Aldo Grasso per www.corriere.it
fiorello amadeus
Il Festival non ci lascia mai senza i grandi perché: sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo con Amadeus? Sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo di Fiorello? Sanremo resta una festa patronale. Un veglione mediale (la gioiosa cagnara dei media), una lenta celebrazione nazional-popolare, la commemorazione della canzone italiana, ma pure sempre una festa patronale.
L’impressione che si ha dall’incipit festivaliero (ma anche dai giorni precedenti di «accensione dei motori») è quella di un Amadeus «trasparente»: a lui si può chiedere solo una conduzione «di servizio», di smistamento, infatti ha dovuto circondarsi di ospiti molto più di peso rispetto a lui per dare un senso premium alle serate.
amadeus fiorello 12
Forse per evitare nuovi scivoloni in zona #MeToo, si è scelto di de-vallettizzare il festival. Lo studio è tentacolare, con molti effetti di grafica come usa oggi. La regia senza guizzi, con le immancabili inquadrature alla dirigenza (Stefano Coletta si è già raiunizzato). In tanti anni non abbiamo mai usato l’espressione «Sanremo specchio del Paese» perché Sanremo rispecchia solo sé stesso e chi lo guarda.
Nel tempo, l’evoluzione tv ha sapientemente rotto i confini tra festival e dopofestival, tra teatro e sala stampa, per toglierci il dubbio che le cose più forti accadano fuori scena. Sanremo è fermo immagine, mentre la cosa più significativa di questi ultimi anni è che con i social si sono creati migliaia e migliaia di Backstage Domestici: ognuno ci racconta come vede la manifestazione dal salotto di casa sua (così, invece di scoprire the dark side of Sanremo scopriamo the dark side di chi guarda la tv, tipo i commenti ad Achille Lauro).
amadeus fiorello e achille lauro
Nonostante l’immobilità, Sanremo resta l’evento social dell’anno. Ogni ospite (Rula Jebreal, con quel decantato curriculum, umiliata a velina prima del monologo), ogni intervento, ogni polemica, ogni scelta artistica sono pensati per alimentare la parola, in un circuito senza sosta che ridisegna i confini tra vecchi e nuovi media. Viene allora da chiedersi per quale ragione il programma simbolo della tradizione Rai, l’evento (ex) paludato, il regno del generalismo, si sia trasformato nel successo social più ambito da brand e star.
C’entra, naturalmente, il lavoro fatto sul ringiovanimento del pubblico attraverso il ricorso a cantanti e icone dei ragazzini (dai talent alla trap); ma c’entra, forse, anche quest’epoca di narcisismo mediale in cui ciascuno di noi si trasforma in medium per acchiappare like, menzioni e retweets da rigiocare nel grande mare aperto della rete.
Si prova un piacere perverso a sezionare il Festival in tutte le sue componenti (le canzoni, la conduzione, i look, le battute, la politica strisciante), pagella dopo pagella, post dopo post, sentendosi parte di un rituale collettivo che rimanda al fascino di quelle tradizioni che cambiano rimanendo sempre uguali a sé stesse. Per tutta la sera Amadeus ha cantato «Grazie del Fiore».
amadeus fiorello cecchetto AMADEUS FIORELLO rula jebreal rula jebreal amadeus fiorello AMADEUS - FIORELLO - ANTONIO MARANO