HAMMAMET SEGRETO - BOBO VUOTA IL SACCO DEI RICORDI
IL TENTATIVO DI BETTINO DI TROVARE UN ACCORDO CON DI PIETRO
Il PASSAPORTO LATINO-AMERICANO INTESTATO AD ANTONIO RAMIREZ
LE CAROGNATE DI BERTOLUCCI, PATRONI GRIFFI E MARINA RIPA DI MEANA

Piccolo dizionario tratto da "Route El Fawara, Hammamet" di Bobo Craxi e Gianni Pennacchi, Sellerio editore, pagine 306, 15 euro. Un libro imperdibile.


A come Amato (Giuliano)
Dopo aver letto la lettera giuntagli all'Ospedale militare di Tunisi dal suo ex braccio destro: Appariva deluso e amareggiato, come se l'essersi fatto vivo soltanto adesso, e senza un granché di concreto per aiutarlo, lo ferisse ancor più. "Sì, sì, scrive tanto e bene, ma non c'è nulla. Alla fine dei conti, è quello che si è comportato peggio". (pag. 229)

B come Berlusconi (Silvio)
Chiudendo la telefonata in cui Silvio gli chiedeva che ne pensava di Antonio Di Pietro eventuale ministro del suo primo governo: "Penso che sei diventato matto!" (pag. 50).

B come Bertolucci (Bernardo)
Un altro che ebbe a dire cose odiose facendolo inferocire, è Bernardo Bertolucci. Era stato ad Hammamet nei primi anni Ottanta, ospite di persone a noi amiche e care, Giorgio Ferrara e Adriana Asti; credo che fosse in Tunisia cercando ispirazione e atmosfera per realizzare quel capolavoro che è Il tè nel deserto. Col regista e sua moglie, papà aveva avuto un atteggiamento aperto e cordiale. Ma poi, tramontati gli anni Ottanta e ormai imperante la nuova era, Bertolucci se ne uscì parlando male di quegli anni, di Craxi e del craxismo, con espressioni sgradevoli. Lui era allibito: «Ma come! E io che nel 1986, quando andai in viaggio di Stato in Cina, gli ho sbloccato e reso possibile fare L'ultimo imperatore? Non mi aspettavo che firmasse un manifesto in mia difesa, non glielo avrei mai chiesto: può anche contestarmi, ma che bisogno ha di uscirsene in questo modo malevolo? Io non ho mai vantato di averlo aiutato, potevo dargli una mano e l'ho fatto volentieri pur sapendo che è comunista fino al midollo. E ora che fa, si esercita nel calcio dell'asino?».
Il calcio dell'asino, quel voler prendere le distanze da parte di chi un tempo aveva gradito la sua cordialità e la sua amicizia, gli appariva una forma di disonestà intellettuale e anche di volgarità. Perché in realtà, la volgarità che veniva imputata a Craxi o al suo entourage, riaffiorava proprio in quelle sgradevoli quanto inutili prese di distanze.

C come Ciampi (Carlo Azeglio)
Craxi deve essere operato: Ma il Quirinale, in quello stesso 19 novembre, rispose con una nota ufficiale che non accendeva le speranze, ricordando come, "ferma restando l'attenzione agli aspetti umanitari della vicenda, la posizione del capo dello Stato di garante della Costituzione, al di sopra delle parti, impone il rispetto pieno, formale e sostanziale delle leggi" eccetera, eccetera. (pag. 265)

D come D'Alema (Massimo)
Craxi è stato appena operato: "Ha paura di esporsi anche per poche righe di circostanza, me le manda anonime e di nascosto, senza firmarsi? Bel Presidente del Consiglio 'socialista' che si rivolge ad un ex Presidente del Consiglio socialista!" (pag. 278)
Ancora, qualche giorno prima: Non poneva molte speranze su colui che chiamava "il ragazzo", cioè D'Alema: pur considerandolo un uomo politico di valore, aveva sempre detto che "non ha le palle". (pag. 273)

D come Di Pietro (Antonio)
Un paio di mesi prima dell'udienza aveva ceduto all'illusione di poter attenuare l'atteggiamento di Di Pietro attraverso un rapporto personale, confidando che il magistrato, nell'affrontare Craxi direttamente e senza la mediazione dell'apparato giudiziario, potesse ricercare, se non un accordo, quanto meno un «gentleman agreement» fra due personalità, una delle quali ormai sconfitta e l'altra emergente. In realtà mio padre si fidò due volte del sostituto procuratore, sbagliando.
La prima allorché attraverso il capo della polizia Vincenzo Parisi, che era a perfetta conoscenza di ogni vicenda di Di Pietro, gli fece pervenire un messaggio di disponibilità a scarcerare Claudio Dini e Loris Zaffra purché Craxi avesse allentato la polemica frontale smettendola con quei suoi corsivi allusivi. Cosa che per altro avvenne, e tanto Dini quanto Zaffra furono scarcerati.

Successivamente, nell'ottobre '93, incontrò direttamente Di Pietro al quale consentì di interrogarlo in segreto e fuori dalle abituali sedi processuali, su consiglio dell'avvocato Amato che aveva concordato le modalità col magistrato. Papà aveva già ricevuto una quindicina di avvisi di garanzia, e accettò l'accordo. L'ipotesi era che Craxi parlasse, rivelando a Di Pietro tutto quel che sapeva, e che infine patteggiasse per l'illecito finanziamento, il solo reato che gli sarebbe stato contestato. Iniziarono gli incontri riservati, il primo si svolse nello studio romano che Amato stava allestendo e non aveva ancora aperto al pubblico, partecipava anche Lo Giudice. Poi il magistrato indicò un luogo ancor più riservato, un appartamento fuori Roma, all'estrema periferia sull'Aurelia, dei servizi segreti o dell'Arma non saprei dire, comunque una safety house come si definisce in gergo. La clausola decisiva era che quei verbali dovessero restare del tutto segreti, tant'è che gli avvocati non ne ricevevano copia, e Di Pietro al termine di ogni interrogatorio portava con sé l'unico originale. In quegli incontri mio padre disse la verità sui conti esteri del partito, dei quali non aveva la disponibilità; il magistrato riconobbe che anche a suo giudizio i capi d'accusa sul famoso "Conto Protezione" non stavano in piedi, e s'impegnò ad adoperarsi per far rientrare la vicenda su binari più realistici ed accettabili, confermando che avrebbe rispettato quanto pattuito con l'avvocato Amato.

Pareva essersi avviato un disgelo: Di Pietro era ormai un eroe nazionale, Craxi un ex potente in disarmo al quale la magistratura milanese poteva ben concedere a quel punto un trattamento quanto meno eguale e non persecutorio. Questa almeno era l'illusione, mentre con cadenza settimanale papà e gli avvocati in gran segreto si recavano all'appuntamento con Di Pietro, un'auto civetta precedeva la loro, giungevano in quello stabile dove s'aggiravano una decina di agenti, si chiudevano per ore alla presenza di un'unica stenografa che verbalizzava, lui presentava gli appunti che aveva preparato e rispondeva alle domande del magistrato. Tutto sembrava procedere al meglio e secondo programma, avevano esaurito la parte riguardante i finanziamenti del Psi e i rapporti tra i fiduciari socialisti e quelli degli altri partiti, anche della Quercia. Sennonché alla vigilia del quarto interrogatorio, che doveva approfondire ed entrare nel merito dei finanziamenti Pci/Pds, si scoprì che mentre Di Pietro era in Canada qualcuno aveva passato i verbali dei precedenti incontri ai giornalisti. Era la sera del 1° novembre. L'indomani mio padre, vedendone pubblicati abbondanti stralci su quasi tutti i quotidiani, proprio la vigilia del quarto appuntamento fissato stavolta a Milano, sempre in un luogo "segretissimo" scelto dal magistrato, s'infuriò anche con gli avvocati, rifiutandosi di tornare a farsi interrogare.
L'accordo era ovviamente saltato, e quando gli avvocati chiesero ragione a Di Pietro di quel passaggio di verbali alla stampa, visto che l'unico ad averli era lui e solo lui presumibilmente custodiva la chiave della sua cassaforte, quello si giustificò dicendo che «non poteva rifiutarsi di darne una copia al suo capo», cioè al dottor Francesco Saverio Borrelli. (pag. 37-38)

E come Esilio
"L'esilio non è un castigo, ma una ricerca", insegna un poeta tunisino, Abdelwahab Meddeb. (pag. 293)

F come Ferrara (Giuliano)
Quando Giulianone decise di candidarsi nel Mugello contro Di Pietro: "Se fosse rimasto buono a Roma, forse Curzi avrebbe una possibilità di fermare Di Pietro". Anche se non stigmatizzò mai pubblicamente il passo di Ferrara, perché "ognuno è libero di fare le cazzate che vuole". (pag. 150)

G come Gonzales (Felipe)
A Bobo, inviato dal padre a Madrid, che lo interroga sui rapporti con i postcomunisti italiani nell'Internazionale socialista. "Sono costretto ad avere rapporti formali, anche buoni, con loro. Però io, e per la verità anche Mario - si riferiva al portoghese Soares - non li avremmo fatti entrare se non fosse stato per tuo padre. Anche a Berlino gli avevamo detto che, se riteneva opportuno prendere tempo, anzi per noi sarebbe stato preferibile.e in tal senso lo consigliavamo. Ma Bettino insisteva, e ho assecondato la sua scelta". (pag. 206)

H come Hemingway (Ernest)
"Sei come Hemingway per i ristoranti del sud della Spagna", azzardai. Lui alzò gli occhi stupito, poi mi guardò di traverso: "Hemingway?!" (pag. 127)

I come Intini (Ugo)
Dopo la tempesta sollevata dalla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche: Ci furono screzi, litigi e recriminazioni. Cossiga tolse il saluto per un periodo alla povera Boniver perché aveva letto un apprezzamento poco simpatico di Margherita nei suoi confronti, poi Luca (Josi) che aveva dato dello "stronzo" a Intini. (pag. 98)



L come Larini (Silvano)
"Cosa cazzo è rientrato a fare?" (pag. 18)

M come Martelli (Claudio)
Ogni volta che gli si diceva "Claudio vuol venire a trovarti", rispondeva immancabilmente: "Bene, digli che mi mandi Giacomo, voglio vedere Giacomo e Annarosa", cioè il figlio e la prima moglie di Claudio. (227)

N come Nannini (Gianna)
Gli piaceva Dalla, Paolo Conte, Francesco De Gregori, qualcosa di Gianna Nannini. Era divertente, sentirlo cantare "questo amore è una camera a gas". (pag. 154)

O come Occhetto (Achille)
E s'indignava che la magistratura si fosse fermata anch'essa sul portone di Botteghe Oscure come i miliardi di Gardini, lasciando oscuro in quale stanza fossero finiti, quando segretario era Occhetto e responsabile dell'organizzazione Massimo D'Alema. (pag. 234)

P come Patroni Griffi (Peppino)
Peppino Patroni Griffi, che pure era un amico, ebbe a dire alla Pende che Hammamet, una volta "così tranquilla, bella e segreta", s'era ormai "rovinata con l'arrivo delle luci, i giornali e quei fax". Mio padre s'irritò molto per tal carognata gratuita. (pag. 85)

P come passaporto falso
Era una possibilità, ogni tanto infatti diceva scherzando: «Mi metto una parrucca, i baffi finti, e cambio nome». Ma non ne fece mai nulla, perché anche la semplice idea di falsificare qualcosa andava contro la sua morale. Finché un giorno se ne arrivò divertito sventolando un passaporto nuovo di zecca, con tutti i crismi indubitabili dell'autenticità. Era un passaporto latino-americano, intestato ad un tal señor Antonio Ramirez; e la foto era la sua, ma senza occhiali. «E tu pensi che basta toglierti gli occhiali per passare inosservato?» gli feci. «Mi sa che hai ragione», si mise a ridere.

Q come Quarto e Marsala
"Sai che facciamo? Prendiamo due barche e sbarchiamo a Marsala. Vuoi che non troviamo mille volontari?" Due barche?, lo interrompevo, per i mille di Garibaldi ci son volute due navi, altro che barche. "Va be', due navi. Che ci vuole?" (pag.198)

R come Ripa di Meana (Marina)
Di carognate ne ha incassate parecchie e sempre con dispiacere, perché se dava per scontato che gli avversari politici usassero il veleno, vederlo spargere anche dagli amici o i frequentatori di casa non riusciva a tollerarlo: la viveva come una violenza imperdonabile. Infatti non perdonò mai - nonostante poi lei si sia rifatta viva - Marina Ripa di Meana per aver distribuito una descrizione orgiastica della casa e dei commensali di mio padre, offendendo la sua visione sacrale dell'ospitalità. (pag. 86).

S come Sharping (Rudolf)
Quando il presidente del Pse, su imput della Quercia, decise che quella di Craxi era "solo una questione giudiziaria": "Ma chi cazzo è, questo Sharping"? (pag. 223)

T come Toro
Ne conosceva a menadito la formazione, "Bacigalupo, Ballarin, Maroso.", e amava raccontare di aver assistito all'ultimo incontro italiano del Toro prima della fatale trasferta a Lisbona (.) Aveva atteso sino a pomeriggio inoltrato i giocatori all'uscita dello stadio, riuscendo a farsi dare l'autografo da Gabetto. (pag. 191)

U come Udr
"Ma dove vuoi che vada Cossiga? I suoi litigheranno tra loro presto, molto presto". Finì con l'aver ragione, poiché poco dopo l'Udr si sfasciò, con buona pace di De Michelis. (pag. 215)

V come Vanoni (Ornella)
Mentre la Vanoni accennava le prime note, lui si alzò per andarsene a fare chissà cosa, lasciando l'amica ritrovata a cantare da sola e noi tutti in imbarazzo. Ma si conoscevano dagli anni '60, la considerava un'amica davvero cara e Ornella deve averlo sicuramente perdonato. (pag. 155)

Z come Zaccheroni (Alberto)
Dopo un'amichevole del Milan in Tunisia: Addirittura Zaccheroni mi ringraziò, spiegando che su Milanello gravava il gelo e da un anno i ragazzi non uscivano se non per arrivare a Lodi, e la squadra era un po' calata nella vetrina del circuito internazionale. Fu fortunato, perché passando per Tunisi quell'anno il Milan finì col vincere lo scudetto. (pag. 190)


Dagospia 27 Novembre 2003