Massimiliano Jattoni Dall’Asén per www.corriere.it
VITTORIO COLAO
La Fase 2 «mobiliterà al massimo 2,7 milioni di italiani». Questa è la portata dell’allentamento delle misure restrittive prevista dal capo della task force Vittorio Colao, che oggi ha partecipato all’incontro in videoconferenza tra Governo e sindacati. Questi lavoratori si aggiungono a quelli che non sono stati toccati dal lockdown e che sono impiegati nei settori considerati essenziali e l’enorme fetta di coloro che stanno lavorando da casa in modalità smartworking.
Colao: «Esoneriamo dal rientro i 60enni»
Il «Piano Colao» prevede di riaprire l’Italia «per gradi successivi», facendo convivere il Paese con un virus che è tutto meno che debellato. Al primo nuovo segnale di allarme, alcune aree dell’Italia possono dunque essere nuovamente bloccate. La direzione, quindi, è quella degli eventuali lockdown locali.
Intanto, la task force guidata da Colao ha proposto di esonerare dal rientro del 4 maggio i lavoratori 60enni, ma - secondo quanto riporta l’Ansa - il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha escluso questa ipotesi, perché «il lockdown non si può protrarre: riprendiamo le attività purché in sicurezza».
Chi potrebbe ripartire già dal 27 aprile
Ma quando è previsto il rientro? «Chi ha tutto può partire subito, già dal 27 aprile», ha proposto il manager. E per «tutto» si intende un aggiornamento del protocollo di sicurezza firmato coi sindacati il 14 marzo, i dispositivi di protezione individuale necessari e un protocollo per i mezzi pubblici. A fargli eco, il presidente uscente della Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha chiesto una riapertura graduale nella medesima data .
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Il 4 maggio si riapre ma con rigore
Il premier, nell’illustrare il piano, ha ribadito la data del 4 maggio come quella prevista per la ripresa delle attività manufatturiere, delle costruzioni, dei servizi alle persone e di alcune attività commerciali. Ovviamente, le parole d’ordine restano sempre rigore e rispetto del protocollo sicurezza a suo tempo sottoscritto e che rimane la «bussola» dell’esecutivo. Insomma, il 4 maggio non sarà un “liberi tutti”.