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    AVVISATE LA MELONI: PER L’ITALIA NEI PROSSIMI ANNI CI SARA’ DA PIANGERE – NON SOLO L’APPLICAZIONE DEL NUOVO PATTO DI STABILITA’, IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE LANCIA L’ALLARME SUI CONTI PUBBLICI E CHIEDE AL GOVERNO UN AGGIUSTAMENTO FISCALE "RISOLUTO E INCISIVO" - SERVE ANCHE UNA "PIENA ATTUAZIONE DEL PNRR” (UN'ATTUAZIONE INCOMPLETA DEL PIANO, INFATTI, INDEBOLIREBBE LA CRESCITA) – I TIMORI SU SPESA E DEBITO, LA MANOVRA CHE, A DIFFERENZA DI QUEL CHE DICE GIORGETTI, SARA’ "LACRIME E SANGUE" E MELONI CHE VUOLE FITTO COME COMMISSARIO EUROPEO PER NEGOZIARE IL RINVIO AL 2028 DELLE SCADENZE DEL PNRR...


     
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    Fabrizio Goria per la Stampa - Estratti

     

    GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

    Il Fondo monetario internazionale ammonisce l'Italia sui conti pubblici. «È urgente un aggiustamento fiscale risoluto e incisivo», spiega il board esecutivo del Fmi concludendo la missione periodica in Italia, l'Article IV.

     

    Dopo l'avviso preliminare del 20 maggio, arriva la conclusione del rapporto. Che sottolinea come, nonostante la ripresa in corso, i deficit fiscali siano «molto più ampi rispetto a quelli pre-Covid». Non solo: «Con l'aumento delle pressioni latenti sulla spesa, il debito pubblico e il fabbisogno finanziario rimangono molto elevati».

     

    GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI - QUESTION TIME SENATO GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI - QUESTION TIME SENATO

    Pertanto, secondo il Fmi, serve una rivoluzione su fisco e pensioni, oltre che una piena attuazione del Pnrr. Un monito che arriva nell'ultima settimana di luglio e che apre, in anticipo, la discussione sulla prossima legge di Bilancio.

     

    Allarme confermato. Dopo l'analisi preliminare di metà maggio, l'istituzione guidata da Kristalina Georgieva ribadisce che l'Italia sta frenando.

     

    Il Pil calerà dal +0,9% dello scorso anno allo 0,7% del 2024, per poi restare sotto quota 1% nel prossimo biennio. A rallentare sarà anche la domanda domestica, che dal 2% dello scorso anno si fermerà a quota 0,1% nel corrente.

    KRISTALINA GEORGIEVA - GIORGIA MELONI KRISTALINA GEORGIEVA - GIORGIA MELONI

     

    Ma sono deficit e debito a preoccupare. Il primo resterà sopra il 3,5% del Pil per i prossimi due anni. Il secondo salirà: dal 139,1% del Pil dell'anno in corso al 142,1% del 2026.

     

    Una tegola che richiede un aggiustamento fiscale considerato più che doveroso. E in tal senso arriva la prima raccomandazione. Il Fmi sottolinea come «l'attuale posizione ciclica favorevole dell'economia» rappresenti «un'opportunità per realizzare un avanzo primario pari al 3% del Pil, revocando le misure volte ad attutire gli choc del passato, riducendo le politiche fiscali e di spesa inefficienti».

    GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI - DEF - VIGNETTA DI ELLEKAPPA GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI - DEF - VIGNETTA DI ELLEKAPPA

     

    (...)

    Ciò che preoccupa è la dinamica del fardello da quasi 3.000 miliardi di euro sulle spalle della Repubblica, in aumento. Ed ecco il consiglio più marcato: «I quadri per la gestione del debito dovrebbero essere rafforzati». L'obiettivo ultimo è evitare oscillazione dello spread e turbolenze nelle prossime emissioni di bond sovrani.

     

    Proprio il tema del debito potrebbe diventare cruciale nei prossimi anni. Secondo gli esperti del Fmi, «tassi di interesse significativamente più alti del previsto potrebbero riaccendere preoccupazioni riguardo ai legami tra debito sovrano-banche-imprese».

    Un ulteriore monito, data l'autarchia obbligazionaria che ha contraddistinto i collocamenti degli ultimi due anni.

     

    GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

    A mitigare i rischi al ribasso ci può essere il Recovery Fund. Che secondo Washington è considerato «una priorità». Tuttavia, si rimarca, «un'attuazione incompleta della spesa del Pnrr e dell'implementazione delle riforme indebolirebbe ulteriormente la crescita economica, mentre disavanzi fiscali ancora ampi potrebbero erodere la fiducia degli investitori, indebolendo ulteriormente le finanze pubbliche». Una situazione in cui né l'Italia né l'Ue vorrebbero trovarsi.

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