1 - ATLANTIA AL GOVERNO "SÌ A NUOVI SOCI IN AUTOSTRADE MA IN MINORANZA "
Francesco Spini per “la Stampa”
carlo bertazzo
Nessuna intenzione di cedere agli intenti «punitivi» dei 5 Stelle. La disponibilità di Atlantia ad aprire il capitale della sua Autostrade per l' Italia riguarda unicamente una quota di minoranza. Il gruppo che vede i Benetton primi azionisti col 30,25% terrà il controllo di Aspi e non appare disposto a operazioni al di fuori di quelli che sono valori e canoni di mercato. Così mentre nei palazzi della politica si scambiano quote di Aspi come figurine tra ragazzini, alla vigilia dell' assemblea - che si terrà oggi con rito «virtuale» - l' ad di Atlantia Carlo Bertazzo, intercettato dall' agenzia Ansa, mette i puntini sulle i.
E mostra come, da che ha parlato con gli analisti - il 28 aprile - a oggi, la linea non sia cambiata. «C' è tutto il nostro interesse ad avere partner di minoranza di lungo periodo, nazionali e internazionali, che condividano con noi un progetto industriale». Lo disse un mese fa, «lo ribadisco oggi», dice il manager. Allo stesso modo Bertazzo, artefice del nuovo corso nella holding dopo la tragedia del ponte Morandi, fa capire che, ora come ora, le condizioni per fare entrare nuovi azionisti non ci sono. «Sappiamo bene che prima di cercare nuovi soci» per Aspi «è necessario venga ristabilita certezza normativa e regolatoria. Nessun entrerebbe mai in Aspi nelle attuali condizioni, se non per volontà diverse da quelle di un investitore di mercato e a prezzi lontani dal reale valore dell' azienda».
MACQUARIE
Stabilire quanto valga oggi Autostrade è un rebus: non c' è visibilità sui ricavi, la gestione del debito è insicura. In un clima di perdurante incertezza, come conferma il gruppo nelle risposte agli azionisti in vista dell' assemblea odierna, nella ricerca di nuovi soci «sono in essere unicamente alcuni contatti preliminari con primari investitori istituzionali nazionali e internazionali interessati a valutare un eventuale investimento nella società», ma quando ci saranno le condizioni.
Il governo - che oggi dovrebbe tenere un nuovo vertice sul tema - punta su Cdp, F2i e alcuni fondi delle casse previdenziali. Dall' estero anche Macquarie guarderebbe il dossier. Prima però di dare concretezza ai piani, in casa di Atlantia attendono di avere certezza sulla concessione, un accordo sulle tariffe e togliere di mezzo il contestatissimo articolo 35 del decreto che abbatte il valore dell' indennizzo in caso di revoca della concessione. «Nessuno presterà mai un euro ad Aspi fino a che non viene modificato l' articolo 35 del Milleproroghe. Aspi non può e non vuole assumersi impegni che non sono finanziariamente realizzabili a causa di modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattive. Sarebbe da irresponsabili», dice Bertazzo. A causa del decreto, il merito di credito di Atlantia è «spazzatura».
patuanelli paola de micheli
Uno stigma, sottolinea la società, che «condiziona anche attività di Atlantia all' estero in quanto limita l' accesso della società ai mercati dei capitali». I fronti del gruppo sono molteplici e vanno dalle autostrade agli aeroporti. Se per Adr il gruppo «non ha in corso alcun processo volto alla cessione di quote», caso diverso è per Telepass dove la procedura è già in corso.
Un gruppo di banche d' affari (Mediobanca, Banca Imi e Goldman Sachs) ha già raccolto l' interesse di fondi tra cui Apax, Partners Group, le cordate di Bain Capital e Advent più Warburg Pincus e Neuberger Berman. A cavallo dell' estate la possibile scelta. A valle di tutto avanza l' ipotesi - una volta risolti i dossier aperti - di un' aggregazione internazionale per la stessa Atlantia che diluirebbe la quota dei Benetton in cambio di nuove prospettive di sviluppo. Qualcuno pensa a Vinci, colosso francese che qualche anno fa mostrò un qualche interesse, ma ogni ipotesi appare oggi prematura.
2 - AUTOSTRADE ATLANTIA ALZA LA POSTA: NIENTE SOCI SE NON CAMBIA LA LEGGE
Roberta Amoruso per “il Messaggero”
Il tempo stringe, almeno ufficialmente la revoca della concessione di Aspi - seppure decisamente improbabile - non è stata ancora esclusa dal governo, oggi riunito in un nuovo vertice ai massimi livelli sul tema. E mentre il governo sembra finalmente cercare le condizioni per uscire dall'impasse, Atlantia, la holding dei Benetton cui fa capo Autostrade, pianta i suoi paletti, almeno tre, sulla strada dell'accordo con l'esecutivo giallo-rosso. Anzitutto la modifica dell'articolo 35 del Milleproroghe che cancella buona parte dell'indennizzo da 23,5 miliardi previsto dalla convenzione in caso di revoca.
conte di maio
Non solo. La holding non sembra affatto disposta a cedere il controllo di Aspi mantenendo una quota di minoranza per fare spazio alla cordata Cdp-F2i. Anzi, il fatto che Edizione, la finanziaria dei Benetton cui fa capo Atlantia, valuti l'idea di ridurre la sua partecipazione dal 30 al 20% circa a favore di un importante partner internazionale, viene considerato già un grande sacrificio. Infine, come tutte le trattative, anche questa non può prescindere dal prezzo. E in questo caso i valori in campo sono ancora molto lontani: se per Atlantia il 100% di Aspi vale non meno di 14-15 miliardi, per l'ingresso di soci pubblici il governo non la valuta più di 8-9 miliardi.
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Certo, uscire dall'impasse con il governo è sempre più una questione di sopravvivenza per Autostrade. Perché non ha più un rating da spendere per avere nuovi finanziamenti, dalle banche ma anche dal mercato. Perché, almeno ufficialmente, la revoca della concessione non è ancora esclusa. E perché l'articolo 35 del Milleproroghe, senza modifiche, cancella buona parte del maxi-indennizzo in caso di revoca. Peraltro, di là della modifica di legge introdotta del governo, Atlantia sa che entro il 30 giugno può ancora restituire la concessione potendo pretendere i 23,5 miliardi di indennizzo: certo, ne nascerebbe uno scontro legale epocale, uno scontro che l'Avvocatura di Stato ha sconsigliato al governo, ma a Ponzano Veneto la giudicano una carta ancora tutta da giocare.
roberto tomasi autostrade per l'italia
Va anche detto che l'eventuale revoca senza indennizzo, come ipotizza l'articolo 35, vuol dire il fallimento sicuro e il probabile default di gran parte della filiera di imprese fornitrici. «In caso di revoca della concessione», risponde infatti il cda di Atlantia agli azionisti in vista dell'assemblea di oggi, «tutti i creditori di Aspi potrebbero esercitare il recesso e chiedere la restituzione immediata di quanto prestato».
E siccome la norma cambiata unilateralmente impedisce alla società di finanziarsi sul mercato, «Autostrade sarebbe tenuta a ripagare un ammontare ingenti di debiti senza averne la capienza». Va precisato che che in circolazione ci sono ben 9,6 miliardi di bond Aspi, di cui soltanto una parte (4,8 miliardi) garantiti dalla holding di controllo. Insomma, un crac di non meno di 5 miliardi che oltre ad avere effetti sui piccoli risparmiatori che vedrebbero fortemente ridotte le possibilità di rivedere il loro gruzzolo, metterebbe nei guai anche la filiera dei fornitori.