Daniele Sparisci per il “Corriere della Sera”
mick schumacher
Gli hanno chiesto di tenersi lontano da guai, dai muri soprattutto. Questo fine settimana in Canada dovrà stare alla larga dal «Wall of Champions» dove anche suo papà nel 1999 terminò la corsa insieme a Damon Hill e Jacques Villeneuve. Ogni Gp è diventato un esame severo per Mick Schumacher.
A Baku, per non prendersi rischi, ha corso al rallentatore. Il ragazzo cresciuto nel mito paterno, accompagnato da aspettative troppo grandi sin da quando ha cominciato sui kart con il cognome della mamma (Betsch), attraversa il momento più delicato della carriera. Rischia il posto se non invertirà in fretta la striscia negativa di risultati.
Con la Haas i rapporti si sono raffreddati da un po' (per usare un eufemismo), il team principal altoatesino Günther Steiner lo ha ripreso più volte in pubblico. Ha sottolineato il costo dei suoi incidenti. Incidono sul budget per milioni e sulla catena di produzione dei ricambi: «Non è soltanto questione di soldi, ma anche di tempi: con le corse ravvicinate non c'è modo di realizzarli così in fretta» ha spiegato.
incidente mick schumacher
Per anni il binomio Schumacher II-Ferrari ha fatto sognare l'inizio di una nuova saga, lui al volante di una Rossa ci è salito - tre anni fa in un test - ancora prima debuttare in F1. Ma la storia non si ripete e forse non si ripeterà mai per quanto il legame con Maranello resti forte. Affettivo soprattutto. Che non avesse la stoffa di Michael si sapeva, eppure aveva vinto nei campionati giovanili. Nel primo anno di apprendistato in F1 (2021) aveva fatto il suo stando davanti al russo Nikita Mazepin, non un fulmine.
L'ex compagno di garage - licenziato a febbraio dopo lo scoppio della guerra in Ucraina - ora infierisce: «I risultati di Mick parlano da soli». Al di là del cattivo gusto, è stato proprio l'addio del figlio di un oligarca vicino a Putin ad aprire la crisi del giovane tedesco. L'arrivo di Kevin Magnussen, driver esperto, ha portato il confronto su un altro livello e lui è stato incapace di rispondere. Anzi, è entrato nel pallone. Quindici i punti raccolti dal danese, zero quelli di Mick, una differenza evidente di velocità in qualifica e nella condotta di gara.
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Due crash pesantissimi, l'ultimo a Montecarlo e il primo nelle qualifiche di Gedda dove ha poi dovuto saltare la gara. Il fatto che porti al team americano un ricca dote (i suoi sponsor valgono sui 15 milioni l'anno) non lo mette al riparo dal taglio. È lì su indicazione della Ferrari di cui è anche riserva ufficiale (insieme ad Antonio Giovinazzi), la squadra di Binotto infatti ha una relazione stretta con la Haas che riguarda anche la scelta di uno dei sedili.
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Se lo stato di forma di Mick continuerà a essere questo, per la Ferrari sarebbe logico fare altre scelte e puntare di nuovo su Giovinazzi, non avendo giovani del vivaio pronti per il salto. Entro l'estate i giochi dovrebbero essere definiti, in un mercato piloti che si preannuncia caldo con l'uscita di Pierre Gasly dalla galassia Red Bull. Se Mick dovesse perdere la protezione della Ferrari potrebbe giocarsi un'ultima carta per restare in F1. L'amicizia con Sebastian Vettel, sull'ex ferrarista circolano voci di ritiro da tempo. Seb potrebbe spingerlo all'Aston Martin con un'operazione che metterebbe d'accordo tutti. Anche la F1 che teme una forte perdita d'interesse in Germania.
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