Ivan Zazzaroni per www.corrieredellosport.it
cellino balotelli
Finalmente lui. Mario ci ha pensato fino all’ultimo - la faccio, non la faccio, lascio perdere - perché non ama raccontarsi, aprirsi: devono bastare il campo e Instagram, spesso bugiardi. Poi l’istinto, il nemico invisibile, si è arreso a un’insistenza non solo mia. Uno di fronte all’altro. Due sedie, una bottiglietta d’acqua. Un solo caffé. «Non ne ho mai bevuti», dice. Una sala sorprendentemente vuota, non un mobile, giusto una pianta della serie anch’io esisto, due ampie vetrate dalle quali entra tutta la bella giornata di Torbole Casaglia, Brescia è a pochi chilometri.
Qui Massimo Cellino ha fatto costruire a sue spese il nuovo centro sportivo. «Non è ancora finito» chiarisce Edo Piovani, che da Corioni in avanti è il Brescia, irrinunciabile continuità. Incontro l’uomo Balotelli, del ragazzo è rimasta solo la risata che fa subito simpatia e gli illumina il viso. Balo è cresciuto, sa parlare molto meglio di tanti suoi colleghi e allora mi chiedo e gli chiedo come mai non l’abbia fatto in passato per frenare maldicenze, battute antipatiche e fantasie.
balotelli
«Tante volte ne ho discusso con Mino (Raiola, nda), non dico che mi abbia rimproverato, ha però tentato di spingermi a chiarire pubblicamente certe situazioni, a demolire le invenzioni, a non lasciare tutto lo spazio agli altri. Ma non ne ho mai sentito l’esigenza. Rare le interviste, ne ricordo una a Time».
Giorni fa proprio il tuo agente ha detto una cosa che mi ha colpito: «Il problema di Mario è che è contento di ciò che ha fatto».
«Ha detto questo? Ma non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora. Sono cresciuto, l’istinto sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l’ultima stagione al Milan è stata formativa.
MARIO BALOTELLI
Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro. Ho incontrato allenatori con i quali c’è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mou e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato stupido. Mi hanno descritto così? La gente trova più interessanti i giudizi negativi».
Capisco, Mario, ma ne hai combinate di ogni. Una volta è lo scherzo della pistola giocattolo, l’altra l’appartamento di Manchester incendiato, gli incidenti alla guida…
mario balotelli e la scommessa da duemila euro persa a napoli 10
«Quello della pistola giocattolo fu semplicemente uno scherzo tra amici che si risolse in un attimo. Quando prese fuoco l’appartamento di Manchester io non ero nemmeno in casa. Gli incidenti, un paio per colpa mia, tre al massimo. Tutto il resto è fantasia, pregiudizio, favola. Hanno scritto di un mio incidente l’ultimo dell’anno e non ero nemmeno presente, non c’ero su quell’auto. Dell’altro giorno un articolo su una serata a Padova dove avrei fatto le ore piccole. Sì, a Padova c’ero, sono andato a cena, poi a bere con gli amici fi no alle due, la mattina dopo non era in programma l’allenamento ma io sono andato ugualmente al campo per lavorare. Vuoi sapere come stanno le cose? E allora chiedimelo, informati invece di creare uno scandalo dove lo scandalo non c’è. Il giorno…».
mario balotelli e la scommessa da duemila euro persa a napoli 11
Il giorno?
«La giornata è fatta di ventiquattro ore, io ne passo da quattro a sei al campo, pranzo e cena sempre da mia mamma, poi a casa, un po’ di playstation e alle dieci e mezza, massimo le undici, vado a dormire. Ho ventinove anni, due fi gli di due e sette anni e quando ci sono loro non mi dedico ad altro».
Sei reduce da una squalifica, due giornate per aver offeso l’arbitro.
«Un rosso del cazzo. Mi è scappato un vaffanculo e l’arbitro mi ha cacciato. Ma se fossero puniti tutti i vaff a che si sentono in campo le partite finirebbero con due giocatori per squadra. Da quando sono tornato in Italia non ho rotto le scatole a nessuno, mi alleno seriamente, non tralascio nulla, mi adatto alle esigenze dell’allenatore e dei compagni, anche se a volte in partita mi sembra di fare il centrocampista».
fico balotelli
Di te si dice: «E’ un atleta, forte fisicamente e con un gran bel tiro». Giudizio riduttivo?
Sorrisone. «Chi dice questo? Il tiro ce l’ho, ma credo di avere anche una buona tecnica. Non sono il massimo tatticamente, soffro gli schemi, penso che mi limitino, succede anche ad altri attaccanti. Prova a chiedere ai centravanti se gradiscono rientrare spesso per difendere…».
Soffri gli schemi del campo come quelli della vita?
«Le regole le rispetto esattamente come gli altri. Gli schemi del campo sono più complicati. Io sono un istintivo».
Definisci l’istinto.
Mi guarda un po’ stranito. «Il tempo di reazione tra un’azione e la mia reazione. L’assenza di questo tempo è l’istinto. Le esperienze aiutano a controllarlo, ma a volte in me prevale ancora».
Come a Verona. Di solito la difesa dei coristi o di chi li protegge, è: si tratta di sfottò, non di razzismo.
balotelli
«Ne sono convinto anch’io, ci credo. Se presi singolarmente quelli che fanno i buu allo stadio sono tutt’altro che razzisti. Però, vedi, quei cori fanno male. Mi facevano male a sedici anni, a venticinque, mi fanno male ancora oggi che ne ho quasi trenta e mi faranno male a sessanta. A Verona ho avuto quella reazione, ma nella partita con la Lazio al terzo episodio mi sono rivolto all’arbitro e gli ho chiesto di farli smettere. Questa forma di inciviltà, che si può spacciare anche per sfottò, non può essere tollerata, non va accettata».
Perché hai deciso di tornare a Brescia?
«Avevo altre opportunità, quando si è fatto vivo Cellino ne ho parlato con mia mamma, lei era felice al punto che ha pianto, Brescia è la mia città, e così ho deciso. Un anno, poi si vedrà».
Come un anno?
«Ho firmato per tre, ma è giusto confrontarsi a fi ne stagione. Il presidente è unico, l’avevo conosciuto in Inghilterra quando aveva il Leeds, a cena anche insieme una volta. Lui sa come convincerti. Pensa che si era mosso anche il Verona, il presidente Setti aveva telefonato a Cellino per chiedergli se fosse realmente interessato a me».
scherzo di balotelli al fratello 9
E lui? E Cellino?
«Gli ha risposto che non era interessato e tre giorni dopo ho firmato per il Brescia. Ad ogni modo non sarei potuto andare a Verona, sono bresciano».
Della Premier che ricordi hai?
«Bellissimi al City, pessimi a Liverpool dove non legai con l’allenatore. La palla non entrava proprio. Ho vissuto giorni molto difficili».
balotelli
Hai mai avuto la sensazione che Raiola ti avesse un po’ mollato per sfinimento?
«Mino è un fratello maggiore, aveva alcune trattative più impegnative che gli hanno tolto tempo e energie, ma io sono sempre al centro dei suoi pensieri».
Ti saresti mai aspettato il ritorno di Ibra?
«Non me l’aspettavo. E non l’ho sentito. Ci siamo visti prima della partita col Milan quando sono andato in albergo a salutare la squadra».
Il Milan l’hai sempre nel cuore.
balotelli
«Il Milan è il Milan. Ma al tempo stesso non ho alcun problema con l’Inter, non io almeno. L’Inter mi ha dato tanto, tutto è partito da lì, il settore giovanile, Mancini, la gente. Mancini è la principale fi gura della mia carriera, le due occasioni in cui abbiamo discusso aveva sempre ragione lui. In particolare la volta della foto che fece il giro del mondo: si incazzò per un brutto intervento in scivolata su un compagno».
E Mihajlovic, che lo spinse a farti esordire contro la Juve?
«Sinisa è forte, talmente forte che ne verrà fuori. Non l’ho mai chiamato per non disturbarlo, ma ho scritto a sua figlia. Lui è un uomo leale, di lui ti puoi fidare, le cose te le dice in faccia. E poi...».
E poi?
mario balotelli
«Un fenomeno sui calci da fermo. Provava le punizioni con noi in allenamento, mi colpiva il fatto che riuscisse a cambiare l’angolo di battuta e la direzione del pallone con l’ultimo passo. Mai visto un altro in grado di farlo. Osservava il movimento del portiere, all’ultimo cambiava decisione e indirizzava il palloneverso il lato aperto. Io ci riesco solo su rigore. Ma tanto al Brescia i rigori non li danno (ride). Due in ventidue partite».
Mario, Tonali dove può arrivare?
«Ha margini di miglioramento abissali (testuale). L’hanno paragonato a Pirlo, gli somigliava solo nei capelli. Sandro mi ricorda Gerrard e Lampard e, se il mio allenatore non si arrabbia, dico che per me il suo ruolo ideale è dietro le punte. Sandro sa coprire tutto il campo, ma aggiungerebbe tanta qualità se spostato più avanti».
mario balotelli
Parli di calcio. Pensa che non ti riconoscevo tutta questa passione. Ti immaginavo interessato ad altro. Non dico a cosa.
Altra risata. «Il calcio è la mia vita. Agli altri non sembra che sia così? Non ho mai cercato di convincere nessuno. Mi piace Lukaku, chi dice che non è veloce ne capisce poco. Ma è Lautaro che mi ha impressionato. Un altro fortissimo è Higuain, però se devo fare un nome dico Dybala, io sono un Dybala fan, è un giocatore pazzesco».
E Immobile?
«Ha il posto assicurato agli Europei. Lo merita. Ma quando segnerà un gol normale? Guardate il secondo alla Spal, incredibile… Ciro è diventato anche un centravanti da area di rigore».
BALOTELLI
Dopo il disastroso Mondiale in Brasile nel quale foste messi sotto accusa in particolare tu e Cassano, a precisa domanda su voi due Prandelli mi rispose: «Sono molto diversi, Mario è un buono, profondamente buono, Antonio è più smaliziato».
«Ad Antonio voglio bene, ma io ne ho combinate meno di lui».
Balo non è ciò che sembra, è molto meglio. Ha un profondo senso della libertà, dell’amicizia e momenti di sconfinata leggerezza. Possiede la reattività del timido.
Da sempre tifo per lui, rari i ripensamenti. Continuerò a farlo.
«Non lo conoscevo, ero diffidente. Abbiamo cominciato ad allenarci insieme e dopo due settimane mi sono detto “e questo sarebbe Balotelli?”. Mario è un ragazzo semplice, positivo, molto più umile di tanti suoi colleghi. La squadra è giovane e lui ha sempre una parola per tutti, una rivelazione». Così Daniele Gastaldello, 36 anni, sedici di professionismo, tanta A e una bella testa.
BALOTELLI BERLUSCONI BALOTELLI
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