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Il senso di impunità è racchiuso in poche parole, pronunciate con sfrontatezza da uno dei ragazzini: «Io rubo tutto quello che chi mi piace, tanto quelli hanno i soldi». Ecco l’evidente «propensione all’illegalità» che il gip del Tribunale dei minori, Marina Zelante, sottolinea in un dei passaggi dell’ordinanza che ha raggiunto, nella serata di lunedì, otto ragazzini tra i 15 e i 16 anni, colpiti dalla misura dell’obbligo di permanenza a casa, per presunti reati di rapina e lesioni aggravate ai danni di altri giovanissimi.
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Gli episodi contestati
Dodici le vittime individuate dagli inquirenti, per vicende risalenti ai giorni che precedevano lo scorso Natale, che hanno per sfondo il parco secolare di Villa Filippini, dimora neoclassica dei primi dell’Ottocento di proprietà del comune Besana Brianza (Monza), e sede della locale biblioteca.
Il primo episodio contestato a seguito delle indagini condotte dai carabinieri di Seregno, agli ordini del maggiore Emanuele Amorosi, con il coordinamento del pm Ethel Matilde Ancona, avviene però in un’altra zona del paese, nella frazione di Valle Guidino, dove cinque degli otto ragazzi finiti ai domiciliari con divieto di usare internet e social (sono 12 in tutto gli indagati), rapinano 30 euro a una delle vittime, minacciato dalla lama di un acciarino.
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È il 16 dicembre 2020. Il giorno dopo, gli stessi tornano all’interno del parco Villa Filippini, dove prendono di mira altri giovanissimi deridendoli, spintonandoli, minacciandoli, chiedendo con insistenza le loro scarpe e i loro indumenti, fino a rapinare una cassa acustica a uno di loro.
Rissa e botte
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Un altro giovane, due giorni dopo, viene schiaffeggiato mentre cammina in strada accompagnando il nonno anziano, con altri minorenni che incitavano alla «rissa» e alle «botte». Il 22 dicembre scorso avvengono altri episodi di bullismo al parco. In quel momento, però, passa una pattuglia dei carabinieri che si accorge della situazione. Interrogate sul posto, alcune vittime riferiscono che i giovani di un’altra comitiva stanno dando loro «fastidio». Sembra finita così. Invece i bulli cominciano a sospettare che qualcuno abbia fatto i loro nomi «agli sbirri».
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Partono due spedizioni punitive in giorni diversi. Pugni, calci, botte anche mentre le vittime sono terra. E intimidazioni: «Vedi di non fare il mio nome perché sennò ti entro in casa e spacco tutto», avrebbe detto una ragazza che, sebbene non indagata, spalleggiava il gruppo degli aggressori. Tre quindicenni finiscono al pronto soccorso di Carate Brianza con prognosi di sette giorni ciascuno. A quel punto, i genitori portano in caserma i figli, che comunque erano restii a fare denuncia.
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La misura chiesta dal pm
«Il fatto che le condotte predatorie siano state indirizzate nei confronti di soggetti minorenni appartenenti alla medesima fascia d’età, e attraverso lo stesso schema operativo — scrive il magistrato dell’ordinanza — denota una particolare spregiudicatezza e una spiccata propensione alla trasgressione della legalità».
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La misura chiesta dal pm e accordata dal gip è quella della permanenza a casa, «dove potrà essere assicurato ai minori il distanziamento dal contesto delinquenziale che li ha portati a una condotta deviante». L’auspicio è che per gli indagati avvenga un «adeguato percorso di recupero e di responsabilizzazione».
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