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    AUGURI SUPERMARIO! - DOMENICA DRAGHI FA SETTANTA: UN GRANDE AVVENIRE ALLE SPALLE. RIMARRA’ ALTRI 2 ANNI ALLA BCE - EPPOI? LA POLITICA? “NESSUNO HA MAI VINTO LE ELEZIONI INVOCANDO IL MIO NOME”. MA TANTI LO CERCANO. DIFFICILE PERO’ IMMAGINARLO IN PENSIONE NELLA VILLA A CITTA’ DELLA PIEVE


     
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    Stefano Lepri per La Stampa

     

    DRAGHI DRAGHI

    Domenica Mario Draghi compirà settant' anni. Gliene restano ancora due più due mesi di mandato alla Bce. Ma con un discorso di gran respiro sulle prospettive dell' Europa e del mondo come quello che ha pronunciato sabato scorso a Jackson Hole potrebbe aspirare a nuovi importanti incarichi. No, non in politica: «Credo proprio che nessuno abbia mai vinto elezioni invocando il mio nome», ha detto una volta. Per i compiti anche di immagine che la politica richiede non ha pazienza; né si trova male nella bella villa su un colle che possiede dalle parti di Città della Pieve.

     

    BERLUSCONI DRAGHI BERLUSCONI DRAGHI

    L' unica volta che ha rivelato qualcosa sulle sue private preferenze è stato in una intervista a «Die Zeit», il più serio settimanale tedesco, due anni fa. Gli chiedevano se da giovane era stato affascinato dal movimento del '68 (niente di più facile: studente di economia a Roma, vent' anni). Aveva risposto di aver condiviso la protesta contro la provinciale cultura accademica del tempo ma che le sue convinzioni «a quel tempo vicine a ciò che oggi si potrebbe chiamare socialismo liberale» lo allontanavano dai gruppi estremisti allora dominanti.

     

    DRAGHI CARLI DRAGHI CARLI

    Sfuggì alle contrapposizioni spostandosi nel 1971 a studiare al Mit di Boston, dove tra i maestri ne ebbe uno già premiato con il Nobel, e quattro che l' avrebbero ricevuto poi; negli Usa inoltre il movimento studentesco era già in avanzato riflusso. Dice di sé che in America ha imparato «l' importanza del lavoro, che cosa significa lavorare sodo, e quanto c' è da fare per realizzare qualcosa». Dicono gli altri di lui che di carattere non è mai stato un personaggio «contro», uno che sta bene all' opposizione o comunque da solo.

     

    Rigoroso, però. Quando diventò direttore generale del Tesoro, a 43 anni nel 1991, mise in chiaro che non avrebbe firmato documenti confusi presentati all' ultimo momento: no, sbottò con humour, «è come se uno sta lì, apre la porta con la lingua di fuori e tu passi con il francobollo e lo attacchi».

    DRAGHI MERKEL DRAGHI MERKEL

     

    Cauto, nella sua carriera ha sempre cercato di modificare dal di dentro il «mainstream», come si dice in inglese: la corrente principale di idee del momento. Ma piano piano nei quasi 6 anni di presidenza la Bce l' ha spostata assai, più vicina al resto del mondo, più lontana dalla Germania.

     

    Proprio per questo i prossimi 26 mesi non saranno facili, specie se l' incertezza crescente sulla politica Usa spingerà ancora il dollaro al ribasso. Un prolungato cambio forte dell' euro può accrescere le tensioni nell' area, tra Germania e Olanda da una parte, Francia e Italia dall' altra.

    DRAGHI MOGLIE SUPERMERCATO DRAGHI MOGLIE SUPERMERCATO

     

    Quando arrivò a Francoforte, nel 2011, pochi prevedevano che avrebbe saputo creare e mantenere nel consiglio Bce una solida maggioranza su scelte poco gradite alla Bundesbank tedesca. Ci è riuscito anche grazie a un buon rapporto con Angela Merkel e tutto il governo di Berlino.

     

    La lobby bancaria tedesca gliel' ha giurata, aiutata da molti giornali e da alcuni politici. La sua forza è che i disastri pronosticati non sono mai avvenuti. Quando nel 2015 la Bce ha lanciato la grande espansione monetaria del «quantitative easing» (imitando le banche centrali giapponese, americana, britannica), sembrava che l' inflazione dovesse andare alle stelle.

    DRAGHI AI GIARDINETTI CON LA MOGLIE DRAGHI AI GIARDINETTI CON LA MOGLIE

     

    Ora che a distanza di due anni e mezzo l' inflazione continua a restare bassa, l' accusa è perlopiù opposta: il «quantitative easing» è inutile, è «una magia che non funziona». I bassi tassi di interesse, di solito graditi alle imprese come alle famiglie, in Germania vengono dipinti come «espropriazione dei risparmiatori» in realtà perché mettono a rischio le banche locali, poco brave a investire.

     

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