Gabriele Rosana per “il Messaggero”
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Dopo aver spinto fortemente per uno stop delle forniture energetiche, gli Stati Uniti frenano l'Europa sulle sanzioni alla Russia. «Uno stop totale alle importazioni energetiche Ue, a cominciare da quelle petrolifere, rischia di essere controproducente», e di scatenare un effetto boomerang sui mercati globali, «facendo aumentare i prezzi in tutto il mondo», senza fare davvero male a Mosca.
È il senso dell'allarme che ha scandito ieri da Washington, dopo un incontro con il premier ucraino Denys Shmyhal, la segretaria al Tesoro Janet Yellen, di fatto prendendo le distanze per la prima volta dalla pressione fino ad ora esercitata dalla Casa Bianca sugli alleati, in nome della sintonia transatlantica, per alzare la posta delle restrizioni contro Mosca, sempre concordate in sede di G7.
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La prudenza di Yellen arriva nelle ore in cui si rinnova intanto a Bruxelles il pressing politico sulla Commissione per mettere sul tavolo dei governi dei Ventisette già la prossima settimana, dopo il ballottaggio delle presidenziali francesi, un sesto pacchetto di sanzioni. I tecnici dell'esecutivo Ue stanno lavorando a una proposta di embargo che Ursula von der Leyen ha etichettato «intelligente» per petrolio e derivati già prima di Pasqua, ma si sono finora scontrati con l'opposizione della Germania, che nell'Ue è la principale importatrice di greggio, benzina e diesel russi, da cui l'intero continente dipende per più di un quarto del suo fabbisogno.
«L'Europa deve necessariamente ridurre la sua esposizione alla Russia per le forniture energetiche, ma dobbiamo stare attenti quando pensiamo ad un embargo totale sull'import del petrolio.
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Questa mossa farebbe aumentare i prezzi globali, causando un impatto negativo non solo sull'Europa, ma anche in altre parti del mondo», ha aggiunto Yellen, preoccupata dalle possibili conseguenze della decisione Ue soprattutto in un contesto economico in cui l'Opec ha ribadito ancora di recente il rifiuto di aumentare la produzione oltre il target minimo dei 400mila barili in più al giorno, senza revisioni al rialzo.
È controintuitivo, ha precisato la segretaria al Tesoro Usa, ma «la messa al bando totale deciso dalla Ue potrebbe finire per avere un impatto molto limitato sulla Russia, che si troverebbe sì a esportare di meno, ma a prezzi molto più alti» verso i Paesi alleati o rimasti neutrali.
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«Servirebbe una soluzione che consenta di fermare gli acquisti di gas e petrolio, importanti fonti di introito per Mosca, senza però esporre tutto il pianeta a un aumento dei prezzi dell'energia. A questo stiamo lavorando».
Washington è assai meno esposta alle forniture di energia russa rispetto all'Europa, tanto che già a inizio marzo aveva deciso di sospendere tutte le importazioni di petrolio, gas e carbone. Ma adesso è in allerta per l'effetto domino che potrebbe causare uno stop indifferenziato da parte dell'Europa, nel caso in cui volesse seguire gli Stati Uniti (obiettivo mai davvero incoraggiato da Oltreoceano).
Parole di cautela che arrivano mentre, ancora ieri, l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha ribadito la volontà di imporre «un divieto totale» all'import di greggio e di staccare altre banche (tra cui la Sberbank) dal sistema di messaggistica per i pagamenti internazionali Swift.
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