Bossi che ha più fiuto politico di tutti, e naturalmente il sommo Scajola, democristiano delle missioni impossibili.
Alberto Statera
Copyright Affari & Finanza
(Dagospia.com 03-04-2001)
per il fedele Scajola
di ALBERTO STATERA
Aveva trentaquattro anni e già sindaco democristiano di Imperia, causa la breve statura e i modi autoritari, lo chiamavano Napoleone. Nomignolo ben riduttivo per Antonio Claudio Scajola che oggi, a 53 anni, è assiso alla destra del Padre come coordinatore nazionale di Forza Italia. Pare non si muova foglia nel mercato delle liste elettorali della Casa delle Libertà che Scajola non voglia. Naturalmente con incazzature furibonde degli esclusi che, sempre riduttivamente, l'hanno adesso soprannominato Bokassa.
E pensare che Giuliano Ferrara lo credeva non un sanguinario autoproclamatosi imperatore, ma solo un piccolo e velleitario ripopolatore etnico sul quale Berlusconi doveva vigilare per evitarne uscite grottesche: "Il Bossi - scrisse - dice una serie di castronerie acchiappavoti vagamente destrorse, e il coordinatore nazionale di Forza Italia, Claudio Scajola, se lo coccola, unito a don Baget Bozzo nell'intenzione di ripopolare etnicamente l'Italia: figli alla patria".
Figli e figliastri, dicono ora i possibili esclusi per mano di Scajola: fa fuori Lucio Colletti perché deve mettere dentro i suoi amici democristiani plurinquisiti come Alfredo Vito, antico "mister Centomila", o Calogero Mannino. Niente di strano per chi conosca - e pensiamo non siano molti tra i lettori - la saga della dinastia Scajola, dal capostipite Ferdinando, al nipotino Marco, già lanciato anche lui in politica nel feudo di Imperia.Il papà Ferdinando sale subito dopo la guerra da Frascati nel Ponente ligure come funzionario dell'Inps e nel 1952 viene eletto sindaco democristiano di Imperia.
E' costretto a dimettersi un paio d'anni dopo per uno scandalotto di provincia, aver aiutato il cognato ad ottenere il posto di primario chirurgo all'ospedale locale. Ma niente paura, Ferdinando rimane potente dignitario democristiano e nel 1972 viene eletto primo cittadino il suo primogenito Alessandro, il quale nel 1979 diventa deputato. Il successore è una breve parentesi tra gli Scajola. Si chiama Renato Pilade e viene costretto alle dimissioni perché accusato di aver inviato la soluzione del tema di un concorso alla fidanzata del figlio.
Ecco così che finalmente nel 1982 viene incoronato sindaco Claudio, il quale però non ha neanche il tempo di dimettersi perché l'anno dopo viene condotto a San Vittore, accusato di essere coinvolto nello scandalo del casinò di San Remo: il conte Giorgio Borletti, con la sua società "Flower's Paradise" contende l'appalto del casinò di San Remo alla "Sit" di Michele Merlo e Tullio Brighina, finiti nel frattempo in carcere per associazione di stampo mafioso, dopo aver pagato un miliardo di tangenti per ottenere la gestione della casa da gioco.
Si diceva che Scajola avesse accompagnato a Martigny, in Svizzera, il suo collega sindaco sanremese, Osvaldo Vento, per chiedere a Borletti una somma necessaria per restituire a Merlo parte della tangente pagata. Scajola nega, non esclude responsabilità di Vento, ma - è l'aspetto più curioso si difende sostenendo che la concussione non può comunque essere contestata perché in territorio elvetico lui e Vento non potevano essere considerati pubblici ufficiali.
Nel maggio 1990 Claudio "Napoleone" Scajola è assolto da ogni accusa e torna a testa alta sulla poltrona di sindaco. Nel 1995 fa la campagna elettorale per la riconferma a capo di una lista civica definendo quelli di Forza Italia "soltanto dei fascisti", viene trombato, ma pochi giorni dopo scocca la scintilla ("Mi ha stregato") per Berlusconi, di cui oggi siede alla destra organizzando osservatori azzurri, selezionatori, verificatori, cui gira migliaia di curricula di aspiranti parlamentari.
Povero professor Colletti, povero Sergio Romano, povero Ferrara, guicciardiniani e affossatori del leader con il loro moderatismo, con chi si devono misurare. Le vere colonne su cui poggiare il potere - parola di don Baget Bozzo - sono Baget Bozzo medesimo, Bossi che ha più fiuto politico di tutti, e naturalmente il sommo Scajola, democristiano delle missioni impossibili.
Alberto Statera
Copyright Affari & Finanza
(Dagospia.com 03-04-2001)