Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
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A chiamare il numero per le emergenze è stato uno dei ragazzini. Uno dei figli (sono tutti minorenni) di un dirigente della moschea di Pesaro, nelle Marche. «Papà sta picchiando la mamma, presto: venite». Sono i primi di dicembre, la voce del piccolo è agitata e, quando gli uomini delle forze dell'ordine bussano alla porta di questa famiglia di origini marocchine, si sentono rispondere: «Non la picchio, è capitato solo di darle qualche schiaffo: una cosa che può succedere quando una coppia litiga».
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Manco si tratti di una giustificazione (e tantomeno accettabile). Non è neanche la prima volta che succede. Epperò lei, una donna convertita, davanti agli agenti prova a minimizzare. È ancora uno dei figli, a questo punto, a vuotare il sacco e a raccontare che il padre ha spesso la mano pesante, che episodi simili, in passato, ne sono già capitati.
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Risultato: in pochi giorni il caso finisce sulla scrivania della procura marchigiana. Marino Cerioni, che a Pesaro fa il pm, dispone il trasferimento della donna e dei bambini in una comunità protetta e impone, invece, all'uomo il divieto di avvicinarsi a loro. Per lui, adesso, si apre un procedimento con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Mica quisquilie. Questa settimana avrebbe dovuto testimoniare al tribunale dei minorenni, ma non si è presentato.