Barbara Costa per Dagospia
VLADIMIR LUXURIA ALLA LAVAGNA
“Baldracca, c*lattone, che vuoi ottenere, che questi bambini da grandi diventino come te?”, “è coercizione ideologica, è violenza, e su dei poveri bambini, poi!”, “sulla tv di Stato, pagata coi soldi pubblici”, “sono schifata, uno spettacolo vomitevole, dove siamo arrivati”, “è uno scandalo, un’indecenza”, “chiamate il Moige”, “ma il Papa non ha niente da dire?”. Non si ferma sui social il diluvio di proteste, indignazioni contro la trasmissione "Alla lavagna", dove Vladimir Luxuria, nel ruolo di insegnante, ha spiegato a una classe elementare la sua storia, il suo percorso transessuale.
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Una puntata registrata, spostata in seconda serata per la delicatezza del tema, che ha scatenato i twittaroli più retrivi. Per una volta che la tv ci ha azzeccato, ha messo piede nella realtà vera, e ha fatto quello che è tra i suoi doveri, ovvero informare, per molte persone non va bene, vanno arrestati tutti, Luxuria in testa, e poi gli autori, i dirigenti, non so chi altro. Perché sono ritenuti tutti criminali, tutti colpevoli di infettare menti innocenti, traumatizzare bambini, di aver fatto propaganda, di aver fatto passare concetti sbagliati.
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Invece non credo possa esserci metodo migliore di quello scelto da Vladimir Luxuria per far luce e verità non su “una condizione di pochissime persone che se la devono risolvere in privato”, come twitta un utente, ma su una realtà che riguarda nostri concittadini, persone come noi, che non vivono una "condizione", ma una normalità. Niente meglio di una favola per raccontare ai bambini quello che è, come ci si sente a scoprirsi "incastrati" dentro un corpo che non si riconosce, e cominciare a sentirlo la maggior parte delle volte proprio alla stessa età di quei bambini che determinati genitori giudicano mentalmente violati, abusati.
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E no, miei cari signori: come tentano di spiegarvi altri twittaroli inseritisi tra questa folla virtuale inferocita, non è con le bugie, ma con la verità che si diventa adulti. Twitta un utente dotato di ragione: “Insegnare ai bambini cosa sia la transessualità è il primo importante passo verso la costruzione di una generazione che accetta la diversità”. E giù allora valanghe di insulti, contro chi twitta così, contro Luxuria (“sei un uomo con le tette, e non te lo sei neppure tagliato”), e contro chi non accetta questo penoso e ottuso ritorno a un passato cattivo, incolto.
Non mancano social-minacce violente, e sui giornali ci sono politici che annunciano interrogazioni parlamentari, solo per aver detto – e sentito – la verità, che la transessualità è identica all’eterosessualità, che è sempre esistita, che è nata con l’umanità e morirà con essa. Solo che oggi, e meno male, è visibile, non devi più vivere chiuso nei tuoi demoni: proprio perché sai, puoi vivere alla luce del sole ciò che sei.
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Tutto questo dalla parte più retrograda della società non viene accettato, e non può essere accettato per un solo motivo: questi signori hanno paura di ciò che non conoscono, o che conoscono male perché ammantato di pregiudizio, superstizione.
A tutti i twittaroli e non infastiditi dalle parole di Luxuria e quindi dalla presenza di persone non eterosessuali intorno a loro, vorrei dire con rispetto e spero chiarezza che la transessualità non è una malattia, una condizione, un virus che si attacca: sei trans perché nasci trans, e se tuo figlio o tua figlia si rivela trans non è colpa sua né tua, non sei tu che gli hai passato geni, insegnamenti sbagliati, perché nella non eterosessualità non c’è nulla di sbagliato, anormale, sporco, ingiusto.
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E lo stesso se tuo figlio/a, un tuo familiare, un tuo amico, collega, si innamora di una persona non eterosessuale: è come prima, non è cambiato, è la stessa persona di sempre, coi suoi pregi e difetti, i tuoi stessi diritti e doveri.
Sono le stesse parole che Maria De Filippi ha usato, con la giusta misura, nel suo show del sabato sera, verso quella madre che non accettava che sua figlia fosse innamorata di una donna e la volesse sposare. Io non so quanto di vero, falso, preparato ci sia in questi show, so che le due ragazze oggi sono sposate con l’approvazione delle rispettive famiglie, ma alla De Filippi va riconosciuta l’onestà e la forza di aver messo in prima serata, davanti a milioni di telespettatori, non solo una storia omosessuale la più normale possibile, ma la paura del diverso, un diverso che diverso non è, e il timore e la vergogna di quello che la gente, il vicinato, il parentado può dire, che sono, ahimè, tra gli scogli più duri che i non eterosessuali devono affrontare.
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Spesso i genitori accettano le "scelte" sessuali dei figli, ma tremano di fronte alle chiacchiere. È anche su questo che bisogna lottare, battersi contro lo sfottò che dilaga sui social e fuori insieme agli insulti, sfottò e sorrisini taglienti come lame, contro persone che sono normali, non so più in che modo dirlo, che non vogliono farvi niente né rubarvi alcunché, vogliono solo vivere la loro vita, senza essere messe alla gogna per colpe che non hanno.