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    AVVISATE MACRON: MARSIGLIA È PIÙ VIOLENTA DI MEDELLIN – NELLA CITTÀ FRANCESE DUE GANG CRIMINALI, “YODA” E “DZ MAFIA”, SONO IN CONTINUA LOTTA PER IL CONTROLLO DELLO ZONE DI SPACCIO E OGNI TANTO CI SCAPPA IL MORTO: SETTE SOLO AD AGOSTO – UN 18ENNE HA INCASSATO 200 MILA EURO PER FAR FUORI DEI MEMBRI DEI CLAN: ERA COSTRETTO A FILMARE LE ESECUZIONI E A INVIARE I VIDEO AI MANDANTI – A VOLTE INFILAVA NEL BAULE DELLA MACCHINA IL CADAVERE E GLI DAVA FUOCO, LO CHIAMAVA “BARBECUE”


     
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    Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

     

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    Matteo F., 18 anni, cresciuto in una famiglia tranquilla, killer a contratto. Ha incassato 200 mila euro per eliminare membri del clan «Yoda», nemici della gang «DZ Mafia», i due gruppi in lotta per il controllo dello spaccio in alcuni quartieri di Marsiglia.

     

    L’assassino, arrestato in aprile insieme a dei complici, ha colpito per soldi ma anche per il piacere di farlo, suggestionato da una realtà brutale, dove essere il più cattivo è un merito. E di pistoleri come lui ne hanno bisogno in una città insanguinata da una battaglia feroce. Dall’inizio dell’anno gli omicidi sono stati 36, sette solo in agosto, per la maggior parte collegati proprio alla faida tra i due «mini-cartelli».

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    […] La narco-guerra non è una infatti una storia nuova per i «marsigliesi», descritta da romanzi e film memorabili, solo che da tempo è diventata più intensa. Alle dispute tra le organizzazioni criminali maggiori si è aggiunta quella dei sotto-gruppi decisi a imporre il loro potere e a conquistare fette di mercato, intese come strade, isolati, edifici dove vendere veleno. Sono formazioni ambiziose, pronte ad una violenza estrema, ma anche esigenti.

     

    Gli omicidi devono essere accurati, gli esecutori hanno l’ordine di non farsi vedere in zona prima degli attacchi e, infatti, i boss li scelgono — quando possono — fuori dal loro ambiente. Ingaggio e ordini avvengono attraverso i social, con il web usato anche per aumentare la «popolarità» sulla piazza.

     

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    Matteo ha raccontato agli agenti di essere stato costretto a filmare le esecuzioni, video inviati ai committenti che potevano servirsene come strumento di minaccia e di ricatto nei confronti di chi ha sparato. «Dicevano che li avrebbero dati agli inquirenti, agli amici delle vittime», ha sostenuto in un interrogatorio.

     

    I team, di solito formati da 4-5 individui, imbracciano il fucile Kalashnikov, seguono i bersagli con le «cimici» Gps piazzate sotto le auto, cancellano le tracce dando alle fiamme i veicoli della fuga, corrompono per avere spie ovunque. E in alcune occasioni infilano il corpo dell’ucciso dentro il baule della vettura, quindi incendiano il tutto: è il «barbecue». Il modus operandi intimorisce l’avversario, impedisce la raccolta di impronte o Dna.

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    […] I target sono sempre più giovani. In un episodio la famiglia dell’ucciso si è fatta viva solo dopo che gli investigatori ne hanno comunicato ufficialmente l’identità. Oltreconfine Il conflitto, poi, rischia di ampliarsi. L’arena principale è la zona di La Paternelle, tuttavia ci sono segnali allarmanti in altre parti della regione. E non solo legati a «Yoda» o «DZ Mafia». A maggio due pregiudicati marsigliesi, Nadir e Omar, sono stati fatti fuori a Salou, a sud di Tarragona, in Spagna. […]

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