Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
tony badre essobti con il piccolo giuseppe
La cameretta nuova. Anzi, nemmeno tutta la cameretta, solo uno dei lettini, che aveva una sponda di legno e i bambini, saltandoci sopra per gioco, l' avevano rotta. Perciò domenica pomeriggio Badre Tony Essobti ha ucciso a pugni, schiaffi e bastonate il figlio della sua compagna, Giuseppe, di sette anni, e ha massacrato di botte la sua sorellina di otto, Noemi.
È già passata da un pezzo la mezzanotte di domenica quando questo ragazzo di 24 anni nato in Italia da padre tunisino e madre della provincia di Napoli, comincia a fare le prime ammissioni. Negli uffici del commissariato di polizia di Afragola, l' interrogatorio va avanti già da un pezzo. Di fronte al pubblico ministero Paola Izzo e con accanto l' avvocato Michele Coronella, Essobti ha ormai compreso che mentire non gli serve a niente, che quella storia dei bambini caduti per le scale deve lasciarla perdere, perché il magistrato gliel' ha fatto capire: è una bugia e lei non ci casca. E allora finalmente comincia a raccontare davvero quello che è successo, comincia a spiegare perché in pochi minuti di violenza inaudita ha ammazzato il bambino e ha rischiato di far fare la stessa fine anche alla sua sorellina.
tony badre essobti
Dice che loro erano una famiglia, anche se il padre dei bambini è un altro, uno che vive in penisola sorrentina, da dove Valentina Caso, la mamma trentunenne di Giuseppe e Noemi e di un' altra bimba di quattro anni, è andata via proprio quando si è innamorata di Tony. Ha lasciato Massa Lubrense e ha scelto di trasferirsi in una parte della provincia di Napoli che non ha niente a che vedere con l' incanto della costiera. Prima a Crispano, dove vive la mamma del ragazzo, poi a Cardito, nella casa che domenica si è trasformata nel teatro di un orrore.
Tony dice anche di essere «dispiaciuto» perché, giura, «io a Giuseppe volevo bene».
Ma certo sono parole che non commuovono, e che soprattutto non hanno alcuna credibilità. E che mettono anch' esse i brividi di fronte alla banalità dei motivi che hanno scatenato la furia dell' uomo. Lui racconta che i bambini facevano chiasso, giocavano, si rincorrevano, saltavano. Lo facevano andando avanti e indietro per tutto il piccolo appartamento, ma soprattutto nella loro cameretta. «E lì hanno spaccato la sponda di un letto», spiega Essobti per dare una motivazione alla sua reazione omicida.
tony badre essobti 1
Giuseppe e Noemi avevano fatto la cosa più normale che possa avvenire in una casa dove ci sono due fratellini di quell' età: avevano fatto danni, piccoli danni domestici. «Ma per noi era stato un sacrificio comprare quella cameretta, avevamo fatto sforzi enormi, e quando ho visto che cosa era successo mi sono infuriato».
In realtà altro che infuriato.
Per arrivare a uccidere il bambino colpendolo a mani nude e con il manico di una scopa, e per avvicinarsi a fare altrettanto con la bambina, Tony doveva essere accecato dall' odio. Lo sapremo dall' autopsia quante percosse, e con quale violenza, Giuseppe ha dovuto subire. E sarà un' altra informazione da gelare il sangue.
Valentina Caso, nella sua deposizione, ha detto che il compagno sembrava indemoniato, e forse ha usato l' espressione più appropriata: bisogna essere proprio indemoniati per arrivare a tanto.
Ma bisogna essere anche qualcosa di peggio per non chiedere subito aiuto quando, passata la furia, ci si rende conto di quello che si è fatto. E invece Essobti si è attaccato al cellulare, non per chiamare il 118, ma per telefonare alla sorella e spiegarle la situazione.
il piccolo giuseppe
E quella a sua volta ha telefonato alla madre, facendo passare altri minuti che magari potevano servire per salvare il bambino. Solo la madre di Tony ha chiamato i soccorsi, e pure se l' ambulanza è arrivata rapidamente, non c' era già più niente da fare per rianimare Giuseppe. Che è stato ucciso perché era un bambino vivace. E perché con la sorella giocava a rincorrersi.