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    AUTOBIOGRAFIA? NO, AUTOCALUNNIA – IL FILOSOFO MAURIZIO FERRARIS INDAGA SUL LIBRO “SPARE” DEL PRINCIPE HARRY: “I LETTORI POSTFREUDIANI POSSONO LEGITTIMAMENTE DOMANDARSI SE ANCHE LUI NON SI AUTOCALUNNI. LA STAMPA DICE CHE HARRY INDULGE NEL BERE, E LUI RACCONTA LE SUE BEVUTE. LA STAMPA DICE CHE FUMA MARIJUANA? E LUI NON SOLO CONFERMA, MA RILANCIA. SE DIRE LA VERITÀ ASSOLVE CHI SI CONFESSA, VUOL DIRE..."


     
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    Estratto dell'articolo di Maurizio Ferraris per il “Corriere della Sera”

     

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    Nell'Ottocento i filosofi consideravano l'autobiografia come la forma più perfetta di conoscenza storica, dal momento che comportava la coincidenza tra il soggetto e l'oggetto della narrazione. Mentre Mommsen deve sforzarsi di penetrare nelle vite dei Cesari, Goethe che racconta sé stesso in «Poesia e verità» non può sbagliare, perché è già sé stesso, conosce i propri atti e i propri motivi, ed è il più grande specialista in materia. Ovviamente era una convinzione ingenua, perché le persone spesso si conoscono così male che vanno da uno psicoanalista per sapere chi sono, o magari lo scoprono nel racconto di un terzo.

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    L'autocalunnia

    Nel caso dell'autobiografia del principe vittimista, trovo che abbiamo a che fare con una fattispecie ancora diversa, quella della autocalunnia, dove il fatto di dire la verità su sé stessi assolve chi si confessa da qualunque altro giudizio morale, perché la sincerità fa premio su tutto. In questo senso, il caso più prossimo a «Spare» sono le «Confessioni» di Agostino.

     

    Nel decimo libro, cioè verso la fine dell'opera, Agostino si domanda che senso abbia confessarsi a un onnisciente, perché in effetti Dio sa tutto di lui, e anche di più, giacché conosce segreti rispetto al futuro e forse rispetto al passato che Agostino ignora.

    Anche perché è giunto al termine dell'opera, Agostino non ritratta, non sceglie il silenzio, non brucia il manoscritto, e tira diritto, perché dice che vuole fare la verità non solo di fronte a Dio, in confessione, ma anche per iscritto e di fronte a molti testimoni.

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    Mutatis mutandis, è la strategia di Harry che in più, rispetto ad Agostino, ha una solida motivazione finanziaria, ossia un contratto da quaranta milioni di dollari, che non è la santità ma che, almeno in un'ottica strettamente calvinista, è segno indiscutibile della benevolenza divina.

     

    Diversamente da coloro che scrivono delle autofinzioni per rendersi famosi quanto le loro vittime, qui non si scatena il meccanismo del «muoia Sansone con tutti i filistei» per il semplice motivo che di segreto non c'è niente. Il problema fondamentale di Harry è appunto quello di una vita perennemente sotto i flash, e la copertura stampa di cui si lamenta è in tutto e per tutto paragonabile alla conoscenza che Dio ha di Agostino. E sebbene continui a deplorare le mistificazioni dei tabloid, resta che i lettori postfreudiani possono legittimamente domandarsi se anche lui non si autocalunni.

    spare principe harry spare principe harry

     

    La stampa dice che Harry indulge nel bere, e lui racconta dettagliatamente le sue bevute di birra, tequila, vodka, gin, e un sacco di altre cose, spingendosi sino a consigliare un cocktail di whisky ravvivato con qualche goccia d'acqua di fiume africano.

     

    Le droghe La stampa dice che Harry fuma marijuana? E lui non solo conferma, ma rilancia: se è per questo, fuma anche erba africana molto più potente, e si fa scorpacciate di funghi allucinogeni, e tanto più allucinogeni in quanto, ci spiega, lo conducono alla scoperta del suo vero sé. La stampa dice che è ignorante, e lui, qualora ci fossero dei dubbi circa le sue capacità letterarie al netto dell'intervento del ghost writer , pubblica delle lettere scritte di suo pugno e inviate a Meg.

    lady diana, harry e william lady diana, harry e william

     

    La stampa insinua che è un codardo, e lui racconta di una carriera militare dietro a uno schermo di computer o alla guida di un elicottero inespugnabile, ossia di qualcosa che ha più a che fare con la caccia e la pesca che con la guerra. La stampa sostiene che è uno stupido, e Harry scrive varie volte che Meg non aveva la più pallida idea circa la composizione della famiglia reale. Perché tutto questo? Il narcisismo è sempre una spiegazione insufficiente e moralistica, e nel caso di Harry lo è più che mai.

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    È piuttosto il contrario, un desiderio di umiliarsi, che anima queste confessioni: esattamente come nel caso di Agostino.

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