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    L’ARTE NON LA METTIAMO DA PARTE - AUMENTA IL NUMERO DI VOLONTARI CHE AIUTANO A TENERE I MUSEI APERTI E A VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO - DAL “FONDO AMBIENTE” AL “TOURING CLUB” FINO A “ITALIA NOSTRA”: ECCO A CHI CI SI PUÒ RIVOLGERE


     
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    Cristina Nadotti per “la Repubblica”

     

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    Armati di passione e senso estetico partono alla riconquista delle bellezze dimenticate d' Italia. E sono ormai un vero esercito, che ingrossa le sue fila in maniera costante. Il loro numero, 800mila, è approssimato per difetto perché le principali associazioni che si occupano della salvaguardia e della valorizzazione del nostro patrimonio culturale fanno fatica a tenere il conto aggiornato, tante sono le richieste di adesione.

     

    A Milano, per esempio, il prossimo incontro informativo del Fai, fissato per settembre e dedicato a chi vuole cominciare a collaborare, ha già 230 iscritti, il precedente ne contava 150. Il Touring Club nel 2012 contava 1200 volontari impegnati e 65mila ore di lavoro donate ad "Aperti per voi", l' iniziativa per rendere fruibili al pubblico alcuni siti, avviata nel 2005. Nel 2016 le ore di volontariato saranno 150mila con 2200 persone impegnate.

     

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    E anche in questo caso, continuano ad arrivare richieste di adesione. Italia Nostra nel 2015 aveva rilasciato circa 11mila tessere, quest' anno sono già oltre 12mila e, sottolineano dall' associazione, l' età media degli iscritti è scesa in maniera consistente. Si registra poi un aumento delle adesioni al Sud, dove secondo l' Istat il volontariato in generale è meno diffuso. «L' aumento delle email per segnalare abusi o offrire collaborazione è enorme - conferma Maria Grazia Vernuccio di Italia Nostra - c' è una sensibilità diversa e spesso non si chiama più l' ente pubblico per tutelare il territorio, ma l' associazione di volontariato».

     

    «Molte persone si uniscono al nostro gruppo dopo aver visitato il sito che siamo riusciti ad aprire» racconta Maria Lasaponara, coordinatrice del gruppo del Touring a Brindisi. Socia da decenni, ex manager di un' azienda farmaceutica, con la pensione ha cominciato a fare la coordinatrice.

     

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    «Siamo riusciti ad aprire un'area archeologica in città in cui si vede bene la stratificazione storica, ci riempie di orgoglio quando sono soprattutto i brindisini a stupirsi della bellezza del sito. A chi lo visita non offriamo un percorso guidato, lo diciamo chiaramente perché non siamo professionisti, ma un' accoglienza in senso più ampio, perché raccontiamo la storia del luogo inserita nel contesto locale. Riusciamo ad aprire due mattine a settimana e la domenica, abbiamo preparato una scheda descrittiva in varie lingue che distribuiamo ai visitatori. Poi, se qualcuno ci chiede di più, siamo disposti a dare anche informazioni sulla città».

     

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    «I nostri associati non sono guide turistiche - specifica anche Valeria Sessa, responsabile volontari per il Fai - sono appassionati che raccontano la storia delle nostre attività attraverso quella dei luoghi che teniamo aperti». Ma nonostante i distinguo, i professionisti del settore vedono nell' entusiasmo dei volontari un lato negativo. «Nella cultura si assiste a un sistematico abuso del volontariato - osserva Leonardo Bison, che ha lanciato la campagna "Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali" - Si chiede a studenti o pensionati di tenere aperti siti e musei, ma dovrebbero essere un utile aiuto, non un modo per sopperire alle carenze delle amministrazioni pubbliche».

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