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    ARTSPIA BOOKS - LA VERA GUERRA ALL'AIDS? L'HAN FATTA GLI ARTISTI STRIPPATI DELLA NEW YORK UNDERGROUND . SE NON FOSSE PER LORO ALTRO CHE EPIDEMIA DEBELLATA, STAREMMO ANCORA A CONTARE I MORTI. ECCO STORIA E FOTO IN UN LIBRO: "REBELS REBEL: AIDS, ART AND ACTIVISM. NEW YORK 1979-89" (PHOTO GALLERY)


     
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    Alessandra Mammì per Dagospia

     

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     «Il primo report sull'AIDS negli Stati Uniti fu pubblicato nel giugno 1981. Descriveva cinque giovani uomini fino ad allora in perfetta salute che presentavano sintomi di una grave forma di polmonite.

     

    Due dei cinque uomini muoiono nel tempo che il report viene redatto. Alla fine di quello stesso anno sono 128 gli americani deceduti per la stessa malattia. Otto anni più tardi il totale  è  di oltre 27 mila decessi.

     

    Nonostante l'evidente, ormai dichiarata epidemia il presidente Ronald Reagan evitò di parlare di AIDS in pubblico fino al settembre del 1985, quando l'AIDS aveva già ucciso oltre 6mila cittadini americani. La sua amministrazione volontariamente sottostimò il problema dal momento che sembrava colpire solo gruppi marginali e dai dubbi costumi morali: omosessuali, prostitute e tossici.... Questa indifferenza del potere politico con la complicità dei mass media provocò migliaia di morti e fece scoppiare nelle comunità artistiche il bisogno di reagire ed esprimere tutta la loro rabbia...»

    Richard Deagle Poster Richard Deagle Poster

     

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    Comincia così la storia raccontata in un libro più che bello, necessario: “REBELS REBEL” tutto maiuscolo a caratteri forti, bianco su nero, con un bel formato stretto e lungo anni Settanta, le foto in bianco e nero, i toni contrastati, le pagine dalla carta grossa e granulosa dense di contenuti come le immagini rare e tante che lo arricchiscono, scritto in inglese da Tommaso Speretta, pubblicato da Mer. Paper Kunsthalle, nelle nostre librerie forse a settembre ( ma cercatelo su internet sennò, ne vale la pena) REBELS REBEL dà testimonianza di quella parte della società newyorkese più cosciente della potenza distruttiva dell'Aids, anche perché tra le più colpite .

     

    Nell'apatia delle istituzioni gli artisti, i fotografi, i protagonisti della cultura alternativa si organizzarono per produrre la contro informazione sull'Aids e su tutte le leggende e le menzogne che intanto proliferavano intorno alla malattia dei gay.

     

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    Lo fecero con spontanea ribellione in nome del'anarco- situazionismo. Grazie ad autobus che all'improvviso trasportavano immagini/parole che raggiungevano l'America profonda tra casette middle class dal profumo di cheese cake, per  dire ai pendolari, agli impiegati e alle massaie che quella non era la peste dei gay. era la peste per tutti.

     

    “I baci non uccidono, l'indifferenza sì'” oppure le “Donne non prendono l'Aids: ci muoiono”. E l'icona era ancor più scioccante: nel primo caso due uomini in un bacio hollywoodiano, nel secondo un grosso pene eretto senza condom di protezione.

     

    Gran_Fury Poster Gran_Fury Poster

    Quando non è il volto del Sindaco o quello del Presidente a essere bersaglio della rabbia che diventa, segno, grafica, slogan.Una mobilitazione spontanea e irrefrenabile, un fenomeno che lievita nella New York dei leggeri e spietati anni Ottanta:

     

    E fu così nel decennio della peste tra il 1979 e il 1989 tra l'underground e la sub culture che si riuscì a organizzare,inventare e promuovere la più grande campagna pubblicitaria a scopo civile e politico mai immaginata fino ad allora attraverso poster, mostre, installazioni,provocazioni,performance, video e l'invenzione di un simbolo: un fiocchetto rosso che finì sui red carpet di tutto il mondo.

    "Rebela rebel" il libro "Rebela rebel" il libro

     

    Ed è a collettivi come Group Material, Gran Fury ACT UP's (AIDS Coalition to Unleash Power), ad artisti come Donald Moffet o Richard Deagle e alle loro incursioni fatte nelle Biennali del mondo che si deve la frantumazione di quel muro di indifferenza e omertà che circondò l'AIDS al suo nascere.

     

    A Kassel nella Documenta 8 del 1987 un muro chiamato “The Castle” per ricordare Kafka fu riempito di opere firmate Nancy Spero, Mark Dion, Andrés Serrano, Haim Steinbach.

     

    A Venezia alla Biennale di Carandente del 1990 fece scandalo l'arrivo dei poster giganti contro il papa e il suo anatema anti preservativo.

     

    Le lotte a suon di poster non si fermarono mai, riempirono i musei americani, quelli mittle-europei, scandinavi. Distribuirono volantini a Wall Street come a Los Angeles, furono colpevoli in tutta l'America di affissioni abusive e incursioni nelle sedi della politica e dell'alta finanza. Fecero un creativo “diavolo a quattro”, perché isolati, disperati, inferociti e pieni di amici morti e moribondi. E vinsero.

    Keith Haring Keith Haring

     

    Se oggi ( come i quotidiani di tutto il mondo annunciano trionfanti), la malattia è in recessione lo dobbiamo anche a loro. Se fosse stato il perbenismo di quei media staremmo ancora a contare i morti.

     

     

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