1.BANCHE:BANCO POPOLARE VOLA IN BORSA +8,6%, CON NOZZE BPM +4%
matteo renzi padoan
(ANSA) - Vola a Piazza Affari il Banco Popolare in vista delle nozze, date ormai per certe, con la Bpm. Il titolo avanza dell'8,59%, dopo essere anche stato più volte in asta di volatilità. La Bpm guadagna il 4,4%.
2.MPS: VIOLA, FUSIONE A DUE CON UBI MEGLIO DEL TRIO CON BPM
(ANSA) - "In questi giorni si fanno tanti nomi, ma a oggi non c'è un'opzione sul tavolo: aspettiamo che questa si concretizzi. Da un punto di vista prettamente industriale, l'ipotesi con Ubi presenta aspetti positivi basati soprattutto sulla pressoché totale assenza di sovrapposizioni geografiche. Quanto al cosiddetto triangolo, non posso non notare che fusioni multiple hanno pochissimi esempi (credo l'unica in Europa sia Bankia) e hanno un'alta complessità organizzativa. Quindi le guardo con una certa prudenza". Lo dice l'ad di Monte dei paschi di Siena, Fabrizio Viola, a Repubblica.
giuseppe castagna
Commentando l'andamento del titolo, osserva che la Borsa perde perché "si erano generate aspettative eccessive sulla bad bank", ma "dal preconsuntivo si conferma che la banca è solida, sia dal punto di vista patrimoniale", che "della liquidità, che a dicembre era a 24 miliardi, ai massimi da 4 anni e tale da consentirci di assorbire gli effetti negativi della recente volatilità sui mercati". Anche se lo stock è calato, "ovviamente - sottolinea - sulle sofferenze dobbiamo lavorare: ieri abbiamo parlato molto di come rafforzare l'obiettivo di ridurle di 5,5 miliardi, previsto dal piano strategico".
victor massiah
Sulla garanzia statale sulle cartolarizzazioni, l'ad sottolinea che, in attesa di maggiori informazioni, "di positivo c'è che il governo ha portato a casa qualcosa, e che si toglie incertezza al mercato: della bad bank se ne parlava da un anno e questo a mio avviso ha un po' rallentato le cessioni di sofferenze".
3.BPM E BANCO POPOLARE PIÙ VICINE LA MOSSA DI CASTAGNA CON LA BCE
Federico De Rosa e Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
fabrizio viola
Si sblocca la trattativa tra Bpm e Banco Popolare. Dopo l’incontro di mercoledì al Tesoro tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e gli amministratori delegati di Bpm, Giuseppe Castagna e di Ubi, Victor Massiah, in cui sarebbe stata affrontato il tema delle aggregazioni — cioè Bpm-Banco e Bpm-Ubi, nonché l’ipotesi di una fusione a tre Ubi-Bpm-Montepaschi — ieri è arrivato il sostanziale via libera del governo all’asse Milano-Verona, considerata l’ipotesi più ragionevole. Castagna ieri ha preso contatti con la Bce per spiegare la sostenibilità patrimoniale e finanziaria dell’operazione.
Un’aggregazione tra Banco (assistito da Merrill Lynch, Mediobanca e Colombo & associati) e Bpm (seguito da Lazard e Citi) creerebbe un colosso da 6,5 miliardi di capitalizzazione, 2.340 sportelli, 25 mila dipendenti. Ma anche con 14 miliardi di sofferenze, coperte per il 41%, in gran parte portate in dote dal Banco (10,9 miliardi).
Non è escluso che il combinato delle due entità risulti avere un deficit patrimoniale, che può essere colmato con operazioni straordinarie o un aumento di capitale. La governance appare invece definita: il ceo sarà Castagna, con i veronesi Carlo Fratta Pasini confermato alla presidenza e Pierfrancesco Saviotti alla guida del comitato esecutivo, e l’autonomia della Bpm spa per almeno sei anni.
fratta pasini
Secondo fonti vicine alla vicenda, oltre ai numeri a pesare sarebbe stato anche il pragmatismo del governo e la mossa del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che con il movimento Fare! ha deciso di appoggiare Renzi portandogli il voto di tre senatrici risultati decisivi per bocciare le mozioni di sfiducia. A Verona ha sede il Banco e Tosi più volte si è espresso per la nascita di un polo attorno al Banco che, dopo il rafforzamento con Bpm, possa puntare su Veneto Banca.
Resta fuori dalla partita del risiko, almeno per adesso, Ubi (assistita da Credit Suisse e Morgan Stanley). E, a cascata, anche il Montepaschi. Massiah non sarebbe disponibile a prendere da solo Mps perché si è sempre detto interessato a operazioni che creano valore. I conti 2015 di Mps resi noti ieri potrebbero tuttavia fare la differenza: dopo 5 anni di perdita Siena è tornata in utile per 390 milioni grazie alla riscrittura, imposta dalla Consob, del derivato Alexandria.
Pier Francesco Saviotti
Il patrimonio risulta stabile e i crediti deteriorati in calo a 46,9 miliardi. Siena è interessante perché vale poco: appena 2,1 miliardi, circa 0,2 volte il patrimonio netto, dopo aver perso quasi metà del valore in un mese. A questi prezzi Ubi potrebbe anche affrontare un sacrificio in termini patrimoniali, in cambio di 5 milioni di clienti che Siena porterebbe in dote.