Claudio Bozza per il “Corriere della sera”
«Avete abbandonato la ditta, adesso traetene le conseguenze».
luciano nobili
Suona così la telefonata che Luigi Zanda, tesoriere del Partito democratico, ha fatto nei giorni scorsi ai deputati Luciano Nobili e Michele Anzaldi. Non si tratta di due eletti qualunque, ma di due scissionisti di primo piano, passati con Matteo Renzi a Italia viva. Entrambi, da molti anni, sono dipendenti del Nazareno, che il partito ha «ereditato» dalla Margherita. Nobili, 42 anni, che ha iniziato a fare politica con Paolo Gentiloni e Francesco Rutelli, è inquadrato come funzionario; mentre il più navigato Anzaldi, 59 anni, storico portavoce dello stesso sindaco di Roma, risulta come dipendente nell' organigramma della comunicazione del partito.
zanda
Anzaldi, «sorvegliante» h 24 di tv, radio e giornali con piglio iper renziano, siede in commissione di Vigilanza Rai ed è in parlamento dal 2013: da allora le casse pubbliche si sono fatte carico dei suoi contributi previdenziali. Idem per Nobili: il fedelissimo di Roberto Giachetti, di cui è stato coordinatore per la corsa a sindaco di Roma, però siede a Montecitorio dal marzo 2018.
Adesso, però, la sicurezza da dipendenti a tempo indeterminato sembra essere finita.
«Ho telefonato loro per evidenziare questa contraddizione - spiega il tesoriere Zanda -.
Non è solo una questione economica, di contributi, bensì di coerenza politica dei due deputati». E poi: «Siamo sì partiti alleati - aggiunge il senatore -, ma concorrenti».
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La risposta ricevuta da Zanda non sarebbe stata di chiusura. Però, almeno uno dei due deputati avrebbe chiesto la consulenza di un avvocato per affrontare meglio la questione. Il caso di Anzaldi e Nobili ha innescato forti mal di pancia in Parlamento, dove al contrario i dipendenti dei gruppi del Pd di Senato e Camera sono stati costretti a licenziarsi per passare alle dipendenze di Italia viva: «Per noi, che abbiamo stipendi quattro-cinque volte più bassi, nessuna garanzia sul futuro - si vocifera negli uffici -, mentre i politici possono tenersi il paracadute nel caso non venissero rieletti con Renzi». Nel Partito democratico non è la prima volta che emerge un caso simile: già nel marzo 2017, quando Enrico Rossi mollò il Pd per Mdp, il governatore della Toscana fu costretto a dimettersi dal partito, di cui era dipendente funzionario da quasi venti anni.
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