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    ARTE E FANTASMI IRACHENI SUL SET DI “BRIDGERTON” – LA PROPRIETÀ DI BLENHEIM PALACE, NELL'OXFORDSHIRE, DOVE È STATA GIRATA LA SERIE TELEVISIVA “BRIDGERTON” OSPITA UNA MOSTRA DELL’IRACHENO MOHAMMED SAMI – RIELLO: “IL PITTORE SI PORTA APPRESSO I FANTASMI DEL SUO PASSATO A BAGHDAD. LE MEMORIE DELLE VARIE GUERRE. IN UNA STANZA PIENA DI VIRILI RITRATTI DI FAMIGLIA APPARE, APPESA AL MURO, LA SINISTRA RAPPRESENTAZIONE DI UN IMMAGINARIO GENERALE IRACHENO. PIENO DI MEDAGLIE E SENZA TESTA. FA PENSARE AD UN FRANCIS BACON MEDIORIENTALE. MOLTO FORTE…


     
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    Antonio Riello per Dagospia

     

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    Blenheim Palace si trova nell'Oxfordshire ed è considerato la più preziosa ed evocativa costruzione del tardo barocco britannico. Il complesso ora fa parte del "Patrimonio Mondiale dell'Umanità" Unesco. Fu costruito tra il 1705 e il 1722, gli architetti furono i venerabili John Vanbrugh e Nicolas Hawksmoor.

     

    Il magnifico parco che lo circonda fu progettato da Capability Brown (l'architetto di paesaggi, inventore, nel XVIII Secolo, del cosiddetto "Giardino all'Inglese"). L'illustre committente, Sir John Churchill, comandante militare e primo Duca di Marlborough, fu il vincitore della battaglia di Blenheim (1704).

     

    L'attuale proprietario è il 12esimo Duca di Malborough, Charles James Spencer-Churchill, un personaggio piuttosto noto alle cronache del gossip aristocratico soprattutto per essere stato, in gioventù, un ribelle e uno spendaccione sconsiderato (il padre non gli rivolse la parola per molti anni).

     

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    Molti di sicuro hanno di già visto questo posto nella serie televisiva Bridgerton (in particolare nella terza serie). E' stato anche lo sfondo di alcune avventure di James Bond (oltre che di Harry Potter): un intenso concentrato di "Britishness". Un giretto da queste parti è comunque decisamente consigliabile (anche senza aver necessariamente visto Bridgerton).

     

    Dal 2014 la Blenheim Art Foundation ha iniziato ad organizzare nel palazzo delle mostre di Arte Contemporanea, anche per catturare una tipologia di visitatori più giovani e modaioli rispetto ai soliti turisti (la visita non è gratuita e mantenere queste mura costa assai).

     

    Dopo nomi come Ai Wei Wei, Michelangelo Pistoletto, Jenny Holzer, Cecily Brown, Yves Klein, Maurizio Cattelan (qui avvenne il famoso furto del suo WC d'oro), Tino Sehgal è arrivato il tempo di Mohammed Sami. Sami è nato a Baghdad nel 1984, e dopo una giovinezza passata in mezzo a combattimenti e bombardamenti vari si è rifugiato infine a Londra (dove vive e lavora). Nella sua breve vita artistica irachena ha dovuto dipingere, per conto del regime di Saddam Hussein, alcuni murales propagandistici.

     

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    Il Direttore della Fondazione, Michel Frahm, racconta con entusiasmo come i lavori di Sami sappiano costruire una particolare relazione con il genius loci dell'edificio. Si instaurano insomma delle "vibrazioni" (di carattere positivo oppure negativo, dipende dalla matrice culturale di chi guarda) tra i quadri dell'artista ospite e gli interni di Blenheim, pregni ovviamente di Storia e glorie patrie.

     

    Le opere sono state accuratamente realizzate pensando esattamente a questi interni, per niente facili da colonizzare artisticamente. In una stanza piena di virili ritratti di famiglia (tra cui un celebre ritratto del fondatore della casata fatto da James Thornill) appare, appesa al muro, la sinistra rappresentazione di un immaginario generale iracheno. Pieno di medaglie e senza testa. Un po' astratto e un po' figurativo. Fa pensare ad un Francis Bacon mediorientale. Molto forte.

     

    Un altra opera raffigura una vaga mappa militare con sopra l'ombra di un elicottero in volo. L'immagine di una battaglia che si confronta con le immagini delle prodezze belliche del Duca. L'azione militare oscilla ambiguamente e criticamente tra la sensibilità barocca e le immagini "tecniche" dei media contemporanei.

     

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    Un altro ambiente, zeppo di fragili e costose porcellane di Meissen, viene conquistato da un grande dipinto di Sami, "Wiped Off", che ammicca al colore degli arredi, dominati dal rosso. E' raffigurata una minacciosa scopa-mocio che pulisce macchie (forse) di sangue. Una meraviglia di suggerita incertezza e latente pericolo.

     

    Nella Red Drawing Romm un suo dipinto, "Chandelier", riprende l'ombra del vero e importante lampadario che campeggia pendente dal soffitto. E' l'Arte del suggerimento: le relazioni rimangono fluide e indefinite. Tutto qui potrebbe accadere (o essere accaduto).

     

    Anche Winston Churchill (che nacque proprio in questa magione) viene tirato in ballo. L'artista lo presenta in un quadro come una inquietante ombra maligna che cerca spazio tra i busti di famiglia in marmo. Un mostro imperialista (intra-visto a casa sua).

     

    Altrove un dipinto - questa volta decisamente astratto - interagisce con i tendaggi rococò e misteriosamente sembra prendere una forma riconoscibile, quella del biblico vestito di Giuseppe (il Patriarca che resiste alle seduzioni della moglie di Putifarre). Mitologia religiosa e concretezza materiale duellano elegantemente assieme.

     

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    Il pittore si porta appresso, con dichiarata naturalezza, i fantasmi del suo passato a Baghdad. Le memorie delle varie guerre (Desert Storms incluse) lo accompagnano e fanno capolino tutte le volte che possono. Letta in filigrana, la sua pittura è un instabile equilibrio tra le ossessioni del passato e una - impegnata - vita presente.

     

    Questa mostra - peraltro riuscitissima - non è comunque casuale che si faccia nel 2024: rientra in uno schema rodato (e ormai dominante) del mainstream della cultura anglosassone dove tiene banco una sorta di perpetuo "atto di dolore" pubblico per il passato imperiale britannico ma, sempre di più, anche per i recenti e "democratici" interventi militari in Medio Oriente (Iraq, Afghanistan e quelli freschi in Yemen).

     

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    I fantasmi di Sami portano, a modo loro, anche i colori delle uniformi della Royal Army. Uno strano (e improbabile) mix di gloria e vergogna (artistico-geopolitica) sembra accompagnare mestamente il declino della "Perfida Albione". Ma almeno è un declino che, per fortuna, sa essere ancora ragionevolmente auto-ironico.

     

    MOHAMMED  SAMI: After the Storm

    Blenheim Palace

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    fino al 6 Ottobre

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