Marco Bresolin per “La Stampa”
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Travolti da scandali politici, azzoppati dai risultati elettorali, incapaci di gestire la crisi sanitaria: il vuoto di potere rischia di diventare il principale protagonista dell’autunno europeo che sta accompagnando l’uscita di scena di Angela Merkel.
Al Consiglio europeo che si riunirà a Bruxelles la prossima settimana ci sarà una sfilata di leader dimezzati, privi della legittimazione democratica necessaria per dare un impulso all’Agenda Ue. Mark Rutte si presenterà ancora senza un governo, Merkel da quasi pensionata, il ceco Andrej Babis con il timore di dover cedere presto il suo posto.
mark rutte 3
Nel frattempo è caduto il governo in Romania (proprio ieri è stato nominato premier l’eurodeputato liberale Dacian Ciolos), la Bulgaria è alle prese con nuove elezioni e l’Austria ha appena cambiato cancelliere.
BABIS
In queste condizioni non è facile far funzionare la macchina del Consiglio europeo, sempre più il vero centro decisionale dell’Unione. Il summit del 21-22 ottobre si occuperà di questioni di strettissima attualità e di azioni di medio-lungo respiro, come la strategia per siglare accordi con i Paesi di origine e di transito dei migranti con l’obiettivo di frenare i flussi.
mateusz morawiecki jaroslaw kaczynski
Nel menu ci saranno anche la crisi energetica, le sfide del digitale e l’emergenza Covid per via dell’andamento della pandemia in Romania e Bulgaria, due Paesi che ora si trovano di fatto senza un governo. L’attualità ha poi riportato al centro dell’attenzione anche la questione del rispetto dello Stato di diritto, specialmente dopo la sentenza della corte costituzionale polacca.
Alexander Schallenberg
Proprio ieri la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha iniziato a esaminare il ricorso presentato dalla Polonia e dall’Ungheria contro il meccanismo che vincola l’erogazione dei fondi del bilancio Ue al rispetto dello Stato di diritto. Un’agenda piena per un gruppo di leader alle prese con il vuoto di potere. Il prossimo Consiglio europeo segnerà l’esordio di Alexander Schallenberg, che ieri ha giurato come cancelliere e che fino a tre anni fa partecipava alle riunioni soltanto come sherpa del suo governo.
sebastian kurz
L’ex ministro degli Esteri ha preso il posto di Sebastian Kurz – dimessosi dopo lo scandalo sondaggi per le accuse di corruzione e abuso d’ufficio – di cui è un fedelissimo. Di più: per l’opposizione sarebbe soltanto una sorta di prestanome perennemente in bilico, in attesa che il giovane leader stacchi la spina per tornare al voto. Angela Merkel, impegnata nel tour europeo di commiato, tornerà a Bruxelles con le mani alzate: a Berlino continuano i negoziati per formare una coalizione e dunque lei non potrà schierarsi sulle decisioni politicamente più sensibili.
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Discorso simile per Mark Rutte: è ancora in carica (da 11 anni) e spera di restarci fino al 2025, ma da gennaio guida il governo senza una piena legittimazione (basti pensare che non ha ancora presentato il Recovery Plan nazionale). Dopo le dimissioni per lo scandalo sui sussidi, il premier ha affrontato le elezioni di marzo ma non è ancora riuscito a trovare un accordo di coalizione.
MERKEL RUTTE
Nelle ultime settimane c’è stata un’accelerata e si è avvicinata l’intesa tra il suo partito (Vvd), i socio-liberali (D66), l’unione cristiana (Cu) e i cristiano democratici (Cda), ma i Pandora Papers hanno travolto il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra e questo potrebbe avere ripercussioni sulla nascita dell’esecutivo. A Est, traballa il ceco Andrej Babis. Alla luce dei risultati elettorali non sarà facile per il premier in carica formare un governo. E il ricovero in terapia intensiva del presidente Milos Zeman, che dovrebbe conferirgli l’incarico, complica ulteriormente le cose.