effetti del covid sul cervello 2
(Adnkronos) - "Abbiamo aggiunto un tassello ai danni del Covid individuando una correlazione tra la malattia e l'impatto sul sistema nervoso.
Un aiuto per i medici del lavoro, che in questo modo possono essere più aggiornati nel caso si presenti un lavoratore che accusa, dopo mesi dall'infezione" da Sars-CoV-2, "alcuni sintomi che purtroppo non sono così specifici e variano rispetto alla tipologia di attività: vanno dalle difficoltà nelle capacità di concentrazione in chi fa un lavoro di intelletto a una riduzione della resistenza rispetto a chi sta molto in piedi e si sente quindi molto più affaticato".
Così all'Adnkronos Salute Luca Rinaldi, medico in specializzazione all'Irccs Maugeri Pavia, prima firma dello studio osservazionale prospettico italiano che ha stabilito come il Long Covid può compromettere la capacità lavorativa con una sindrome che colpisce un lavoratore su 3, anche dopo 6 mesi dall'infezione.
nuove varianti di coronavirus
Nello studio i ricercatori fanno notare che "diversi sintomi rispecchiano una condizione nota come Sindrome da tachicardia posturale ortostatica (Pots): questa rappresenta la forma più comune di disautonomia che causa intolleranza ortostatica e affligge, secondo i dati, quasi 3 milioni di americani.
Si tratta di una condizione che fa sì che, quando una persona si alza in piedi, il sangue rimanga nella parte inferiore del corpo invece di scorrere e ciò provoca una frequenza cardiaca irregolare". Infatti, "la Pots era già stata osservata in altri casi di infezioni da virus e noi l'abbiamo riscontrata, seppur in un piccolo campione, in chi è stato colpito dal Covid", precisa Rinaldi. Lo studio è la prosecuzione della sua tesi di laurea curata da Franca Barbic, professore associato di Humanitas.
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