Alessia Marani per “il Messaggero”
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L'orco era il papà ed era appena uscito dal carcere. L'uomo, 48enne imprenditore del settore alimentare di Roma nord, non ha esitato a inviare foto e video della figlia di quasi sei anni a una rete di pedofili con base telematica a Londra pur di accreditarsi nella chat club privata del Cloud Storage in cui potersi scambiare materiale pedopornografico «inedito», ovvero non già di dozzinale diffusione nel dark web. L'alert alla Polizia postale era arrivato dalla Gran Bretagna attraverso il coordinamento del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia online (CNCPO).
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Il 16 giugno gli agenti sono tornati a bussare alla porta del 48enne, già arrestato per detenzione di materiale pedopornografico, ormai separato e con l'affido occasionale delle figlie di 6 e 14 anni. I poliziotti all'interno della sua abitazione hanno sequestrato un'ingente mole di immagini proibite con bimbe e bimbi alcuni dei quali molto piccoli, quasi duemila file e cento video allocati su un cloud esterno.
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Non tutto era materiale autoprodotto, ma di sicuro gli investigatori hanno potuto provare, durante la perquisizione, che le immagini scambiate online ritraevano davvero la figlia più piccola, dal momento che in casa è stata ritrovata biancheria intima e lenzuola immortalate in foto e filmati, nonché è stata riscontrata la rispondenza della casa come ambientazione.
Ulteriori accertamenti sono in corso per capire se anche l'immagine dell'altra figlia, come si teme, possa essere stata sfruttata dal padre pedofilo. Nell'abitazione, del resto, era stata occultata una videocamera.
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Una trappola per le sue bambine, ignare, vendute sulla chat di messaggistica istantanea in cui il padre interloquiva in lingua inglese sperando di poter avanzare a un livello superiore, ossia di essere accettato da una cerchia ristretta di pedofili internazionali. Un do ut des di immagini perverso e agghiacciante.
GLI HARD DISK
PEDOPORNOGRAFIA
Quello del 16 giugno non è l'unico arresto effettuato dalla Postale sul fronte dei reati sessuali nei confronti di minori. Altri due sono scattati il 17 e il 21 giugno. Il giorno successivo, gli agenti sono risaliti a un insospettabile cameraman capitolino di 32 anni, incensurato. Il suo contatto con le reti dei pedofili che imperversano nel web era stato segnalato dagli Stati Uniti.
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Anche in questo caso le tracce delle chat istantanee (con messaggi che si autocancellano ma non per questo non recuperabili dalle sentinelle internazionali) hanno portato fin nella Capitale. In una delle due abitazioni nella disponibilità dell'operatore tv è stato rinvenuto un hard disk Usb con una grande quantità di immagini, foto e video ora al vaglio degli esperti informatici della polizia di Stato.
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Infine, il monitoraggio della rete ha condotto a un altro arresto, questa volta di un 26enne residente a Viterbo, segnalato dal Centro nazionale bambini scomparsi e sfruttati e raggiunto dagli agenti della Postale della Città dei Papi. Il giovane pedofilo, sebbene incensurato, è finito in carcere. Disoccupato, trascorreva gran parte delle sue giornate a caricare e scaricare migliaia di immagini pedopornografiche di ottima qualità sul web, pagandole e rivendendole per ottenere guadagni.
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Gli agenti ora stanno seguendo la scia delle prepagate e carte di credito utilizzate per risalire alla rete degli orchi. Tra i reati che hanno registrato il maggior incremento, stando ai dati del Viminale, vi sono purtroppo anche quelli in danno di minori commessi online, con particolare riguardo a quelli che vedono i minori come vittime di adescamento o abusi sessuali. «Per questo - spiege la dottoressa Giulia Martucci della Polizia postale - bisogna sempre tenere gli occhi ben aperti per prevenire o intercettare i tentativi di contattare i più piccoli con modalità insidiose».