Paolo Baroni per “la Stampa”
PENSIONE POVERTA'
Sopra le testa un tetto praticamente insuperabile, sotto i piedi un pavimento che diventa via via sempre più friabile: il risultato è che in Italia non solo non si riesce più a progredire nella scala sociale ma addirittura si rischia di arretrare. È quello che il Censis chiama: «La paura del capitombolo sociale».
Secondo una ricerca sul welfare italiano intitolata «Fuori dal letargo: soluzioni per una buona crescita», il 67,2% degli italiani è convinto che oggi sia facile cadere in basso da una classe sociale all' altra. Si va dal 69,3% dei «millennials» al 67,6% dei «baby boomers», al 63,4% degli anziani. Il 65,4% delle persone che si autodefiniscono «ceto medio» considera la caduta in basso facile, così come il 67,5% della classe lavoratrice, ma anche il 62,1% dei benestanti è dello stesso parere.
in visita fra i piu poveri
L' ascesa sociale è diventata per molti una missione impossibile: l' 84,7% degli italiani ritiene che oggi sia difficile salire nella scala sociale (e per il 52,2% è addirittura «molto» difficile) e questo senza grosse distinzioni tra giovani (87,3%), «baby boomers» (85,7%) o longevi (78,8%), tra persone collocate nella classe lavoratrice (86,6%) o più abbienti (71,4%).
La situazione è tale da sovvertire completamente la storia del Paese contrassegnata in larga parte alle vicende familiari di ascesa sociale visto che tra le persone del ceto medio ben il 43,7% proviene da famiglie di livello socio-economico più basso (l' 8,5% da famiglie popolari e il 35,2% da famiglie della classe lavoratrice) mentre i benestanti provengono per il 35,5% dal ceto medio e per il 22,6% da famiglie lavoratrici.
«Per anni la mobilità sociale verso l' alto è stata il motore trainante della vitalità economica e sociale» sostengono i curatori della ricerca. Oggi non è più così ed anzi «il blocco verso l' alto e lo scivolo facile verso il basso generano inerzia da paura».
italia povera disparita economica
«È andato in crisi l' immaginario collettivo - spiega il direttore generale del Censis Massimiliano Valeri -. Nell' Italia del boom, quella degli Anni Sessanta, non c' erano solo fattori strutturali a dare una prospettiva al Paese, a cominciare da un' economia in forte crescita, ma c' era una proiezione in avanti, una cosmologia di simboli, dall' acquisto di una casa all' automobile nuova, che spingeva ad andare avanti». Oggi invece siamo al «rischio frana», alla «grande disillusione».
«Dopo che sono cadute tutte le ideologie - sostiene Valeri - sono andate in crisi anche le nuove narrazioni. Anche gli effetti prodotti dalle nuove tecnologie vedono gli italiani divisi a metà: ci sono quelli che ne apprezzano i progressi e quelli che invece temono per i posti che possono essere distrutti. C' è poi un fatto inedito: per la prima volta la situazione economica delle nuove generazioni sarà peggiore di quella dei loro genitori. E di contro - conclude il direttore del Censis - non c' è un nuovo collante perché anche i pochi valori tipici dell' italianità, quelli che sono i fondamentali del made in Italy non bastano più».
POVERTA'
Il risultato è che il Paese vive una insicurezza diffusa. Che gli italiani provano a curare accumulando risparmi, tanto che dal 2007 a oggi il denaro liquido, subito pronto per ogni evenienza, è aumentato di 133 miliardi di euro, pari al triplo del Pil di un Paese come la Croazia.