Estratto dell’articolo di Chiara Bruschi per “il Messaggero”
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Doveva essere un pranzo riparatore, con l'obiettivo di riportare serenità a Erin nei rapporti con l'ex marito Simon Patterson, insegnante di matematica e scienze al liceo. Ma lui, a quel tavolo, non si è mai presentato. Il pasto, invece, l'hanno consumato gli altri quattro commensali tutti parenti dell'ex - e ora tre di loro sono morti mentre uno è in fin di vita.
Il giallo che si è consumato nella cittadina australiana di Leongatha, nel sud del Gippsland, 6mila abitanti a circa 90 miglia a sud-est di Melbourne, sta tenendo col fiato sospeso l'intero Paese. Anche perché ora, la donna di cui la polizia sospetta, è sparita, forse per fuggire dal clamore mediatico che persiste da oramai due settimane.
Tutto è cominciato quando Erin Patterson ha invitato a pranzo i suoceri Don e Gail Patterson e la sorella di quest'ultima, Heather, col marito Ian Wilkinson. Assente, invece, il diretto interessato Simon, che ha deciso all'ultimo minuto di rinunciare, salvandosi così la vita.
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Secondo fonti del Daily Mail Australia, l'incontro era una sorta di tentativo da parte di membri attivi della chiesa locale, di aiutare a ricucire i rapporti tra i due ex coniugi. Nonostante l'assenza di Simon, il pranzo si è tenuto come previsto e ai parenti di lui la padrona di casa ha servito manzo Wellington cucinato con una varietà di funghi che si è poi rivelata altamente tossica, i death cap o Amanita phalloides e che, secondo la polizia, cresce proprio nel bosco locale.
la famiglia di simon e erin patterson
Né Erin né i due figli adolescenti, però, hanno mangiato questa pietanza. Per loro, il menù è stato diverso. Sette giorni dopo, i suoceri settantenni sono morti dopo alcuni giorni trascorsi in ospedale e, successivamente, la stessa sorte è toccata anche a Heather, 66 anni. L'unico sopravvissuto, al momento, è Ian, 68 anni, reverendo molto noto nella comunità, che però sta lottando tra la vita e la morte. E la sua sola speranza è un trapianto di fegato […]
[…] la diretta interessata non è ancora riuscita a fornire spiegazioni sufficientemente plausibili per la polizia, che sta concentrando le proprie indagini proprio su di lei. Giovedì, la donna si è mostrata ai giornalisti, appostati davanti alla sua casa. In lacrime, si è detta innocente: «Non ho fatto nulla, io li amavo. Non riesco proprio a capire cosa sia successo», ha detto prima di far perdere le proprie tracce.
Sebbene la sua colpevolezza sia ancora tutta da provare, gli investigatori si sono insospettiti per svariate ragioni. Una di queste è legata alle dichiarazioni della donna, che si è rifiutata di dire alla polizia come sia entrata in possesso dei funghi. In un primo luogo, aveva detto di averli comprati a un supermercato locale, versione che si è rivelata improbabile quando è emerso che nessuno, tra i residenti di Leongatha, si è più ammalato.
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Inoltre, gli investigatori hanno recuperato, dalla discarica di Leongatha, l'essiccatore per alimenti che sospettano sia stato impiegato per preparare i funghi. E per sapere chi l'ha gettato il giorno dopo il pranzo stanno visionando i filmati delle telecamere a circuito chiuso della discarica.
[…] Il giallo si infittisce ulteriormente andando un po' indietro nel tempo: secondo quanto riportato dai giornali locali, nel giugno dello scorso anno, l'ex di Erin ha raccontato su Facebook di essere rimasto in coma farmacologico per 16 giorni durante i quali ha subito tre operazioni d'urgenza, principalmente all'intestino tenue. «Alla mia famiglia è stato chiesto di venire a salutarmi due volte, perché non ci si aspettava che vivessi», aveva commentato. Era stato avvelenato? Una domanda a cui, per ora, si è rifiutato di rispondere.
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