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    AVVISO AI NAVIGATI: CON LO SPREAD A 180 PUNTI AUMENTA IL RISCHIO PER RENZI E LE BANCHE - I MERCATI FIUTANO L’INSTABILITÀ ITALIANA E, FINO A DICEMBRE, TRATTERANNO I NOSTRI TITOLI COME SE FOSSERO RADIOATTIVI: SE RENZI PERDESSE IL REFERENDUM COSA ACCADREBBE AL GOVERNO? E A MPS E UNICREDIT, IMPEGNATE IN DUE IMPORTANTI AUMENTI DI CAPITALE?


     
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    Alessandro Barbera per “la Stampa”

     

    RENZI PADOAN RENZI PADOAN

    Spesso i mercati ragionano con lo sguardo dell' osservatore politico. L'esito del referendum costituzionale, ad esempio: cosa accadrà se all' alba del 5 dicembre Matteo Renzi dovesse uscire sconfitto dal voto? Quale sarebbe la maggioranza disposta a sostenere un eventuale nuovo governo? E cosa accadrebbe se quella maggioranza faticasse a nascere? Nelle ultime settimane a Roma c' è stato un viavai di banchieri in cerca di risposte.

     

    «Fino a dicembre i titoli italiani sono radioattivi», diceva di recente il partner di un fondo americano preoccupato di capire se scommettere sul rilancio del Monte dei Paschi e Unicredit. Mai come oggi tutto si tiene in un groviglio inestricabile: la governabilità non è a rischio solo per via del destino politico del premier, ma anche per le conseguenze di un voto che lascerebbe le Camere con due leggi elettorali diverse.

    RENZI PADOAN RENZI PADOAN

     

    E dunque, cosa accadrebbe alle due grandi banche italiane che nel frattempo tenteranno di varare due importanti aumenti di capitale? Se l' eventuale vittoria del no allontanasse gli investitori privati, il governo dimissionario avrebbe la legittimazione politica necessaria a varare un decreto per il loro salvataggio o per ricorrere al Fondo salva-Stati europeo?

     

    «Aumenta lo spread italiano? Ovvio, c' è incertezza», dice Renzi. Non ha tutti i torti: visto da questa prospettiva non è difficile immaginare la ragione per la quale ormai da settimane cresce. Lentamente, ma senza sosta: ai primi di agosto la forchetta dei Btp italiani con i Bund tedeschi era poco sopra i cento punti base, ieri è schizzato a 182 e chiuso solo qualche punto più sotto, a 176. Vero è che i tassi sono aumentati in tutta Europa, e che parte lo si deve alla vittoria (quasi) a sorpresa di Donald Trump.

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    Centottanta punti base sono niente rispetto ai 570 del terribile autunno del 2011, ma è il livello più alto da oltre due anni a questa parte. I tassi dei titoli a dieci anni sono tornati a rendere più del due per cento: se non caleranno, alla fine dell' anno saranno costati all' Italia due miliardi di interessi sul debito in più di quanto previsto finora. Quel che però fa impressione oggi non è lo scarto con la Germania, che pure in autunno va alle urne con una Merkel indebolita dalla destra populista. Si nota di più un altro spread: quello con i Bonos spagnoli.

     

    EFFETTO DOMINO SULLO SPREAD jpeg EFFETTO DOMINO SULLO SPREAD jpeg

    A Madrid ci sono voluti mesi per mettere insieme una specie di maggioranza disposta a confermare Mariano Rajoy alla Moncloa. Eppure il rischio che calcolano i mercati sui titoli spagnoli è nettamente più basso di quello italiano: appena 125 punti base. Cosa lo giustifica?

     

    L' economia italiana è più solida di quella spagnola, basti dire che il tasso di disoccupazione iberico è al 19,3 per cento contro l' 11,7 italiano. Il deficit è al 4,3 per cento, contro il 2,6 dell' Italia; il debito ha appena sfiorato il cento per cento della ricchezza prodotta contro il 132 per cento dell' Italia.

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    Ma quell' economia, nonostante la paralisi istituzionale, corre ad un ritmo quattro volte più veloce di quella italiana. A modo suo Rajoy ha garantito una continuità istituzionale che a Renzi potrebbe essere negata da un giorno all' altro: il Pil quest' anno è confermato in crescita del 3,2 per cento, quello italiano fatica a raggiungere il +1 per cento.

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    Nonostante l' ombrello protettivo della Banca centrale europea - che pure dovrebbe proseguire per tutto il 2017 - l' Italia soffre ancora di un problema che in Spagna come in gran parte d' Europa è stato risolto con massicce iniezioni di soldi pubblici: il sistema bancario appesantito da dieci anni di recessione e stagnazione.

     

    Poiché le banche italiane posseggono un bel pezzo di debito pubblico, non è difficile capire perché i mercati diano un prezzo a quel rischio. Nel 2012 quella fu la ragione che impedì al governo Monti di accettare i 60 miliardi di aiuti europei concessi alla Spagna. Ma è per le stesse ragioni che l' Italia oggi è più vulnerabile di altri.

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