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    ARTSPIA - SIAMO IL PAESE DELLA MODA, MA ALLA MODA NON ABBIAMO DESTINATO NE' STUDI, NE' RICERCHE, NE' UN MUSEO. ANZI SE UNA MOSTRA COME "BELLISSIMA" AL MAXXI MESCOLA QUADRI E ABITI DA SERA SI GRIDA AL SACRILEGIO


     
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    immagine della mostra immagine della mostra

    Alessandra Mammì Per Dago-art

     

    No il dibattito no. Che la moda sia stralegittimata a entrare in un museo è ormai fatto assodato (almeno al di là delle Alpi). Quanto è assodato che l'arte sia (piaccia o meno) indissolubilmente legata al mercato. Chiunque desideri un altro mondo è legittimato ma in questo mondo le cose stanno così: la moda è un'espressione dell'ingegno e l'arte vive anche attraverso il mercato. Facciamocene una ragione.

    Audrey VacanzeRomane Audrey VacanzeRomane

     

    Ma il dibattito di cui sopra riguarda una mostra di moda attualmente in corso in un museo. La mostra ha un titolo forte “Bellissima”, riprende il film di Visconti, è di scena a Roma dove moda e cinema si mescolano. Il Museo è il MaXXI che per sua stessa missione sarebbe Museo delle Arti (plurale) del XXI secolo.

     

    Eppure la mostra di moda al MaXXI ha generato scompiglio e dibattito nel mondo dell'arte romano. Colpevole di mettere in scena abiti e opere sulla stessa passerella, di mescolare l'optical di Capucci con quello di Alviani e il rosso di Burri con quello di Valentino, siti e social network ( vedi Exibart) si sono prodotti in serie e argomentate rimostranze sull'opportunità di confondere - in un periodo che va dal 1948 al 1968- le ricerche degli artisti e quelle dei sarti.

     

    cappellini cappellini

    Ora “Bellissima” qualche problema lo pone: il primo è di essere compressa in uno spazio troppo stretto e troppo squilibrato. La Galleria 5 del MaXXI, che volgarmente si chiama quella “sbagliata”, in quanto per motivi a noi sconosciuti ha un pavimento in salita che genera labirintite nel visitatore. Le leggende raccontano che lì Zaha Hadid l'archistar, aveva progettanto l'Auditorium del museo. Ma poi qualcuno ha sbagliato conti e pendenza e quindi nell'impossibilità di onorare la destinazione d'uso restò solo la stranezza dell'inclinazione. Non sappiamo se la storia sia vera.

     

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    In ogni caso l'allestimento per ovviare al disagio ha disposto una passerella troppo pesante alla vista, contorta come il MaXXI e in tutto simile a un condotto di condizionatore d'aria. Insomma un aggeggio che se riporta a livello i manichini costringe però il visitatore a tener la testa alzata e piegata tutto il tempo, sgusciando per spazi angusti tra parete e tanto simbolico catwalk.

     

    Ma gli abiti sono stupendi, gli accessori straordinari e i materiali video che scorrono sugli schermi passano dal documentario Luce a spezzoni di film come le “Amiche” di Antonioni (abiti Fontana) o “Le ragazze di piazza di Spagna” di Luciano Emmer ( storia di sartine dell'Alta moda nell'Italia anni Cinquanta). Ci sono le sorelle Fontana che raccontano come contenere i costi della produzione per vestir bene il maggior numero possibile di italiane e le foto d'epoca di Mulas o Federico Garolla alle pareti dallo stile sartoriale e invenzione contemporanea.

    garolla per valentino garolla per valentino

     

    Così arrampicati nell'ultima galleria del museo il visitatore si chiede perchè non si sia giocato con quello spazio fluido, tutto sinuosi corridoi, passerelle e scale, più piazze improvvise. Insomma quello spazio dove è difficile montare opere e installazioie ma sarebbe stato molto più facile per sfruttare l'effimero della moda e arrampicare manichini al di là e al di qua di vetrate o in sfilata militare lungo i canali di raccordo tra un piano e l'altro.

     

    Si sarebbero di certo divertiti di più i curatori Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi che han dimostrato di gestire spazi ben più complessi (dalla Leopolda di Firenze al Fortuny di Venezia). E sarebbe stato più sano per il museo e per la moda tutta, osare l'invasione degli abiti nel tempio, piuttosto che lasciarli così arrampicati in soffitta . Vero che in un paese bacchettone come il nostro bisognava esser pronti al plotone d'esecuzione. E forse il MaXXI ha preferito il basso profilo....

    stefano tonchi e marialuisa frisa stefano tonchi e marialuisa frisa

     

    Bellissima . archivio Bellissima . archivio

    Peccato. E peccato mortale è non aver guardato bene il libro prima di protestare. Là dove si dichiara fin dall'introduzione (Maria Luisa Frisa) che questa non è storia dell'alta moda, ma un progetto che si articola in una mostra e in un libro indipendente e complementare. Libro "Bellissimo", carico di immagini e di storie che ancora sono da scoprire.C'è molto lavoro. Scavare negli archivi, ridisegnare i percorsi, studiare la disciplina con la serenità, serietà e sospensione del giudizio dovuto ad ogni disciplina. Soprattutto in un paese che sbandiera la moda come eccellenza italiana,sebbene ancora alla moda non abbia dedicato un museo, né studi scientifici, né ricerca. Anche per questo alla sola vista di un abito da sera accanto a un quadro c'è ancora chi mette mano alla pistola. Urge aggiornamento bibliografico

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