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Nicola Cendron per il "Corriere della Sera"
Due tragedie nell'arco di 24 ore hanno sconvolto il Trevigiano. Un padre che strangola il figlio e poi si toglie la vita e una madre che si getta da un ponte con il bimbo in braccio. Lei muore mentre il piccolo è in fin di vita. A Castello di Godego Stefano Battaglia, poco dopo mezzogiorno di ieri, è salito su una scala fino al terrazzino dell'appartamento del fratello, Egidio. Dalla finestra ha intravisto strane macchie scure sul pavimento, poi il profilo del piccolo Massimiliano, appena due anni. Ha bussato, gridato ma, come prima alla porta, nessuna risposta.
Allora è sceso e, assieme al padre, Fortunato, ha chiamato i pompieri. Egidio Battaglia, 43 anni, operaio montatore in un'azienda che produce impastatrici industriali a Galliera Veneta, è stato trovato sul pavimento del bagno, in una pozza di sangue. Massimiliano era accanto al papà: sul collo evidenti ecchimosi, segni di strangolamento. Il padre, 43 anni, ha usato un coltello da cucina per squarciarsi la gola. «Era in ansia per il figlio. Aveva paura che fosse autistico...».
Nel comune dell'Alto Trevigiano maggiore lavora - era lì anche ieri mattina- la moglie di Battaglia. Adriana Garlic, originaria di Husi, Romania, castellana d'adozione, è fisioterapista, dipendente di una coop che fornisce personale alla locale Usl. Uno psicologo dell'ospedale la assiste, dopo che la donna ha appreso la notizia. Adriana e Egidio si sono sposati tre anni e mezzo fa: le foto delle nozze raccontano una coppia che si è unita in età matura, due persone felici e consapevoli.
Massimiliano è nato un anno dopo. «Lo hanno saputo due mesi fa...», dice ancora Stefano Battaglia. In ogni caso, nella lettera che Egidio Battaglia ha lasciato sul tavolo della cucina si fa riferimento all'angoscia per la malattia del bambino. «Che vita farebbe?», si sarebbe sfogato l'uomo di recente con alcune persone vicine. Quanto accaduto ieri, del resto, non trova per ora altra spiegazione. Problemi di lavoro? Non risultano. Litigi, frizioni con la moglie? «Ma no. Si volevano bene, erano affiatati, sorridenti, semplici. La domenica venivano a casa mia, si stava insieme...».
Qualche anno fa, Egidio aveva avuto un incidente con la moto. La passione, a vedere la foto della Yamaha d'annata sul profilo di Fortunato Battaglia, era un'eredità paterna. «Si era salvato per miracolo - ricorda Cristian - ed era grato, sempre, e felice per questo». Da ragazzino Battaglia era stato portiere di calcio: «Eravamo compagni di pallone - ricorda Andrea, altro amico - e poi anche nei paracadutisti. Lui aveva il grado di istruttore». Amava i pesi: «Mercoledì ci siamo visti in un market qui vicino. Non vedeva l'ora che riaprissero la palestra. Lo avevo visto anche contento...». E ieri in nottata un'altra tragedia, a Vidor.
Una donna di 31 anni è morta dopo essersi gettata dal ponte del paese, con in braccio il figlio di un anno e mezzo. Il bimbo è stato trovato dai soccorritori in condizioni disperate ed è stato portato all'ospedale di Treviso. La donna era uscita di casa verso le 20 di ieri sera, facendo perdere le sue tracce. Scattato l'allarme, i carabinieri hanno trovato la sua auto, vuota, nei pressi del ponte sul Piave, a Vidor, alto una quindicina di metri. I pompieri hanno visto il corpo della donna e poi trovato il bimbo poco distante.
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