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    COSA FARA’ TONINELLI? AUTOSTRADE: E’ GIALLO SULL’AUMENTO DEI PEDAGGI - LA DECISIONE DEVE AVERE LA FIRMA DI DUE MINISTERI, IL TESORO E I TRASPORTI, CHE DECIDONO L’AUMENTO DEI PREZZI DOPO AVER VISIONATO I PIANI ECONOMICO-FINANZIARI DELLE SOCIETÀ CONCESSIONARIE - UN BEL BANCO DI PROVA PER IL GOVERNO VISTO CHE AI TRASPORTI C’È TONINELLI CHE DOPO IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA HA DICHIARATO GUERRA AD AUTOSTRADE - NEL 2014 IL GOVERNO LETTA PROVÒ A BLOCCARE I RINCARI E...


     
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    Fabio Savelli per www.corriere.it

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    Ennesimo balletto di rincari ai caselli autostradali a partire dal 1 gennaio oppure verranno «sterilizzati» come ha appena rilevato il ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli dopo un articolo del Fatto Quotidiano? Mancano pochi giorni al nuovo anno. E tra gli aumenti di ogni primo dell’anno c’è sempre quello ai caselli autostradali.

     

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    La decisione viene disposta abitualmente da due ministeri, il Tesoro e i Trasporti appunto, che decidono l’aumento dei prezzi dopo aver visionato i piani economico-finanziari delle società concessionarie. Stavolta però sarà un bel banco di prova per il governo perché per la prima volta ci sono i Cinque Stelle nella stanza dei bottoni e ai Trasporti c’è proprio Toninelli che ha dichiarato guerra ad Autostrade per l’Italia dopo la tragedia del ponte di Genova chiedendo la revoca della concessione sui 3mila chilometri di tratte in gestione. Contenzioso aperto a suon di deduzioni e controdeduzioni e con il primo risultato tangibile: l’esclusione della società controllata da Atlantia (il cui primo azionista è la famiglia Benetton) dalla ricostruzione del viadotto Morandi.

     

    Recentemente un articolo del Fatto Quotidiano ha segnalato come anche quest’anno saranno previsti i soliti aumenti: per Autostrade, si dice, dello 0,81% rispetto all’anno precedente. Ma il governo ha smentito con una nota sostenendo si tratti di una cifra che farebbe riferimento soltanto al «momento di avvio dell’istruttoria» del ministero sul dossier autostrade. Insomma, «successive azioni» nel senso di un blocco dell’aumento delle tariffe dei pedaggi autostradali sarebbero allo studio dello stesso ministero. Ciò che è certo è che anche nel 2014 il governo Letta tentò di bloccare i rincari.

     

     

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    Il dicastero dei trasporti bloccò per decreto gli adeguamenti tariffari. Ottenne di tutta risposta una sfilza di ricorsi da parte delle Concessionarie, infastidite dai mancati rincari. Nella gran parte dei contenziosi lo Stato ha perso nei tribunali amministrativi (Tar e Consiglio di Stato) perché le convenzioni firmate negli anni Duemila sono spesso capestro: mettono in una chiara posizione di vantaggio i gestori privati a danno dello Stato (per questo c’è un’indagine in corso della Corte dei Conti), degli automobilisti e degli autotrasportatori.

     

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    Un caso-scuola è quello della A24, Roma-l’Aquila, gestito dal gruppo Toto, che nel 2017 ha ottenuto anche il riconoscimento dei mancati rincari innalzando del 10% il conto al casello. Un salasso per chi da Roma va in Abruzzo, tra polemiche infinite, interrogazioni parlamentari, associazioni di consumatori in perenne contrapposizione e gli enti locali a denunciarne il costo per la collettività.

     

    AUTOSTRADE PER L ITALIA AUTOSTRADE PER L ITALIA

    I gestori ritengono spesso di dover spuntare di più di quanto hanno ottenuto ogni primo gennaio, nonostante i piani economico-finanziari (i documenti che registrano l’entità degli investimenti delle società, uno dei parametri chiave per la loro remunerazione) siano stati de-secretati solo quest’estate dopo anni di silenzio e mancata trasparenza. Nonostante il tasso di inflazione — una delle altre variabili prese in considerazione — in questi ultimi anni sia stata asfittico, considerazione che avrebbe dovuto fermare che i rincari al casello crescessero.

    autostrade benetton autostrade benetton

     

    Un’illuminante audizione del capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Paolo Sestito, in Commissione Ambiente alla Camera (anno 2016), mise nero su bianco che «non è definita con chiarezza a priori la distinzione tra investimenti imposti dal regolatore, che necessitano di una compensazione in tariffe, e gli investimenti definiti dal concessionario medesimo nella sua attività corrente». Ciò significa che lo Stato non ha mai saputo davvero se gli investimenti delle società di gestione della rete abbiano senso per i volumi di traffico o servano soltanto per aumentare i margini economici delle Concessionarie.

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