enwezor ar x
Alessandra Mammì per DagoArte
Un dado è tratto, il titolo della prossima Biennale Internazionale di Arti visive: “All the World's futures”.Il direttore Okwui Enwezor e il presidente Paolo Baratta lo hanno annunciato oggi in conferenza stampa insieme alle date esatte di tanto evento: 9 maggio – 22 novembre.
E oltre a titolo e date, una precisa descrizione strutturale della Biennale che verrà. La quale è difficile da giudicare prima di sapere i nomi degli artisti (che verranno anche loro a tempo debito). E anche sapendo i nomi degli artisti è difficile giudicare prima di averla vista. La Biennale è come il budino :se è buona si sa sempre il giorno dopo
Okwui Enwezor e Lorna Simpson
PeròEnwezor dà garanzie. Uno sguardo aperto sui confini del mondo e non solo artistico, un'attenzione socio-geo-politica di cui abbiam sempre più bisogno un' interdisciplinarietà non predicata ma praticata (è stato anche scrittore, poeta, story teller). Non a caso l'inizio del suo discorso di presentazione va ben oltre la semplice curatela«Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale» ha detto «rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus. Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla?»
Enwezor e Orlan
Quesiti profondi che già si intravedevano nella sua Documenta del 2002, quella con ben 6oo ore di video/film spezzò i nervi ai giornalisti e critici ma anche i confini tra arte e cinema con quei buoni effetti e sviluppi giunti fino ad oggi (da Steve McQueen a The Clock ,per esempio).
Dunque i futuri del mondo che Okwui ci fa intravedere oggi (22 ottobre) sono divisi in “filtri sovrapposti” come da sua definizione: «intesi come una costellazione di parametri che circoscrivono le molteplici idee che verranno trattate per immaginare e realizzare una diversità di pratiche».
Ci saranno artisti.coreografi, filmakers, scrittori, musicisti a costruire quella «esposizione come palcoscenico nella quale verranno esplorati progetti storici e antistorici».
I Principali Filtri di cui si parla sono tre:
La vitalità: sulla durata epica «Sarà una drammatizzazione dello spazio espositivo come un evento dal vivo in continuo svolgimento. Così facendo All the World’s Futures proporrà delle opere che esistono già, ma chiederà anche dei contributi che saranno realizzati appositamente ed esclusivamente per questa Mostra»
Enwezor e Baselitz
Il giardino del disordine «collocato nei Giardini e nel Padiglione Centrale nonché nelle Corderie, nel Giardino delle Vergini dell’Arsenale e in altri spazi selezionati a Venezia, utilizza lo spazio storico dei Giardini della Biennale come una metafora attraverso la quale esplorare l’attuale “stato delle cose”. La Biennale Arte 2015 ritorna sull’antico territorio di questo ideale per esplorare i cambiamenti nell’ambiente globale, per leggere i Giardini, con il suo malridotto insieme di padiglioni, come il sito ultimo di un mondo disordinato, di conflitti nazionali e di deformazioni territoriali e geopolitiche. Gli artisti sono stati invitati ad elaborare delle proposte che avranno come punto di partenza il concetto di giardino, realizzando nuove sculture, film, performance e installazioni per All the World’s Futures ».
Karl-Marx-and-Capital
Il capitale . Una lettura dal vivo «Fin dalla pubblicazione dell’imponente opera di Marx “Il Capitale: Critica dell’economia politica” nel 1867, la struttura e la natura del capitale ha suscitato l’interesse di filosofi e artisti, ispirando teorici della politica, economisti e strutture ideologiche in tutto il mondo. Una parte centrale di questo programma di letture dal vivo è “Das Kapital”, un imponente progetto bibliografico frutto di una meticolosa ricerca, concepito dal direttore artistico nel Padiglione Centrale».
documenta 2002
E di quest'ultima impresa Enwezor si assume ogni responsabilità. La rilettura di "Das Kapital” in chiave di scrittura visiva sarà tutta roba sua. Anche perché richiamare in vita Marx a parte i sindacati incazzati inglesi, è possibile solo a lui, primo curatore nero, nigeriano e politicamente determinato che conquista la direzione della Biennale di Venezia. Nel segno di Obama e in nome dell'Africa. Se poi questa sia una mossa mediatica o una rivoluzione storico critica che segna una tappa importante della nostra storia “lo capiremo solo vivendo”. Intanto però tendendo un filo tra Marx e Benjamin, il coraggioso direttore della Biennale 2015 ci ha già colpito al cuore.