Paolo Mastrolilli per la Stampa
MATTEO SALVINI
Arriva a circa 100mila, il numero complessivo dei migranti posizionati lungo tutta la costa libica, che sarebbero pronti ad imbarcarsi per l' Italia appena dovessero ricevere il segnale di farlo. Se l' offensiva lanciata dal generale Haftar contro Tripoli si trasformasse in una guerra riconosciuta ufficialmente come tale dall' Onu, lo status legale di queste persone cambierebbe, e per il governo italiano diventerebbe impossibile rifiutare di aiutarle.
Uno scenario molto preoccupante per l' esecutivo gialloverde, in particolare perché questo esodo potrebbe corrispondere proprio con la fase finale della campagna elettorale per il voto europeo di fine maggio. In questa luce, acquista ancora più importanza la seconda telefonata avvenuta ieri tra il presidente americano Trump e il premier Conte: «Ho parlato con il premier italiano riguardo all' immigrazione, agli scambi commerciali, le tasse e le economie dei nostri rispettivi paesi» ha twittato The Donald.
SOLDATI IN LIBIA
Durante un' intervista con il Corriere della Sera, il premier Sarraj ha detto che circa 800.000 persone potrebbero invadere le nostre coste, tra cui anche criminali e jihadisti. Forse il suo obiettivo era spaventare, per attirare l' attenzione sulla crisi e ricevere aiuto, ma i rapporti di intelligence parlerebbero di almeno 6.000 profughi pronti a partire. La stima complessiva più realistica, effettuata sul campo, dice invece che lungo l' intera costa libica ci sono circa centomila esseri umani praticamente con i piedi nell' acqua.
SOLDATI IN LIBIA
Alcuni si qualificano come rifugiati, e altri come migranti, mentre al numero complessivo andrebbero aggiunti anche i cittadini libici, come ha avvertito l' Alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, che nel caso dell' esplosione di una vera guerra civile a tutto campo potrebbero iniziare anche loro a cercare rifugio lontano dal proprio paese. Sul piano legale la materia è regolata dalla Convention Relating to the Status of Refugees del 1951, che garantiva lo status si rifugiati alle persone che hanno fondati motivi di essere perseguitati «a causa della razza, la religione, la nazionalità, l' appartenenza ad un particolare gruppo sociale o opinione politica».
SCONTRI IN LIBIA
salvini
Questo testo poi era stato ampliato nel 1967 dal Protocol Relating to the Status of Refugees, mentre nel 1984 la Cartagena Declaration aveva stabilito che lo status andava esteso alle «persone che sono fuggite dal proprio paese perché le loro vite, la sicurezza o la libertà sono state minacciate dalla violenza generalizzata, l' aggressione straniera, i conflitti interni, massicce violazioni dei diritti umani, o altre circostanze che hanno seriamente disturbato l' ordine pubblico». Il testo di Cartagena non è vincolante come gli altri, ma davanti alla fuga di massa da una guerra civile ufficialmente riconosciuta dall' Onu, per Roma diventerebbe giuridicamente molto difficile, e moralmente impossibile, tenere chiusi i porti e negare assistenza.
salvini migranti
La stima delle centomila persone pronte a partire è riservata, ma realistica, e quindi tiene in grande apprensione il governo. Già durante il precedente esecutivo Renzi, gli sbarchi erano molto diminuiti per gli accordi con le milizie libiche, gli acquisti delle imbarcazioni usate per i trasporti, ma anche perché il ministero dell' Interno si mobilitava ogni mattina prima dell' alba per capire attraverso le previsioni del tempo dove sarebbero avvenute le partenze, e quindi aiutare le autorità locali ad intercettarle.
migranti sul gommone
Questa attività è proseguita, e con Salvini si è aggiunta la determinazione a tenere chiusi i porti e osteggiare le attività delle ong. Tutto ciò però difficilmente resisterebbe all' urto di centomila persone in fuga da una vera guerra, con le immagini e le storie delle vite minacciate o perdute.
Questo scenario, alla vigilia del voto europeo, accresce ancora di più l' attenzione dell' Italia per quanto sta avvenendo tra Haftar e Sarraj, a cui la settimana scorsa si è aggiunta la telefonata dal presidente Trump al generale, avvenuta due giorni prima di quella col premier Conte. Ieri i due si sono risentiti, per chiarire la strategia e il senso del riconoscimento offerto dal capo della Casa Bianca ad Haftar. Sul piano tattico il generale si è esposto, allungando troppo le retrovie, ma dall' esito della sua sfida dipende ora anche il destino dei migranti con i piedi nell' acqua.
migranti
SALVINI: ITALIA A RISCHIO ATTENTATO "MIGLIAIA DI LUOGHI DA PROTEGGERE"
Flavia Amabile per la Stampa
salvini
L' attentato in Sri Lanka? Per il ministro dell' Interno Matteo Salvini anche l' Italia è a rischio. Sorvolando su tutte le azioni di protezione attivate negli anni scorsi quando l' allarme terrorismo era molto alto in Europa, spiega: «Dobbiamo organizzarci perché in Italia non succeda. Le forze dell' ordine stanno controllando migliaia di punti che potrebbero essere a rischio e quindi contiamo su di loro, che sono tra le migliori del mondo. Finora, fortunatamente, noi non abbiamo avuto problemi o li abbiamo sventati prima che succedesse qualcosa».
SALVINI BACIATO DAL SOLE
Se nella simbologia cristiana la Pasqua è un periodo di pace, per il ministro Salvini sono stati due giorni di messaggi di guerra. Ha rilanciato l' ipotesi di reintrodurre la leva militare obbligatoria. «Magari nel corpo degli Alpini», ha sottolineato. Un' ipotesi bocciata subito dalla Difesa, aumentando il numero di motivi di scontro tra Lega e Cinque Stelle.
attentati in sri lanka
«Pensiamo al futuro non al passato», è la risposta fatta trapelare dal ministero di Via Venti Settembre. Era proprio il giorno di Pasqua e il mondo cattolico era in lutto per gli attentati nelle chiese dello Sri Lanka costati la vita a centinaia di persone, quando Luca Morisi, "spin doctor" di Salvini pubblicava sui suoi social una foto del ministro armato di mitra. Sempre nello stesso post, sopra la foto, Morisi, aveva scritto: «Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega?
Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni tipo per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto!».
Parole che da due giorni stanno provocando accese polemiche. «Polemiche fondate sul nulla - ha risposto ieri Salvini - Stamani (ieri, ndr)hanno polemizzato anche sui peluche (un' altra foto postata dal ministro, ndr). Se la sinistra si attacca alle foto per polemizzare vuol dire che stiamo lavorando bene».
salvini ignora elisabetta trenta
Secondo Salvini sta andando molto bene anche la sua politica sugli sbarchi. «Il dato aggiornato a questa mattina - spiega - è di una riduzione del 91 per cento in un anno. Abbiamo dimostrato che volere è potere: in Italia si arriva con il permesso». La tendenza era già in corso da un anno. Rispetto al 2017, nel 2018 c' è stata una riduzione degli sbarchi di oltre l' 80 per cento.
Risulta ancora molto bassa invece la quota di rimpatri. Nel 2018 sono stati circa 5mila, 1500 in meno rispetto al 2017. Nel 2019 si sta avanzando a una media di 18 rimpatri al giorno. Andando avanti di questo passo, per completare l' opera di rimpatrio dei cinquecentomila irregolari presenti in Italia servirebbero più di 70 anni.
salvini time