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    AVETE MAI PROVATO A CHIAMARE UN TAXI A ROMA? – CHI LO HA FATTO, HA BESTEMMIATO E HA SCRITTO AL “CORRIERE”: “DOVEVO ACCOMPAGNARE UN PAZIENTE DALL’OSPEDALE ALLA STAZIONE TERMINI. TELEFONO PER PRENOTARE UN TAXI. MI RISPONDE UNA VOCE REGISTRATA, POI ARRIVA LA MUSICA, OGNI VENTI MINUTI RIPRENDE IL DISCO. TUTTO CIÒ PER OLTRE UN’ORA. HO PENSATO SOLO A DELLE PAROLACCE” – LA RISPOSTA DI CAZZULLO: “CHE CITTÀ È, CHE PAESE È QUELLO IN CUI NON CI SONO TAXI IN STAZIONE? SULLE ASSOCIAZIONI DI TASSISTI NON POSSIAMO CONTARE. VI RACCONTO COSA E’ SUCCESSO A ME…”


     
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    Dal “Corriere della Sera”

    Caro Aldo, il giorno prima della mia partenza ho cercato di prenotare un taxi che mi portasse in stazione: ahimè, la più importante società di taxi di Roma non accetta più prenotazioni da Roma ad un’altra destinazione romana. Incredibile.

    Giulia Cosmo

     

    Ero all’ingresso di uno dei padiglioni dell’ospedale San Camillo a Roma. Dovevo accompagnare un paziente per andare alla stazione Termini. Si trattava di una persona che non poteva camminare. Telefono al numero previsto per prenotare un taxi. Mi risponde un disco: all’inizio una cortese voce femminile mi informa su quanto disposto dalle norme sulla privacy, poi arriva la musica, ogni venti minuti riprende il disco. Tutto ciò per oltre un’ora. Ho pensato solo a delle parolacce.

    Franco Cascia

     

    Risposta di Aldo Cazzullo 

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    Cari lettori, sono anni che ci diciamo che in Italia, e in particolare a Roma, mancano taxi. Ma in questi giorni la situazione si è fatta insostenibile. Vi racconto quel che mi è successo. Per 15 giorni sono dovuto andare tutte le mattine dalla Nomentana in centro, nella biblioteca dove abbiamo girato «Una giornata particolare».

     

    Di solito a Roma mi muovo in scooter, ma la produzione me l’ha vietato: «Metti che cadi, magari non ti fai niente ma ti rovini il vestito che deve essere sempre quello; ti mandiamo noi un taxi». Il problema è che i taxi a Roma non si possono più prenotare. E su 15 mattine l’abbiamo trovato tre volte, dopo aver provato tutti i centralini e tutte le App possibili. Attese infinite e messaggi «spiacenti ma non abbiamo taxi in zona». Io potevo prendere la moto.

     

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    Ma chi deve andare in ospedale? Chi deve assistere, che so, un parente al Fatebenefratelli, o in un altro posto in centro dove non si può arrivare con la propria auto? Una persona anziana che deve prendere un treno o un aereo? O che arriva in stazione e deve tornare a casa? Perché a Termini e a Tiburtina si possono contare decine di persone in fila (vedi foto sotto) e nessun taxi. Ma che città è, che Paese è quello in cui non ci sono taxi in stazione? Sulle associazioni di tassisti non possiamo contare.

     

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    Una mi ha scritto una verbosa lettera per dire che l’abbondanza di taxi a Madrid — una delle moltissime città al mondo dove il servizio funziona bene — causa un grave problema ambientale. Avrei preferito che mi scrivessero: «Dei problemi di voi clienti non potrebbe importarcene di meno; noi facciamo gli interessi nostri». Ma allora ci devono pensare i sindaci, a cominciare da Gualtieri, e il governo, che alle ragioni dei tassisti è sempre parso molto sensibile, meno a quelle dei passeggeri. E non diteci, vi prego, che la colpa è del traffico. Il traffico c’è sempre stato, a volte anche più feroce di così. Il problema è semplice: non ci sono abbastanza taxi. O volete gettarci nelle braccia di Uber?

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