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    ERA MEJO QUANDO SCOPAVANO - AVVISATE CONTE CHE NON E' IL SESSO PREPARTITA, LA PERICOLOSA "TENTAZIONE" CHE SPOMPA I GIOCATORI MA SOCIAL E I VIDEOGAME - UNA RICERCA NON LASCIA DUBBI: TRENTA MINUTI TRASCORSI SU FACEBOOK E INSTAGRAM O A SMANETTARE SULLA PLAYSTATION PRIMA DI UNA PARTITA RENDONO UN GIOCATORE SENSIBILMENTE MENO REATTIVO E MENO PRECISO IN CAMPO...


     
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    Marco Bonarrigo per il Corriere della Sera

     

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    Con buona pace di Antonio Conte e di tanti suoi illustri predecessori, nessuno ha ancora dimostrato che fare sesso prima di una partita peggiori la prestazione. Ma da lunedì scorso (fonte l' autorevole Journal of Sport Science) è scientificamente provato come mezz' ora trascorsa su Facebook/Instagram o a smanettare sulla Playstation prima di una partita renda un giocatore sensibilmente meno reattivo e meno preciso in campo.

     

    A gettare nel (relativo) panico migliaia di calciatori (i quali, meschini, pensano di rilassarsi con lo smartphone mentre vanno allo stadio o negli spogliatoi) sono un fisiologo brasiliano (Leonardo De Sousa Fortes) e la sua équipe di ricercatori delle università di Peralba, Rio Grande e Maringà. Da sempre impegnati a studiare il rapporto tra fatica mentale e prestazione, i nostri hanno disegnato un esperimento per quantificare (o eventualmente smentire) l' idea che social network e telefonini rincitrulliscano anche i professionisti del pallone, quelli che spesso vediamo sbarcare nell' antistadio con lo sguardo fisso all' iPhone.

     

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     Selezionati 25 professionisti del campionato brasiliano (età media 23 anni, impegnati nell' equivalente delle nostre serie B e C), De Sousa e colleghi li hanno prima valutati fisiologicamente per poi far loro disputare tre serie di tre match regolamentari variando ogni volta il protocollo del pre-partita e sviscerando i 90' con un sofisticato sistema video di match-analysis.

     

    Nel primo test i giocatori, due ore prima del fischio d' inizio, si rilassavano per mezz' ora davanti a un film, nel secondo smanettavano per 30 minuti su Facebook e Instagram, nel terzo erano liberi di sfidarsi a Fifa 2018 sulla Playstation. I risultati lasciano pochi dubbi. Rispetto a chi ha guardato il vecchio e caro film, i «social addicted» hanno sbagliato il 7.3% di passaggi in più, i giocatori di Fifa 2018 addirittura l' 8,3%. Peggio ancora è andata sul fronte dei tempi di reazione agli stimoli, critici in uno sport basato sul «decision making» immediato.

     

    Valutati col classico test di Stroop (vedi delle parole su un schermo, devi dire di che colore sono) i reduci dal film hanno risposto in media in 3 decimi, quelli che avevano usato i social o i giochini ci hanno messo il triplo: la differenza tra la reattività di Ronaldo e quello di un attaccante di serie C. La cosa interessante è che i parametri tradizionali della fatica (acido lattico in circolo, battito cardiaco) restano immutati nei tre gruppi di controllo: varia solo la fatica mentale.

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    «È probabile - scrivono i ricercatori - che l' uso dei videogiochi e/o dei social riduca l' attività elettrica nelle aree della corteccia cervicale frontale responsabili della flessibilità cognitiva, rallentando il processo decisionale e indebolendo la capacità di interpretare e anticipare i movimenti degli avversari».

     

    Usando i paroloni dei neuroscienziati, smanettare sullo smartphone aumenterebbe la quantità di adenosina (responsabile dello stress) e ridurrebbe quella di dopamina (che regola il movimento) nella corteccia cingolata mandando in confusione l' incolpevole cervello. De Sousa e soci andranno avanti nei loro studi valutando i calciatori con degli elettroencefalogrammi. Aspettando sviluppi scientifici, allenatori e presidenti sono avvertiti: i social fanno più male del sesso, anche di quello «acrobatico» sconsigliato da Conte.

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