Francesco Malfetano per “Il Messaggero”
arcuri
Le vaccinazioni in Italia oggi sfiorano quota un milione e trecentomila. Vale a dire che se si fosse tenuto il ritmo giornaliero raggiunto la scorsa settimana - circa 80 mila somministrazioni ogni 24 ore - si sarebbe potuto raggiungere l'obiettivo fissato dal commissario per l'Emergenza Domenico Arcuri di 6 milioni di vaccinati entro marzo. I ritardi annunciati anche per le prossime 3 settimane da Pfizer-BioNTech però, e le conseguenti 28 mila inoculazioni registrate in media nei giorni scorsi, rischiano di far slittare tutto.
emmanuel macron sebastian kurz
Per questo diventa determinante avere a disposizione il prima possibile tutte le 8 milioni di dosi attese dall'Italia entro marzo da AstraZeneca Oxford. Perché ciò avvenga però - come spiegato ieri anche dallo stesso Arcuri in conferenza stampa - serve l'autorizzazione dell'Ema, l'ente regolatore europeo. Un ok definitivo atteso per il 29 gennaio che, come si apprende da fonti italiane vicine alla struttura Ue, «potrebbe essere anticipato di 1 o 2 giorni».
A confermarlo è anche il premier austriaco Sebastian Kurz che ieri ha fatto sapere di star «lavorando con gli altri paesi dell' Ue per un'approvazione più rapida e con meno burocrazia di AstraZeneca e di altri vaccini».
Moderna Inc
L'obiettivo, in pratica, è riuscire a replicare quanto già avvenuto per la validazione di Pfizer e di Moderna, recuperando almeno 48 ore. Circa la metà di queste però, servirà poi ad Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per dare il suo via libera al siero inglese definendone la percentuale di equivalenza rispetto ai vaccini già utilizzati.
GIORGIO PALU OSPITE DI TV7 1
«AstraZeneca è il vaccino che si trova in fase più avanzata in termini di revisione autorizzativa da parte di Ema - spiega Giorgio Palù, microbiologo e presidente dell'Aifa - Ma in fase 3 ora ci sono anche CureVac e Johnson&Johnson. Il primo è sviluppato da una compagnia tedesca, in collaborazione con la Bayer, ed utilizza l'Rna messaggero proprio come Pfizer e Moderna. J&J invece, che ha appena pubblicato il lavoro di fase 2 ma è già in fase 3, sfrutta come vettore l'adenovirus. Per questi però ci sarà bisogno ancora di tempo».
ASTRAZENECA
Per il momento non è quindi possibile stabilire con esattezza quando, dopo AstraZeneca, arriveranno gli altri rinforzi ma, stando alle valutazioni attuali, si ragiona nell'ottica di alcuni mesi. L'orizzonte temporale per l'approvazione quindi, è la primavera. Tenendo però bene a mente che si tratta di vaccini monodose e che, nel caso di J&J, hanno annunciato un'efficacia dell'80%.
coronavirus somministrazione vaccino sputnik v in russia 2
RUSSI E CINESI
Intanto però è appena partito il conto alla rovescia anche per i vaccini russi e cinesi. L'Ema infatti sta lavorando sui risultati prodotti fino ad oggi sia dallo Sputnik V dal SinoVac.
Nel primo caso la revisione scientifica è terminata il 19 gennaio e ora si appresta a iniziare l'iter autorizzativo che richiederà alcuni mesi. Nel secondo invece, le valutazioni potrebbero richiedere ancora più tempo - probabilmente non prima dell'estate - perché bisognerà anzitutto capire se il rigore utilizzato nel condurre le analisi e le sperimentazioni sia adeguato per gli standard europei.
vladimir putin angela merkel
Sputnik V inoltre, ieri ha già ottenuto due importanti aperture. La prima è quella dell'Ungheria che lo ha approvato sotto la procedura di autorizzazione per l'uso di emergenza, primo Paese Ue a farlo (il vaccino è già in uso in Argentina, Bolivia, Serbia, Algeria, Palestina e Bielorussia).
E la seconda, più significativa, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel: «Se il vaccino sarà approvato dall'Ema, potremo parlare di accordi sulla produzione e anche dell'uso». Non solo, Merkel ha sottolineato di aver offerto che attraverso il Paul Ehrlich Institut la Russia abbia «supporto nello sviluppo» del vaccino. «Al di là delle differenze politiche che sono ampie, possiamo certamente lavorare insieme in una pandemia, in un settore umanitario» ha spiegato la cancelliera.
ricercatori cinesi
Sul fronte cinese invece i dubbi restano maggiori. A preoccupare - al netto del fatto che il vaccino è già ampiamente utilizzato in più Paesi del mondo - sono i risultati diversi ottenuti dai test condotti dagli esperti. L'efficacia provata in Turchia ad esempio è pari al 91%, mentre in Brasile si è attestata tra il 50 e il 60%. Una forbice ampia, su cui però si basano le speranze di milioni di persone.