Ugo Bertone per “Libero quotidiano”
BANCHE
Guadagnano di meno (profitti in calo del 46%), ma si apprestano a tagliare di più: fino a 16 mila posti di lavoro nei prossimi cinque anni (oltre ai 12 mila già persi, secondo la Fabi, il sindacato dei bancari). Nonostante i capitali (non meno di 30 miliardi secondo i primi calcoli) che saranno necessari per rimettere in carreggiata banche comunque deboli, nonostante i 9 miliardi già investiti negli istituti più a rischio. E ad assorbire (tanto) capitale.
Una sola voce non cambia nel panorama disastrato del credito di casa nostra: l' ammontare delle sofferenze che, più minacciose di un iceberg, incombono sull' economia italiana. Dal supplemento al Bollettino statistico su moneta e banche di Banca d' Italia emerge che i crediti a rischio che pesano sulle banche italiane sono scesi a giugno a 197,9 miliardi, contro i 200 miliardi di maggio.
protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 5
A livello netto le sofferenze sono passate a 83,708 miliardi dagli 84,948 del mese precedente. Negli ultimi 12 mesi il tasso di crescita delle sofferenze è stato pari all' 1,1%, in frenata rispetto al 3,2% precedente. Un miglioramento, piccolo piccolo, c' è stato.
Ma non ci vuole molto a capire che, di questo passo, ci vorrà almeno un secolo per smaltire gli effetti dei prestiti concessi in passato, per lo più negli anni che hanno preceduto la crisi. Perciò prepariamoci alla «cura dimagrante» attraverso gli acquisti dei non performing loans e i successivi, inevitabili, aumenti di capitale a carico delle banche scottate.
BANCA ITALIA
Ovvero dei loro azionisti e obbligazionisti del tutto incolpevoli per gli errori di giudizio dei banchieri che in passato hanno prestato quattrini (non loro) senza la necessaria prudenza.
C' è da chiedersi, a questo punto, a chi fanno capo i 200 miliardi, euro più euro meno, che sono sfumati in questi anni.
Certo, come fanno notare i banchieri, buona parte della responsabilità tocca alla crisi. Nel 2008, infatti, le sofferenze ammontavano a soli 43 miliardi, meno di un quinto del macigno che pesa sui conti. Da allora l' economia italiana ha perduto più di un quarto della sua capacità produttiva. Non c' è da stupirsi, è il ragionamento, se la cattiva congiuntura ha contagiato immobili, attività industriali e ogni altro tipo di garanzia.
roma palazzinari
Vero, anche se, come sempre, le statistiche non raccontano tutto. Un' indagine di Price Waterhouse Cooper (Pwc) ha rilevato che l' 82% delle sofferenze è legata ai prestiti (non restituiti) alle aziende. Non solo. A differenza di quanto si possa pensare sono i grandi, e non i piccoli, a ritardare la restituzione: 141,4 miliardi, secondo uno studio di Unimpresa, «sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 32.608 soggetti».
palazzoni nelle periferie romane
Ovvero poco più di 30 mila debitori rappresentano il 70% del problema che paralizza l' economia di casa nostra. E tra costoro figurano in prima fila immobiliaristi e costruttori, in prima fila i protagonisti di tante scorrerie e speculazioni rese possibili da giri di favori, sia a livello nazionale che, non meno spesso, tra notabili locali.
Secondo Il Bollettino di via Nazionale a giugno il settore costruzioni accusava sofferenze per 40,161 miliardi, davanti a poco più di 20 miliardi delle attività immobiliari e i 23 miliardi del commercio. Industria ed agricoltura devono poco più di 36 miliardi per un quarto da imputare a «metallurgia e lavorazione di minerali non metallici» (vedi il comparto della siderurgia).
ILVA DI TARANTO
In sintesi, le sofferenze non dipendono da una sola grande crisi (come accade per la cantieristica tedesca) ma sono comunque il frutto di prestiti a «pesci grossi», spesso privilegiati o costretti (vedi quel che è successo a Vicenza o a Veneto Banca) dalle banche a investire parte del credito in azioni degli istituti.
Oggi i nodi arrivano al pettine. E a pagare il prezzo saranno dipendenti, clienti onesti e profittevoli e risparmiatori che, nonostante tutto, resistono: a giugno, mese degli stress test, i depositi sono saliti del 3,4%.