arianna di carlo lavagna
Arianna di Carlo Lavagna
Marco Giusti per Dagospia
Ma se nasci con due sessi, cioè ermafrodita, e i tuoi genitori scelgono per te qual è il sesso giusto, come te la vivi nella pubertà? Diciamo che è bello il punto di partenza di questo film, Arianna, opera prima di Carlo Lavagna, che lo ha scritto assieme a Carlo Salsa e a Chiara…, giustamente un po’ disturbante, come è disturbante e disturbata la sua protagonista, interpretata al suo esordio da Ondina Quadri, figlia di Jacopo, montatore del cinema italiano, e nipote di Franco, mitico critico teatrale scomparso da qualche anno.
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Anche se ha qualche ingenuità da opera prima e qualche silenzio di troppo, magari dovuto anche a un budget limitatissimo, Arianna forma con Vergine giurata di Laura Bispuri, Più buio di mezzanotte di Sebastiano Riso, ma ci metterei anche Cloro di Lamberto Sanfelice e Antonia di Ferdinando Fito Citomarino, una sorta di avanguardia, intelligente e sensibile, del nuovo cinema italiano degli anni ’10 che vede nella ricerca di una identità sessuale di una serie di fragili giovani protagonisti la propria matrice.
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Come se il nostro cinema stesse cercando di cambiare pelle, di mutare geneticamente da quello che è, alla ricerca lui stesso di una nuova identità. Non è un caso, credo, che il tema dell’identità sessuale, e della confusione di un’intera generazione, sia così forte da dominare in una serie così vasta di opere prime.
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A differenza di Vergine giurata e di Cloro, il film di Carlo Lavagna non ha una costruzione registica alla Dardenne con la macchina che segue le spalle della protagonista. La costruzione qui è più piana e meno nervosa, anche se questa ragazza non è meno disturbata della vergine giurata di Alba Rohrwacher.
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Se lì la sua costruzione da “uomo” all’interno di una società patriarcale aveva catapultato il suo personaggio in una sessualità che non le apparteneva, qua la costruzione della “femmina” è frutto di un’operazione chirurgica. Arianna scopre, durante un’estate in campagna in riva al lago dalle parti del Viterbese, di essere femmina perché i genitori, Massimo Popolizio e Valentina Carnellutti, si sono lasciati convincere dai medici a “scegliere” uno dei due sessi quando aveva solo tre anni.
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E è diventato così una femmina, quando forse non lo era. Non lo è perché riesce a provare poco o niente con un fidanzatino, Eduardo Valdarnini, mentre prova qualcosa vedendo la cugina che fa l’amore. Arianna è in realtà un film su una confusione di sentimenti e su una instabilità sessuale, ma non cerca, fortunatamente, di risolvere nulla. Ma non c’è nulla di isterico, di aggressivo, e neanche di registicamente costruito.
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Anche rispetto ai genitori, non ci sono toni di rimprovero, anche perché loro stessi sono confusi come la loro figlia. Carlo Lavagna e i suoi sceneggiatori, Carlo Salsa ha scritto pure il notevole Antonia, sembrano voler farci partecipi di un percorso che apre il loro personaggio alla vita, ma senza inutili estetismi o complicazioni di messa in scena. Sincero e onesto. In sala dal 24 settembre.