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    ATTENTI ALL’AIRBAG “KILLER” – LA CITROEN RICHIAMA MIGLIAIA DI VEICOLI PERCHE’ I CUSCINI SALVAVITA, PRODOTTI DALL’AZIENDA GIAPPONESE “TAKATA” (FALLITA NEL 2017), POTREBBERO UCCIDERE GLI AUTOMOBILISTI – COLPA DEL NITRATO D'AMMONIO UTILIZZATO PER GONFIARE I DISPOSITIVI DI SICUREZZA CHE, IN DETERMINATE CONDIZIONI DI CALDO E UMIDITÀ, RAGGIUNGE UNA PRESSIONE ALTISSIMA E LO SCOPPIO È TALE CHE PEZZI DI METALLO SI TRASFORMANO IN PROIETTILI LETALI – SONO ANNI CHE GLI AIRBAG DELL’AZIENDA “TORMENTANO” LE CASE AUTOMOBILISTICHE E I LORO CLIENTI: LA PRIMA VITTIMA RISALE AL 2009, MA NON E’ L’UNICA…


     
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    Estratto dell’articolo di Mario Gerevini per www.corriere.it

     

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    Takata è un incubo che viene dal Giappone, […] che da anni colpisce le case automobilistiche. Takata è il motivo per cui in questi giorni migliaia di automobilisti italiani non possono usare la loro auto (Citroën C3 e Ds3). Takata è il nome dell’azienda giapponese (fallita) produttrice degli airbag killer che hanno costretto molti grandi marchi nel corso degli anni a richiamare decine di milioni di veicoli.

     

    Ma Takata è anche un inquietante rebus che attraversa 15 anni dell’industria automobilistica mondiale, fin dal primo tragico episodio il 27 maggio 2009: Ashley Parham, un’adolescente dell’Oklahoma muore quando l’airbag della sua Honda Accord esplode sparandole schegge di metallo nel collo.

     

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    […] Le autorità locali e federali, a partire dalla NHTSA-National Highway Traffic Safety Administration responsabile della sicurezza sulle strade americane, se ne occupano da tempo calibrando controlli e richiami. Ma per capire che cosa è stato (e ancora è) il takatagate bisogna mettere in fila alcune date significative. A partire dalla più recente: maggio 2024. La Citroën avvia il richiamo di oltre 600 mila vetture, prodotte tra il 2009 e il 2019, in una ventina di Paesi dell'Europa meridionale (Italia compresa), Medio Oriente e Nord Africa.

     

    «SOSPENSIONE IMMEDIATA DELLA GUIDA»

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    La campagna riguarda 497.171 Citroën C3 e 108.601 DS3. […] Non si tratta di portare l’auto a riparare o prenotarsi ma «sospendere immediatamente». Senz’auto dall’oggi al domani per molti è un grosso problema e un costo elevato. I passaggi successivi per la sostituzione dell’airbag o per ottenere un’auto sostitutiva sono, secondo le denunce di molti automobilisti e associazioni di consumatori, una via crucis tra infinite liste d’attesa e procedure lentissime

     

    COSTI ENORMI

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    Costi enormi anche per le case automobilistiche. Scorrendo il bilancio 2023 di Stellantis si legge di un maxi-accantonamento di 951 milioni a fronte delle campagne di richiamo e garanzia per gli airbag Takata. Mercedes riporta anch’essa in bilancio i rischi finanziari e gli accantonamenti legati a Takata oltre alle dispute legali, risolte in gran parte a suo favore, come le class action negli Usa, in Canada e Israele. Volkswagen nel suo consuntivo 2023 accenna ad «accantonamenti adeguati». Anche la Ferrari nel 2016, a seguito dei provvedimenti dell’autorità Usa, aveva accantonato per i richiami 37 milioni ad oggi in gran parte utilizzati.

     

    RISPARMIARE SUL GAS

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    Qual è stato il problema di base? L’utilizzo di un gas difettoso, il più economico nitrato d'ammonio al posto del più costoso tetrazolo. Quando l’airbag si attiva per un incidente, questo gas, in determinate condizioni climatiche di caldo e umidità, raggiunge una pressione altissima e lo scoppio è tale che pezzi di metallo possono essere proiettati all’interno del veicolo provocando il ferimento o addirittura il decesso degli occupanti. […]

     

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     I PRIMI CASI? NEL 2008

    […]  Nel 2004, scriveva Usa Today, un dirigente non identificato della Takata ammette di aver “manipolato” i dati dei test sul gonfiaggio degli airbag. Nel 2006 Takata si quota in Borsa a Tokyo. Nel 2008 in Usa i primi casi di malfunzionamento: la Honda richiama 4mila veicoli. Il 27 maggio 2009 l’airbag killer colpisce l’adolescente in Oklahoma. Quello stesso anno un airbag difettato recide le arterie del collo di Gurjit Rathore in Virginia, come dicono le carte di una causa di risarcimento della famiglia contro Honda e Takata: 75 milioni richiesti, 3 ottenuti.

     

    IN CAMPO L’AUTORITÀ USA (2010)

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    Nel 2010 Honda ritira centinaia di migliaia di veicoli e la NHTSA, l’ente americano per la sicurezza stradale, avvia i primi controlli che nel 2013 si trasformano in un’inchiesta formale su Takata. L’azienda comincia ad andare in affanno in Borsa. Il 7 novembre 2014 il New York Times scrive che Takata ha ordinato ai tecnici di distruggere i risultati dei test su alcuni airbag dopo aver trovato problemi nei dispositivi di gonfiaggio. […]

     

    Nel 2015 i richiami arrivano alla gigantesca cifra di 42 milioni di veicoli, mai successo prima. Takata è sotto accusa ovunque e in un tribunale statunitense nel febbraio 2017 si dichiara colpevole e accetta di pagare 1 miliardo di dollari di sanzioni. Nel frattempo anche diverse case automobilistiche si accordano con i clienti sulle richieste di perdite economiche avanzate dai proprietari di auto con airbag Takata.

     

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    […] TAKATA ANCORA TU ... (2021)

    Nel settembre 2021 si viene a sapere che sempre l’agenzia federale americana ha avviato una indagine su 30 milioni di veicoli costruiti da una ventina di case automobilistiche negli ultimi vent’anni, fino al 2019. E il motivo è sempre quello: il tristemente noto virus Takata. Notare l’anno finale: 2019. Cioè due anni dopo il fallimento e 4-5 anni dopo che la produzione degli airbag pericolosamente difettosi era sotto inchiesta.

     

    2023-2024 NON È ANCORA FINITA

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    La ferita si riapre nel 2023 con Volkswagen che richiama 270mila unità per «guasti - secondo l’autorità tedesca dei trasporti - nel generatore di gas degli airbag frontali» con possibile (sempre in determinate condizioni) «incontrollato rilascio di frammenti di metallo che potrebbero ferire gli occupanti». Ancora. E oggi (maggio 2024) cosa dice la Citroën invitando i proprietari di C3 e DS3 (2009-2019) a «sospendere immediatamente la guida del veicolo?»

     

    Che «le sostanze chimiche contenute nei dispositivi di gonfiaggio» dell’airbag «potrebbero deteriorarsi nel tempo , esponendo guidatore e passeggero ai rischi (...) di gonfiaggio dell’airbag con una forza eccessiva in caso di incidente, in grado di provocare gravi lesioni o morte».  […]

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