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    ASIAGO DEGLI ORRORI - UNA 43ENNE UCCIDE I GENITORI E POI SI STRANGOLA: “MALEDETTI, DIO VI GIUDICHERA’” - TROVATI DUE SCRITTI IN CASA: “LA PAGHERETE” - I CORPI ERANO RICOMPOSTI NEL LETTO: L’ANZIANA CON LE MANI GIUNTE IN PREGHIERA - IL MISTERO DI DUE CINTURE DA ACCAPPATOIO INTRISE DI SANGUE, TROVATE ALL’INTERNO DI UN SACCHETTO DENTRO IL CESTINO DEL BAGNO - DI CHI È QUEL SANGUE? PERCHÉ ALTRI DUE LEGACCI?


     
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    Benedetta Centin per corrieredelveneto.corriere.it

     

    ASIAGO - UCCIDE I GENITORI E POI SI STRANGOLA ASIAGO - UCCIDE I GENITORI E POI SI STRANGOLA

     

    Una figlia animata da un odio profondo verso i genitori che considerava oppressivi e ai quali addebitava i suoi insuccessi, accusandoli di averla concepita in età troppo avanzata. Una donna sempre più insofferente alla vita, già in cura, che sarebbe stata capace di uccidere i suoi e di fare altrettanto con se stessa, strangolandosi con due cinture da accappatoio e cadendo subito dopo per morire contro lo stipite della porta.

     

    Rabbia folle verso i genitori

    La chiave di lettura della tragedia di Asiago – sulla cui ricostruzione restano ancora diversi punti oscuri - potrebbe essere proprio nei biglietti rinvenuti dai carabinieri nella casa di contrada Pennar diventata la scena del crimine, quell’appartamento di montagna in cui la famiglia Marzaro si era trasferita da otto mesi dopo aver lasciato Mirano, nel Veneziano. Quei biglietti in cui è eloquente la rabbia di Silvia Marzaro, 43 anni, quasi assetata di vendetta verso papà Italo a mamma Ubaldina Mantovani, 85 e 83 anni, con cui, nonostante tutto, continuava a convivere. È tutto racchiuso in poche parole. In quel «maledetti» scritto in stampatello, sulla prima pagina di un blocco trovato nella camera da letto della 43enne disoccupata. La stessa parola, «Maledetti», riportato anche in un secondo scritto ritrovato stavolta in un foglio fatto a brandelli e gettato nel cestino della cucina, in cui si legge anche: «La pagherete, Dio vi giudicherà».

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    La macabra scoperta

    Eppure non basta questo per risolvere il mistero di una famiglia sterminata, di un appartamento infestato dall’odore di morte chiuso a chiave da dentro dove ogni cosa era riposta con ordine maniacale, a eccezione di quei tre cadaveri rinvenuti lunedì prima delle 17, dopo l’allarme lanciato dal compagno della 43enne. Gli anziani genitori erano a letto «quasi come dormissero ancora», racconta un testimone, senza segni evidenti di violenza. Come se i corpi fossero stati ricomposti, con le lenzuola «rimboccate in modo impeccabile».

     

    E la 83enne con le mani giunte, quasi stesse pregando in un letto diventato la sua bara. Un ultimo gesto di pietà, da chi le ha detto addio. A pochi metri, steso tra la camera da letto e il corridoio, il corpo della unica figlia della coppia. Il collo strozzato da due cinture di accappatoio in cotone. Quelle di cui avrebbe stretto i lembi con le sue stesse mani, provocandosi asfissia, cadendo all’indietro e sbattendo la testa contro lo stipite. Lì dove è stata trovata riversa, con una vistosa macchia di sangue dietro il capo.

     

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    Tutti i misteri dello sterminio

    Ma restano alcune cose inspiegabili. A cominciare dalle altre due cinture da accappatoio trovate, intrise di sangue, all’interno di un sacchetto chiuso e riposto dentro il cestino del bagno. Di chi è quel sangue? Perché altri due legacci? Li avrebbe usati sempre la figlia? Altri quesiti da sciogliere in un caso che sembra tutt’altro che scontato per i carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza, coordinati dal sostituto procuratore Hans Roderich Blattner, che ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti, sequestrando la casa e i cellulari dei tre, a caccia di indizi. Nei prossimi giorni, la procura delegherà nuovi accertamenti al Ris di Parma.

     

    A sciogliere parte degli interrogativi sarà la scienza: oggi il pm incaricherà il medico legale Alessandra De Salvia di eseguire l’autopsia sui corpi. Solo al termine dell’esame si saprà se i due anziani sono stati uccisi con dosi massicce di psicofarmaci (quelli che Silvia e il padre già assumevano), o con del veleno o in un altro modo ancora. Ciò che non si potrà mai sapere, è se gli ultraottantenni fossero stati al corrente e avessero condiviso il piano di morte.

     

    Le indagini

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    C’è tutta una sequenza cronologica da ricostruire con esattezza. Per prima cosa occorre capire chi dei tre è morto per primo, detto che pare siano morti tutti pressappoco nello stesso momento, 12-15 ore prima del rinvenimento, tra la tarda serata di domenica, quando Silvia si era sentita per l’ultima volta al telefono con il compagno, e l’alba. Ma soprattutto, serve la certezza di chi ha ucciso. Gli investigatori non possono escludere alcuna pista, compreso il fatto che i due anziani siano morti per cause non attribuibili alla figlia e che questa si sia suicidata per lo sconforto. Oppure che possa essere stato un altro componente, forse il padre, a uccidere la moglie. Tutte ipotesi che - per quanto secondarie - devono essere considerate.

     

     

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