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    GIGOLÒ A GÒ-GÒ - ARRESTO E DASPO PER IL 36ENNE “ALEX IL GIGOLÒ”, UN ESCORT GAY ITALIANO CHE ASSICURAVA SESSO E DROGHE AI SUOI CLIENTI - UNO DEI SUOI AFICIONADOS, UN PROFESSIONISTA DEL QUARTIERE PRATI, HA RISCHIATO DI FINIRE IN COMA PER LE DOSI ECCESSIVE DI CRACK (IL PORCELLINO AVEVA CHIESTO DOSI PER 600 EURO)…


     
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    A.Pi. per “il Messaggero”

     

    GIGOLO GIGOLO

    Il cliente rischia l’overdose, gigolò finisce in manette. Troppi clienti e “svaghi” a base di crack. Un giudice di piazzale Clodio ha disposto il divieto di ingresso nella Capitale per “Alex”, 36anni, escort gay italiano tutto muscoli e tatuaggi, che per sua stessa ammissione, assicurava sesso e, attraverso un amico pusher, anche droghe agli habitué che ne facevano richiesta.

     

    Sabato notte un cliente di via Anastasio II, un professionista di Prati, ha rischiato di finire in coma per le dosi eccessive di crack. Nonostante il gigolò si sia attivato per salvarlo chiamando il 118, è finito in carcere per una notte con l’accusa di detenzione a fine di spaccio. Era stato lui a procacciare la droga al 50enne, gli ha contestato il pm Fabio Santoni, per poi consumarla assieme in un attico in Prati. Il prezzo per la serata, dalle dieci a mezzanotte, 200 euro.

     

    GIGOLO GIGOLO

    «Il cliente mi aveva chiesto anche 600 euro di crack», ha rivelato Alex, nome d’arte di Daniele G.. «Come testimoniano gli sms che ci siamo scambiati - ha aggiunto - non mi sono mai occupato della vendita di droghe, ma avrei potuto contattare per suo conto un pusher per la consegna a domicilio». In serata il cliente è entrato in overdose. Alex non è scappato via, ma ha allertato l’ambulanza e poi è rimasto nell’appartamento in attesa dei soccorsi.

     

    CRACK CRACK

    Emersa la verità è scattata anche la perquisizione della Polizia. Nell’appartamento sono state recuperate una decina di dosi di crack. Dopo la convalida dell’arresto, via dalla città. Il gigolò per soli uomini, difeso in aula dall’avvocato Manuela e Cristiano Pazienti, è stato scarcerato, ma ha dovuto lasciare l’albergo in centro. Il giudice Antonella Bencivinni: «Rilevato che la permanenza in città dell’imputato è legata in via esclusiva alla presenza di clienti nella Capitale, può ritenersi che per rescindere il legame con ambienti criminali sia necessario che lasci subito la città».

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