Estratto dell’articolo di Alessandra Vitali per www.repubblica.it
i ricchi e poveri con dago
A un certo punto interrompono il concerto, si mettono seduti e dicono: adesso vi raccontiamo la storia della nostra carriera, magari non tutta perché sono cinquant’anni, un po’ troppi, vi diciamo solo i momenti importanti.
Troppi, in effetti, ma se li ascolti con cura è come sfogliare l’album di un’Italia lontana anni luce. Chitarre sulla spiaggia, stabilimenti balneari, provini andati male, panini col salame consumati in macchina perché non c’erano soldi per il ristorante, gli incontri, Fabrizio De André, Franco Gatti, Marina Occhiena, Franco Califano.
Cinquant’anni fa partiva l’avventura dei Ricchi e Poveri, mezzo secolo che non li ha cambiati di una virgola — al netto di separazioni e perdite — e pensi che per loro, Angela e Angelo, una voce e una chitarra, non ci sia spazio in questi tempi ansiogeni di stream e piattaforme, canzoni che nascono muoiono si dimenticano, TiKTok e video di cinque secondi, storie Instagram che ti distrai un istante e non ci sono più. E invece.
RICCHI E POVERI
Martedì 21 maggio, al Teatro Brancaccio, tappa romana di un tour sold out già prima di essere annunciato, i Ricchi e Poveri hanno fatto strike. Tra il pubblico c’erano quelli che cinquant’anni fa suonavano la chitarra sulla spiaggia come loro, quelli che i cinquant’anni li hanno festeggiati vent’anni fa, quelli per cui cinquant’anni sono ancora una galassia lontana lontana. Boomers, GenZ, X, millennials, padri e nipoti, nonne, fratelli, gruppi di amici.
Tutti un mischione, tutto a memoria, Mamma Maria e Sarà perché ti amo, smartphone impennati, La prima cosa bella, le sciarpette rosa-rosso dei fanclub che fendono l’aria, Che sarà della mia vita chi lo sa, una signora piuttosto in età si sgola su un ritornello che fa “uh uh uh” e al secondo “uh” le viene un attacco di tosse. Non importa, questa è l’alchimia dell’euforia.
i ricchi e poveri con dago 1
La gente vuole ridere, proclama il titolo di una commedia di successo di Vincenzo Salemme, e l’ultrapop dei Ricchi e Poveri agita il sentimento e l’allegria, in loro c’è la potenza dello strapaese, l’attrazione ancestrale della festa di piazza, c’è chi ricorda un’esibizione, pochi anni fa, al santuario del Divino Amore, chi evoca un live a una sagra della fragola. […]
Giovani e meno giovani, la mission a quel concerto era una e questo colpisce: divertirsi, ballare, cantare anche se per meno di due ore (Angelo ha pur sempre 78 anni, Angela 76, non esattamente i Maneskin).
Il perché poco conta. Perché il Covid ci ha imprigionati, perché è primavera, perché quelle canzoni sono scacciapensieri, perché la musica è meglio dal vivo che su un display, perché è bello sentire che il teatro è un luogo anche tuo e ci fai festa, lo trasformi in uno stadio, ci porti tua nonna, tutti in piedi e sotto al palco come sul prato. […]
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