Estratto dal libro “Tremate tremate le streghe son tornate” di Barbara Alberti – Rizzoli Editore
barbara alberti
La mia immagine prediletta di Roberto D’Agostino è lui al centro della terrazza sul Tevere (che è una visione da Roma di Sorrentino, mancano solo i fenicotteri) con una palandrana da pope, da Dago, da uno che non sopporta cinture, e urla agli invitati: «Ahò, ma ve ne volete anna"? Ma ce l'avete 'na casa? Ma ancora non ve basta? Ma ve levate da le palle? Ma ce fate dormi'? So' le tre de notte! Che cazzo aspettate?». Accompagnava l'invito con ampi segni delle braccia prossimi al vaftanculo, indicando l'uscita.
roberto dagostino 2 foto di bacco
La turba non si affrettava, con la tollerante sbronza da champagne si godeva l'ultimo spettacolo della serata, Dago che disperatamente chiedeva pietà: «Ma m'avete sentito? Dovete anna fori da le palle!». È il finale della sua settantaquattresima festa di compleanno, l'evento che misura la temperatura del suo rapporto con gli amici. Essere invitati è una conferma di fraternità. Esclusi una condanna all'esilio. Intanto gli invitati mica si muovevano, facevano resistenza passiva, finché Dago è diventato così minaccioso che alla fine la frotta si è dispersa. La festa era fin troppo riuscita.
È TUTTA LA VITA CHE MI DANNO DELLA STREGA
Estratto dell’articolo di Claudia Arletti per “Il Venerdì – La Repubblica”
tremate tremate le streghe son tornate - barbara alberti
Con la sua trecciona finta a mitigare lo sguardo luciferino, Barbara Alberti è la più eccentrica delle femministe italiane, una signora che si definisce bohémienne e che infischiandosene delle maldicenze si destreggia volentieri tra le paurose trasmissioni tv del mattino e i Grandi Fratelli, la scrittura di saggi e i film, e ora anche una campagna contro la guerra, impegno quest’ultimo che la assorbe enormemente.
Ha appena pubblicato “Tremate tremate le streghe son tornate”, uno zibaldone di ritratti e di pensieri che è anche una summa della nostra storia recente. A breve, arriva nelle sale Il Vangelo secondo Maria, un film di Paolo Zucca tratto da un suo romanzo. Ferve dunque sempre una grande attività in questo villino di Roma tutto scale, scalette e libri dove, leggera e scattante nonostante l’età, abita con il marito, il produttore Amedeo Pagani (non sono più legalmente sposati ma ci sembra uguale), più il cane Lucky detto Cane e un gatto chiamato John Callaghan.
barbara alberti
Alberti, tanti nomi, tanti personaggi nel suo libro, e quasi niente cattiverie. Strano no?
«Ho voluto lanciare una benedizione, non una maledizione».
Ma Tremate tremate … è una vecchia invettiva femminista.
«E un inno alla libertà e alla dissidenza. La mala stupidità dei social e la guerra ci fanno pensare che tutti siano domati, che la bruttezza si sia mangiata il mondo. Invece le streghe disobbedienti e capaci sono tante. Non lo vede anche lei quante persone – nella cultura, nel cinema, nella ricerca scientifica… – lavorano per creare bellezza? Il libro è dedicato a loro».
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Più donne che uomini.
«Però ci sono anche gli streghi. Alessandro Bergonzoni, un angelone. Luca Guadagnino. Corrado Augias. E Bergoglio, il più strego dei papi». […]
Tra lei e il femminismo mainstream non corre buon sangue.
«Il femminismo è diventato perbenismo, ha pecche e responsabilità. Non mi piace che imponga un galateo fittizio al linguaggio, avallando la cultura della rimozione. Ci hanno bruciato come streghe perché eravamo donne, e adesso accendiamo i roghi e creiamo regole inflessibili, come lo schwa, che nasce per non offendere i generi e finisce con il cancellarli tutti».
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Per la linguista Vera Gheno, che l’ha lanciato in Italia, l’uso dello schwa non è una regola. Dice: va bene nei contesti giusti.
«D’accordo, ho fatto allo schwa un attacco un po’ farsesco scrivendo che si pronuncia "u”. Ma lei mi ha definito “la vecchietta opinionista del Grande Fratello”. Bella inclusività, darmi della vecchia».
A proposito di GF. Chi glielo ha fatto fare di partecipare?
«Era un lavoro, si è rivelata una fortuna. Stavo vivendo un brutto momento, e lì chiudi la porta: non ti acchiappa nessuno, non hai doveri. All’inizio era tutto un raccontarsi, sembrava il Decamerone, e lo era perché era scoppiata la pandemia, anche se noi non lo sapevamo. Poco a poco si chiarisce che è un gioco a eliminazione e la tensione sale. Per chi ha la mia età la nomination porta con sé un’eco della guerra, tipo “preferisci che ammazzi tuo marito o te?”. Alla terza nomination sono svenuta».
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Deve ammettere che non frequenta una grande tv.
«Ma sono entusiasta di potermi esprimere, e mi pagano pure! E poi mica sono una filosofa teorica, sono un clown che lì fa incontri interessanti. Stimo molto i parrucchieri e i truccatori. Veri artisti, poco pagati. Tutti di estrema gentilezza, che in questo tempo di vaffaculo vale oro. Certo, in radio sono più a mio agio. Senza il corpo di mezzo, parlare diventa facile».
Si è mai sentita offesa sul serio in tv?
«Una volta, da una donna. Ma è morta e non si dice. Un’altra volta, da un uomo. Ricco, potente e vendicativo: mi taccio».
Un indizio?
«Torinese».
Invecchiare accresce la “streghità”?
«Non ci sono regole. C’è chi nasce libera e poi diventa fanatica dell’utero in affitto, il trionfo del ricco sul povero».
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Il suo libro celebra Michela Murgia. Che era per lo schwa e per la Gpa.
«A lei ho sempre perdonato tutto». […]
Altre donne mirabili?
«Tante. Ginevra Bompiani, la sapienza. Paola Cortellesi. Lucetta Scaraffia. Luisa Muraro, statura da leader. E Marina Terragni».
Per tanti gay e per tante persone trans, Terragni è il diavolo.
«Conosco persone che hanno fatto la transizione: da addolorate e depresse che erano sono sbocciate. Ma temo la moda. E Terragni, che lo denuncia da studiosa, paga il prezzo della libertà». […]
I femminicidi sono davvero in aumento e sempre più violenti come sembra? Oppure sono più visibili da quando hanno un nome?
«Negli Stati Uniti, appena abolita la schiavitù, ci fu un picco di linciaggi di afroamericani. Perché il padrone più pericoloso è quello che stai disarcionando. La scia di sangue cui stiamo assistendo è la risposta all’abolizione del delitto d’onore. Se le vittime fossero uomini, ci sarebbero leggi speciali».
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A sua nipote dice tutte queste cose?
«Ha quasi 18 anni. Quando era piccola, facevamo teatro in cantina. Per indurla ad amare Jack London un’estate allestimmo in campagna il fiume Yukon con i cercatori d’oro sulle rive».
La vede strega?
«Ama ciò che fa e fa cose che ama. Dunque streghissima». […]
michela murgia INTERVISTA A DAGO DI FABRIZIO RONCONE marco giusti e dago roma santa e dannata. 1 moana pozzi con Dago dago roma santa e dannata. 1 dago e marco giusti in piazza san pietro set di roma santa e dannata dago al festival del cinema di roma 1