Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per www.repubblica.it
BREXIT
La Brexit ha contribuito a rallentare l’economia britannica, a causa di mancanza di lavoratori europei. L’ennesima mazzata contro l’uscita del Regno Unito dall’Ue stavolta arriva nientemeno che da Huw Pill, il capo economista della Banca d’Inghilterra. […] Ieri Pill, che ha parlato a un evento a Londra dell'Institute of Chartered Accountants, ha aggiunto che non è ancora chiaro se i livelli di produttività dei migranti extra Ue, che sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni, siano gli stessi di quelli europei.
Huw Pill - Capo economista Bank of England
“Alcune delle carenze occupazionali che abbiamo adesso”, ha spiegato Pill riportato dal Times, “in passato venivano ricoperte dal flusso costante di lavoratori europei, su base flessibile. Questa opportunità ora non c’è più” dopo la Brexit.
[…] Ma non è finita qui. Perché oggi uno studio del "Centre for Economic Performance" della London School of Economics (Lse) dimostra come la Brexit sia costata sinora sei miliardi in più ai britannici in termini di spesa alimentare. Insomma, oltre all’inflazione impazzita, ogni famiglia ha pagato almeno altre 210 sterline in più, per comprare gli stessi alimenti, a causa dell’uscita di Londra dall’Ue e dei costi doganali.
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Secondo la Lse, “la Brexit ha contribuito a innalzare il costo del cibo nel Regno Unito del 3% all’anno, per un totale del 6% nel 2022”. In tutto, si calcolano 5,84 miliardi di sterline in costi supplementari nel carrello dei cittadini britannici (circa 6,8 miliardi di euro), pari a circa 250 euro a famiglia.
A subirne di più le conseguenze sono ovviamente le famiglie più povere, come nota la Lse, visto che queste distorsioni intaccano i bisogni essenziali delle persone. I prodotti alimentari sono tra i più colpiti dalla spirale inflazionaria oltremanica, che ha toccato il 12,4% in questo specifico settore. Ciò, in un contesto deprimente per l’economia britannica: dopo il disastro finanziario firmato dall’ex prima ministra Liz Truss, il Regno Unito si appresta a due anni di dura recessione secondo Bank of England e crescerà meno di tutti tra i Paesi del G20 (Russia esclusa). Per l’istituto governativo Ons, la Brexit farà perdere almeno 4 punti di Pil di qui al 2026.
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