R.E. per “La Stampa”
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Crolla una delle singolarità del mercato del lavoro statunitense, ovvero l'assenza (o quasi) dei sindacati nelle imprese. Dopo Amazon e Starbucks, ora è il turno di Apple. La maggioranza dei dipendenti della filiale di Towson, nel Maryland, ha approvato la formazione di una organizzazione interna che rappresenti i lavoratori, con un voto di 2 a 1.
Si tratta del primo sindacato per il gigante tecnologico, che finora ha tentato di scoraggiare i dipendenti. Dei 110 addetti della filiale, 65 hanno votato a favore e 33 contro, secondo un conteggio in diretta trasmesso sabato scorso. Altre iniziative sono attese, complice la nuova sensibilità nata dopo lo scoppio della pandemia.
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La tendenza è precisa. Nel caso del colosso di Cupertino guidato da Tim Cook il voto è stato promosso dal gruppo di dipendenti chiamato AppleCORE (Coalition of Apple Retail Employees), che chiede di decidere su stipendi, orari e misure di sicurezza.
L'affermazione segue quella di aprile della sede di New York di Amazon, anche se l'azienda aveva cercato a sua volta - senza successo - di contrastare gli sforzi dei lavoratori per organizzarsi. Il direttore della distribuzione e delle risorse umane di Apple, Deirdre O'Brien, aveva visitato il negozio nello scorso maggio per rivolgersi ai dipendenti.
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«È un vostro diritto aderire a un sindacato, ma è anche un vostro diritto non aderire», aveva detto rivolgendosi ai lavoratori. Il gruppo californiano, contattato dall'Associated Press, ha rifiutato di commentare. I sindacati hanno ottenuto negli ultimi mesi diverse vittorie simboliche negli Stati Uniti, a cominciare dall'esplicito sostegno del presidente Joe Biden.