Pasquale Chessa per “il Messaggero”
Caroli
C' era una volta l' Antico, ed è passato. Via via sono passati anche il Medioevo, il Feudalesimo, l' Industrialesimo, in una successione che porta fino al Moderno. È a questo punto che si è inceppato il meccanismo della storia lineare, per i greci era circolare, inventato dal Cristianesimo. Perché il Moderno, dopo più di un secolo, per un motivo o per l' altro, non passa mai.
L' ANTIMANUALE
Flavio Caroli
All' Elogio della modernità Flavio Caroli, prolifico storico dell' arte, ha dedicato il suo ultimo libro: un antimanuale, in forma di dialogo maieutico con una nipote, non sempre riuscito ma pieno di sorprendenti interpretazioni: a cominciare dalla nascita del moderno, anticipata alla fine degli anni dieci dell' Ottocento, idealmente costruita su un tripode di artisti all' avanguardia, Géricault, Friedrich e Turner, ancora oggi impressi nella retina della nostra memoria, vivi e presenti in un tempo senza storia.
Bonami francesco bonami
Avanguardia è il concetto passepartout su cui Caroli fonda il suo teorema: parola di conio militare presa in prestito dal sommo Baudelaire critico d' arte, che ne aveva parlato già nel 1864, l' avanguardia si concerta bene con i movimenti e le pulsioni più profonde del Moderno. Ed ecco quindi una prima Avanguardia romantica, che precede l' Avanguardia realista (un nome. Courbet), poi quella Impressionista (Monet), e Simbolista (Van Gogh), Liberty (Morris e De Carolis), Espressionista (Klimt e Matisse), Cubista (Braque e Picasso), Futurista (Boccioni e Carrà), Astratta (Kandinskij), Metafisica (de Chirico), Surrealista (Ernst e Dalì), e quindi attraverso l' Avanguardia del Dubbio (Gauguin e Chagall) e quella Totalitaria (Sironi) la «Grande corsa dell' arte moderna» non si ferma con Jackson Pollock (Alchemy, 1947), ma arriva fino Claes Oldenburg (Roast beef, 1961).
marina abramovic a firenze per la presentazione di the cleaner 1
E dopo? Il Moderno continua. Come? È diventato Postmoderno. Tutto si gioca sulla suggestione alchemica di una parolina, un avverbio latino, post che vuol dire dopo, diventata l' algoritmo di ogni estetica dell' eterno presente. E Post infatti si intitola il libro di Francesco Bonami, ultimo sciamano della critica d' arte di oggi, con un sottotitolo copiato da un famoso titolo, oramai degradato a luogo comune, deformato con sprezzante intelligenza in un sottotitolo significante: L' opera d' arte nell' epoca della sua riproducibilità sociale. L' arte del Post non solo ha perso la sua aura con la sua «riproducibilità tecnica» come diceva Benjamin, ma si è mutata in un «sofisticato lunapark».
house of job maurizio cattelan ph antinori
I SOCIAL
La dittatura del pubblico, al tempo dei social, trasforma tutto in arte: l' opera ha perso ogni rilevanza. Come per Banksi, il misterioso artista di strada, che forse ruba i suoi murali perché solo così tutti si accorgano delle sue opere. Come nella Mela reintegrata di Michelangelo Pistoletto, sul piazzale della Stazione centrale di Milano «riconoscibile anche se nessuno sa cosa veramente sia». C' è molta ironia nella scrittura di Bonami e talvolta le sue parole prendono la forma della satira. In conclusione: il confronto non può essere fra Caroli e Bonami. Bisogna invece tornare alle opere.
montale
E allora si capisce tutto: nella bilancia della storia dell' arte la Madonna dell' estetica contemporanea, Marina Abramovic, e il suo Messia, Maurizio Cattelan (scuderia Bonami) non potranno mai fare il peso di Picasso e nemmeno di Matisse o di Monet (scuderia Caroli).
Rispose Eugenio Montale, il Nobel, all' interlocutore che gli chiedeva conto della progressiva decadenza della letteratura aveva risposto: «Oggi i lettori si sono messi a scrivere».