Benny Casadei Lucchi per il Giornale
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«C' è un regalo per Seb». È di ieri, giorno dei suoi trent' anni. Ironia delle corse, più che della sorte, mai pubblicità fu più tempestiva. Mentre il tedesco della Rossa, accompagnato dal team principal Arrivabene, era da Jean Todt col capo chino, uno degli sponsor della Ferrari stava mandando online uno spot registrato per il compleanno del tedesco che lo immortalava in Spagna intento a scartare il regalo appena ricevuto da un Raikkonen insolitamente caldo e che gli voleva tanto ma tanto bene.
Tutto bello, tutto stile famiglia del mulino bianco, tutto però finto mentre era tutto vero il regalo che stava per arrivare da Parigi: Seb assolto per aver commesso il fatto.
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È successo negli uffici della Fia, in Place de la Concorde, nel cuore di una capitale blindata e impensierita da ben altri problemi. È successo dopo ore di esame e contro esame e di replay dei video della manovra e conseguente, pieno, mea culpa del pilota. Perché «la Fia era profondamente preoccupata si legge nella nota serale della Federazione - dalle implicazioni di quella manovra sui fan e i giovani piloti... così, dopo aver riesaminato tutto, dopo le scuse di Vettel, la sua volontà di renderle pubbliche e l' impegno di mettersi a disposizione nei prossimi mesi per eventi Fia di ogni tipo e in ogni campionato, il presidente Todt ha deciso di chiudere il caso. Il tutto, fermo restando che «al ripetersi il pilota finirà sotto processo». A corollario, la Fia ha poi sottolineato come «la Ferrari si sia mostrata allineata con questi valori».
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Dunque, è andata. Seb assolto per aver commesso il fatto dopo pubblico mea culpa. Era fin dall' inizio l' obiettivo del presidente Todt che ha fatto della sicurezza stradale la missione del proprio governo e non avrebbe mai potuto lasciar passare sotto silenzio l' autoscontro Vettel-Hamilton andato in scena a Baku. Tanto meno avrebbe potuto lasciare che tutto si risolvesse con lo stop and go di dieci secondi comminato al ferrarista in gara. D' altra parte, Todt ha due doti che spiccano sulle altre e talvolta ammorbidiscono certi difetti: l' acume di fine politico; e una memoria di ferro. Da qui l' invito perentorio e senza possibilità di rifiuto al pilota di venire a Parigi. Da qui lunghe ore ieri ad esaminare i fatti alla presenza dei notabili federali.
jean todt
«Nello sport ad alto livello il temperamento può esplodere ha sottolineato Todt -, ma è compito dei grandi sportivi gestire la pressione... Sono eroi e modelli per milioni di appassionati e devono sapersi comportare come tali». Fine politico, il numero uno federale, anche perché in questo modo la Fia ha salvato l' immagine di garante della sicurezza e preservato al contempo la bellezza di un campionato inaspettatamente spettacolare e combattuto. No processi. No punti tolti. Non sentenze appellate che per mesi avrebbero reso sub judice la classifica e, soprattutto, nessun guaio e tensione con i nuovi padroni della F1: gli americani che delle sportellate hanno fatto un credo in ogni sport automobilistico e che, con ogni probabilità, ancor oggi si staranno chiedendo i perché di questi pudori tutti europei.
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L' altra dote di monsieur Todt è la memoria: per cui, una volta trovata sponda nelle scuse di Seb, ha mollato la presa. Come avrebbe mai potuto infierire oltre sapendo che un altro paladino Fia della sicurezza sulle strade di tutti i giorni era stato Michael Schumacher? Lo sfortunato campione a cui Todt è legatissimo e che ai tempi di Benetton e Ferrari aveva preso a ruotate Damon Hill e Jacques Villeneuve.
Quello stesso Schumi che aveva fatto quasi a pugni con Senna e che era andato in cerca di Coulthard per prenderlo a cazzotti. Buon compleanno dunque Seb.
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