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    DIAMOCI UNA MANO – GLI AMERICANI LA CHIAMANO “SKIN HUNGER”, FAME DI PELLE, CIOÈ IL DESIDERIO DI TOCCARSI. NON STIAMO PARLANDO NECESSARIAMENTE DI SESSO, MA DI CONTATTO FISICO IN GENERLE. IL VIRUS CI HA PORTATO VIA LE CAREZZE, LE PACCHE SULLE SPALLE – GIÀ PRIMA DELLA PANDEMIA, ALMENO UN ADULTO SU 4 SOFFRIVA DI ASTINENZA DA CONTATTO. E CON LE QUARANTENE…


     
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    Azzurra Barbuto per “Libero quotidiano”

     

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    Non esiste soltanto quella da sesso o da droghe, ma pure l' astinenza da contatto fisico, la quale produce importanti sintomi quali insonnia, depressione, ansia e disturbi dell' umore, a causa dell' abbassamento dei livelli di serotonina, ormone del benessere. Tale genere di astensione incide peraltro sul nostro sistema immunitario, indebolendolo.

    murales sesso e coronavirus murales sesso e coronavirus

     

    Della carenza di effusioni oggi purtroppo soffriamo quasi tutti per effetto delle misure restrittive imposte dall' obiettivo di contenere la diffusione del coronavirus. Da due mesi e mezzo abbiamo dovuto rinunciare alle strette di mano, agli abbracci, ai baci, alle coccole e anche alle cene con gli amici, alla vicinanza, alla convivialità, per proteggere noi stessi e altresì per proteggere gli altri. Ed ora iniziamo a renderci conto di quanto quei piccoli gesti quotidiani che davamo per scontati concorrano al mantenimento del nostro equilibro psico-fisico e ci rendano felici. Del resto, il tocco della pelle, seppure blando, agisce sul sistema nervoso, riduce la pressione, rallenta il battito cardiaco.

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    Non possiamo vivere senza mangiare, senza bere e senza dormire. E non possiamo vivere neanche senza contatto fisico. Quest' ultimo non si traduce solamente nel suo apogeo, ossia nell' atto sessuale che segna il momento di massima intimità tra due amanti. Del rotolamento tra le lenzuola, tutto sommato, si può fare a meno a lungo e senza gravi conseguenze. Ma ciò di cui invece non è possibile privarsi, pena uno stato di malessere generale, sono le carezze. Il tocco dell' altro su di noi, o viceversa, costituisce una forma di comunicazione non verbale e primordiale.

     

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    Ed è attraverso questa lingua muta ed amorevole, universale ed immutabile nel corso dei secoli, che dedichiamo a chi ci sta accanto le parole più belle che si possano pronunciare. Con una pacca sulla spalla rassicuriamo e infondiamo coraggio, con un bacio esprimiamo il nostro affetto, stringendo una mano dichiariamo: «Non sei solo». Il silenzio nel quale siamo sprofondati è composto anche di questi vuoti, è assenza persino di pelle, desolazione, solitudine totalizzante. E, purtroppo, esso è destinato a permanere, almeno finché non verrà scovato un vaccino che ci ponga al sicuro rispetto al pericolo di essere infettati e di infettare.

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    LO STUDIO

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    Fu lo psicologo statunitense Harry Harlow, negli anni Cinquanta, a condurre i primi studi sul bisogno di prossimità fisica, scoprendo che questa necessità non riguarda soltanto gli esseri umani ma anche le bestie. I bimbi appena nati vengono poggiati sul petto della madre e questo li induce a calmarsi. Proprio come i cuccioli di uomo pure quelli di scimmia tendono a ricercare qualcosa di caldo e morbido contro cui rannicchiarsi, arrivando al punto di disinteressarsi al cibo pur di godere dell' effetto confortante di un abbraccio.

    baci coronavirus 1 baci coronavirus 1

    Crescendo non si estingue il nostro desiderio di fisicità.

     

    Anzi, in certe fasi cruciali della esistenza, può divenire più urgente. Allorché siamo sotto stress, ad esempio, ci gioverebbe essere avvolti dalle braccia di chi ci vuole bene. Il paradosso è che proprio adesso che avremmo più esigenza di essere abbracciati, a causa della paura generata dallo stato di emergenza nonché da un virus sconosciuto, non possiamo neanche sfiorarci. Siamo obbligati a scansarci, a starci alla larga, ad evitarci gli uni con gli altri. Stiamo accumulando in tal modo fame di contatto. Gli americani la chiamano "skin hunger", ovvero "fame di pelle".

     

    voglia di toccarsi voglia di toccarsi abbraccio abbraccio

    Si tratta della brama di toccamento, giunta in questi giorni ai suoi massimi storici. Prima della pandemia, si stimava che negli Stati Uniti ne fosse affetto almeno un adulto su quattro in seguito al progressivo isolamento sociale che ha preso il via negli anni Ottanta e che ha avuto un' accelerazione con l' avvento di social network e smartphone. Oggi è probabile che ad avere un insaziabile ed insaziato appetito di tenerezza siano molte più persone, in tutto il globo. La soluzione sarebbe semplice, tuttavia non è "a portata di mani". Queste ultime è meglio tenere al loro posto, magari infilate addirittura nei guanti, almeno per ora. Poi, si salvi chi può.

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