Marco Carta per “il Messaggero”
Dai sermoni del pastore predicatore, ai canti gospel in stile Sister act. Ma in mezzo una sorprendente attività di spaccio in chiesa. Si erano rifugiati con più di due chili di eroina all'interno di una delle tante chiese apostoliche disseminate per la periferia romana. Una volta scoperti, hanno aggredito gli agenti cercando di occultare la droga nello sciacquone del water.
sequestro di eroina
Protagonisti della vicenda sono cinque giovani del Gambia e uno del Mali che mercoledì mattina sono stati arrestati, a vario titolo, per spaccio, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Tutti e sei stavano dormendo dentro alcuni locali della chiesa apostolica di via delle Amazzoni a Torre Angela, un vero e proprio istituto ecclesiastico. Sono diverse centinaia i fedeli, quasi tutti di nazionalità nigeriana, che ogni fine settimana affollano la chiesa.
Che forse, proprio per questo motivo, era stata scelta come quartier generale per nascondere la droga fingendo di essere richiedenti asilo in cerca di aiuto. Quando, all'alba dell'altro ierri, gli agenti del commissariato Appio hanno fatto irruzione nel salone delle cerimonie, subito sono rimasti insospettiti da una serie di movimenti frenetici.
Mentre in tre trasportavano involucri in cellophane da una stanza all'altra, gli altri tre cercavano di impedire l'accesso agli agenti. Prima bloccando la porta, poi colpendo con calci e pugni i poliziotti, che hanno riportato ferite guaribili in quattro giorni.
eroina
Una volta superato lo scudo umano, gli agenti sono arrivati al bagno, dove due dei gambiani stavano versando il contenuto degli involucri: eroina pura, di cui una parte, circa 130 grammi, si trovava accanto al sanitario, mentre il resto, quasi due chili, era nascosto nelle fodere di tre borsoni da viaggio (in tutto 2,2 kg lordi).
Arrestati per spaccio, ieri mattina si sono ritrovati a piazzale Clodio per la convalida dell'arresto. Nel corso dell'interrogatorio uno dei sei ha rivendicato la proprietà della droga. Ma la sua confessione non ha convinto il giudice monocratico, che ha disposto la custodia in carcere per tutti. «Tutti loro sapevano a cosa sarebbero andati incontro in caso di sequestro dello stupefacente - si legge nelle carte - e hanno agito in sinergia». A chiarire la vicenda, il prossimo 15 luglio, giorno del processo, potrà essere il pastore della chiesa apostolica.