LUCA BARBARESCHI
Riccardo Bocca per “TPI - The Post Internazionale”
Luca Barbareschi è un uomo brillante, appassionato, talentuoso, pronto per le sue idee a rischiare pesante. Ma lo stesso Luca Barbareschi, 66 anni il prossimo 28 luglio, nato a Montevideo da un padre imprenditore e una madre che ha cambiato vita e casa quando lui aveva soltanto sette anni, e anche un personaggio ruvido, tendente al rissoso, campione a volte di un’arroganza che lo include a pieno diritto nell’elenco dei cattivi.
Esistono insomma due Barbareschi, ed entrambi - poco prima che Vladimir Putin sconvolgesse il mondo gia stremato dal Covid invadendo l’Ucraina - hanno vinto una battaglia scivolosissima con la giustizia. L’accusa rivolta al regista, attore, conduttore, produttore televisivo e cinematografico, ex politico e non so cos’altro ancora, era di avere intascato illegittimamente dallo Stato 4 milioni di euro per quel teatro Eliseo di cui e proprietario a Roma.
teatro eliseo
Una storiaccia a base di presunte pressioni su parlamentari ed esponenti del ministero dell’Economia sfociata nel piu morbido degli happy end: «Il fatto non sussiste», ha stabilito il giudice monocratico del tribunale capitolino. Dopodiche Barbareschi ha festeggiato a modo suo: attaccando. «Per cinque anni», ha dichiarato, «sono stato messo alla gogna: ora faro causa allo Stato».
Se e per questo, sei stato anche prosciolto nel 2020 dall’accusa di avere rubato 813 mila euro tra poltroncine, moquette, condizionatori, sipari e altri materiali appartenuti alla precedente gestione dell’Eliseo. Togli per una volta la maschera da duro un po’ carogna e racconta la tua sofferenza.
emmanuelle seigner luca barbareschi morgane polanski foto di bacco
«Ci tengo a dire che tutto quello che ho fatto per il teatro Eliseo non deriva dalla smania di potere. Odio il potere fine a se stesso. Sono stato spinto, piuttosto, da una voglia di restituzione affettiva alla comunita.
Altrimenti con i 14 milioni di euro che ho incassato vendendo a Cola- ninno una mia azienda informatica sarei andato a veleggiare ai Caraibi assieme a qualche bella figa. Non l’ho fatto e sono stato pugnalato alle spalle con ferite profonde».
Pugnalato da chi?
ELENA MONORCHIO LUCA BARBARESCHI
«Dalla politica e da tutti i colleghi del mondo dello spettacolo. Non c’e stato nessuno al mio fianco, quando e arrivato il momento di dire “nessuno tocchi Bar- bareschi”. O meglio, “nessuno tocchi il teatro Eliseo”...».
Fatto sta che con certi personaggi risarciti dalla giustizia le folle empatizzano. Nel tuo caso no, invece: al di la dei tuoi meriti professionali risulti antipatico. Perche?
«Non risulto antipatico al pubblico. Altrimenti In barba a tutto, il programma che ho condotto l’anno scorso in seconda serata su Rai3, non avrebbe avuto un milione di telespettatori.
Sto sul cazzo a un gruppo ristretto di gauche au caviar che combattero per tutta la vita. Sono quelli che stanno distruggendo il cinema italiano, il teatro italiano, quelli che non si battono affinche la fiction italiana non sia ridotta a un gruppo di multinazionali - alle quali tutti hanno venduto, tranne il sottoscritto - per usare la Rai come un bancomat».
Teatro Eliseo
E vai di provocazione. Di recente, per non farti mancare nulla, a chi chiedeva a te ebreo se anche tua moglie lo fosse, hai risposto: «No. Lei e calabrese, che e peggio». E proprio necessario offendere?
«Ma no. Il problema della political correctness e la fine del senso dello humour. Penso per esempio al #MeToo e tutto questo branco di idioti della cultura post-moderna. Baudrillard, Derrida e Foucault ti dicono cose che non potrai mai capire, quindi chi e cresciuto con questa men- talita non puo che diventare cretino. E senza senso dell’umorismo».
luca barbareschi alba parietti bye bye baby
Non e, piu semplicemente, che non ce la fai a scendere a patti con la tua aggressivita? Anni fa hai mezzo menato un inviato de “Le iene” che ti rinfacciava di essere un campioncino di assenteismo quando facevi il parlamentare.
«Quello non sa cio che dice».
Lo hai picchiato.
«Gli ho spaccato il naso, a Filicudi. Ma tutto sta nel come in tv monti le scene. Hanno tagliato la parte in cui lui da addosso alla barca, cade mia figlia, batte la testa ed esce il sangue. Sono convinto che se il pubblico avesse visto quelle immagini si sarebbe alzato al grido di “Staccagli la testa”...».
LUCA BARBARESCHI
Roberto D’Agostino invece lo hai trascinato per i capelli perche, parole tue, «continuava a insultarmi e non faceva ridere». Cosa ti aveva fatto?
«Assegnava lo Zucchino d’oro a Domenica in. E gia che c’era mi insultava. Allora, mentre in diretta cantava il coro dell’Unicef, l’ho accompagnato a modo mio per i corridoi della Dear».
Dago ph Porcarelli
E lui?
«Sono alto un metro e novanta. E stato zitto».
Cosa ne pensi, oggi, di D’Agostino e del suo sito Dagospia?
«E l’unica fonte di comunicazione italiana. Se vuoi trovare una notizia in anteprima la trovi li. In questo e bravissimo».
Avete fatto pace, insomma.
«Ci sentiamo ogni tanto. Non sono un tipo rancoroso».
vincino 15 anni dagospia
Sei un tipo che spara a zero. Quanto ti e costato comportarti cosi?
«Tanto con i mediocri, pochissimo con i numeri uno».
Con certi potenti sei dolce come lo zucchero filato. Hai detto della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «La stimo infinitamente. E una donna straordinaria, in buona fede e perbene». Roba da diabete.
«E vero. Ho un debole, per lei. La conosco da tanti anni e sono convinto che sia davvero in buona fede. Il grande rischio, essendo lei una persona diffidente, e che si circondi di persone amiche ma non altrettanto preparate».
Tuo padre era un partigiano bianco e tu flirti con una leader come Meloni che non ha rinnegato a dovere il fascismo.
«Giorgia non e una teppista fascista. Non lo e nella testa».
giorgia meloni 4
Parlando della tua, di testa: cosa ti ha spinto a candidarti alle elezioni politiche del 2008, riuscendo peraltro a farti eleggere nelle file del Popolo della liberta?
«Penso che la funzione di un cittadino sia quella di mettersi al servizio del proprio Paese e di essere sempre disposto a pagare: anche per le proprie trasgressioni».
Ti sei candidato in un collegio sardo. Cosa c’entravi con la Sardegna?
«I sardi mi sono molto simpatici».
Ah beh, allora.
Platea teatro Eliseo
«La verita e che potevo scegliere tra Liguria e Sardegna, ma i liguri mi irritano fisicamente. Sono un po’ tutti come Beppe Grillo».
Poi sei diventato vice presidente della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni. Cosa ne sapevi di poste e trasporti?
«In effetti e stata una follia, unire i due ministeri. Ma sulle telecomunicazioni mi magno ancora molta gente».
luca barbareschi
All’epoca eri un fedelissimo di Gianfranco Fini, ex Movimento sociale italiano, ex presidente di Alleanza nazionale, fondatore di Futuro e liberta nonche presidente della Camera. Che politico e stato?
«Gli ho voluto molto bene e credo che lui ne abbia voluto altrettanto a me. Gianfranco e stato un politico solitario, timido, astenico, grande oratore ma non seduttore di folle. Ha vissuto la politica con passione e al tempo stesso con poca empatia verso il popolo. Come Massimo D’Alema. D’Alema non ama il popolo, D’Alema detesta il popolo».
Fini non e finito bene. Travolto dalle grane di famiglia, dimenticato da tutti. Anche da te.
«Non e vero. L’ho difeso in televisione e sui giornali. Gli ho anche telefonato e sono dispiaciuto per quello che gli e successo. Cio non toglie che all’epoca mi sia incazzato con lui».
MASSIMO DALEMA
Per cosa?
«Potevamo avere un centrodestra coeso e non avrei fatto la pelle a Silvio Berlusconi per fatti privati. Le donne le hanno trombate tutti. Potrei fare l’elenco dettagliato con i nomi dei leader politici italiani e delle star che ci ritroviamo ancora oggi tra i coglioni perche sono state le loro amanti. Del giudizio morale, se si parla di persone adulte e consenzienti, non me n’e mai fregato un cazzo, e appunto su questo litigai con Gianfranco. Il tema politico, allora, non era certo quello delle olgettine».
luca barbareschi brigitte nielsen bye bye baby
Il tema politico e giudiziario, per Berlusconi, era che Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori era minorenne.
«Ma Ruby non era minorenne! Aveva 17 anni! A 17 anni le ragazze la danno come se non ci fosse un domani. Nei miei camerini ho avuto volontarie anche di 16. Poi uno puo dire di no».
Resta una pagina squallida. Per te, invece, qual e stato l’episodio peggiore del tuo periodo politico?
«Due giornate dedicate dal nostro Parlamento alla lingua insubra e a citazioni in insubro della Divina commedia. Due giorni, in totale, per decidere se inserire o meno l’insubro nelle scuole».
BERLUSCONI RUBY BUNGA BUNGA
Guardando nello specchietto retrovisore si puo dire che te la potevi risparmiare, questa avventura a Palazzo?
«No, e stata arricchente. E ho voluto, tra le altre cose, la legge contro la pedofilia».
Un problema cronico della nostra politica e quello dell’incoerenza: figlia piu del cinismo o della vigliaccheria?
«Dalla vigliaccheria».
Anche tu pero hai fatto la tua parte, in quanto a incoerenza. Prima delle elezioni del 2008 avevi dichiarato: «An in Rai ha portato solo mignotte». Poi sei entrato in Parlamento e hai detto che il centro-destra doveva «occupare con nomine fresche la Rai».
Teatro Eliseo
«Non sono stato incoerente. In quel caso il tema non era l’occupazione della Rai bensi le mignotte. Per il resto non mi scandalizza che la politica occupi militarmente il servizio televisivo pubblico. Mi scandalizzo se mette dei cretini, degli incompetenti che fanno danni».
A proposito di competenze: uno che di televisione ne capisce e Berlusconi. Gli eri cosi caro che ti veniva a fare visita in camerino a teatro. Con lui a capo dell’allora Fininvest hai anche condotto con successo dal 1989 al 1994 su Retequattro il talk-trash matrimoniale “C’eravamo tanto amati”. Qual e il tuo giudizio su di lui come politico?
«Un giorno eravamo in Parlamento e mi disse: “Ma non ti stai annoiando”? Il suo problema e che non e appassionato allo Stato».
GIANFRANCO FINI - SVOLTA DI FIUGGI
Lo hai detto anche a lui?
«Gliel’ho detto tante volte».
E come ti ha risposto?
«Lamentandosi che in politica tutto e difficile. Lo capisco. E un imprenditore, uno abituato a decidere le cose e farle».
Come hai interpretato la sua decisione di proporsi a 85 anni per la presidenza della Repubblica, salvo poi dover rinculare? Delirio di onnipotenza, non comune slancio o arroganza senile?
elisabetta tulliani e gianfranco fini
«Lui ama le sfide, e gli va dato atto che nella vita le ha vinte tutte. Non mi dicano che come candidato era meglio Frattini, di Berlusconi: l’unico, per inciso, ad avere capito subito che la primavera araba era una stronzata».
Ancora piu affettuoso ti sei dimostrato nei confronti di un super potente come Mario Draghi. Hai detto: «Se Draghi dice una cosa, la fa. Mi fido». E questo il potere che ti piace? Quello di un ex banchiere che si impossessa del Palazzo e mette il guinzaglio a tre quarti della politica?
luca barbareschi serena grandi teresa.
«Venivamo da un periodo in cui c’era gente in giro capace di sostenere che “uno vale uno”. Gente a cui non ho creduto nemmeno per un quarto d’ora. Draghi parla l’inglese, sa cosa sono i financials e se alza il telefono e parla con Angela Merkel non sembra un analfabeta. Direi che e un vantaggio, per l’Italia».
Ti vedrei bene anche nelle file renziane: un po’ destrorse, un po’ spregiudicate, illuminate dal genio autolesionista di un leader maestro nel seminare il caos con percentuali di partito risibili. Non trovi punti di contatto tra te e il leader di Rignano, con il tuo fare e disfare nello spettacolo e in politica?
mario draghi a bruxelles.
«Si. Trovo che Matteo Renzi sia intelligente, molto intelligente. E poi e preparato, quando parla non dice cazzate. L’unico consiglio che vorrei dargli e di non rilasciare piu un’intervista in inglese. Deve fottersene. E un italiano sveglio e tanto basta».
Gli bastera anche per riconquistare il favore degli elettori?
«Sono convinto che sulla lunga distanza Renzi verra fuori di nuovo alla grande. Accadra quando spariranno i mandarini inutili come D’Alema».
Ancora D’Alema? Ma allora e una fissazione.
matteo renzi 6
«Perche e un uomo cattivo, non e un uomo buono».
Renzi invece e buono.
«Renzi si e battuto per battaglie importanti».
Restando in zona poteri e potenti. Oggi chi incarna il potere vero, profondo, inossidabile, in Italia?
«La massoneria francese».
E chi ne fa parte?
«Parecchi. Non io. D’altronde siamo una nazione che ha ceduto ai francesi Telecom e Sparkle (societa specializzata in cavi di trasmissione intercontinentali, nda). E come se in Gran Bretagna British Telecom cedesse i suoi servizi ai polacchi o a noi italiani.
luca barbareschi carol alt bye bye baby
Chiunque osasse proporre una cosa del genere alla House of Lords verrebbe sbalzato in automatico fuori».
Certo tutt’altra realta, rispetto al pianeta del teatro dove da decenni dirigi, reciti, produci e gestisci. Tutti sanno che il vostro e un campo povero, eppure la politica insiste con le sue ingerenze. Cosa ci guadagna?
«Niente. Ma ci considera talmente dei mentecatti da romperci comunque le palle».
Hai detto, come atto di gratitudine verso il palcoscenico: «Non ci fosse stato il teatro, sarei diventato un delinquente». Perche?
LE IENE - INTERVISTA A LUCA BARBARESCHI SU METOO MOLESTIE
«Perche le violenze sessuali subite e la vita di merda che ho dovuto affrontare da ragazzino mi facevano sentire arrabbiato con il mondo. Il teatro mi ha non solo fatto stare meglio, ma anche diventare un uomo migliore».
Certo la tua gioventu milanese e stata quella che e stata. Compresa la confidenza con le droghe. Quando ti sei accorto di avere toccato il fondo?
«Non ho toccato il fondo, non sono mai stato un degradato, pero a New York negli anni Settanta ho capito il pericolo vero. Uno dei miei migliori amici, Andrea Ballo, e morto impiccandosi davanti a me al Chelsea Hotel».
roberto cicutto alberto barbera
Come ne sei uscito?
«Mi sono fatto aiutare da psicologi e persone a me vicine. Sono anche stato in cura una settimana alla clinica Priory di Londra. La droga per me aveva un ruolo simile a quello che ha avuto per il caro Walter Chiari. Era distruttiva. Quando mi drogavo mi chiudevo dentro una stanza e per tre giorni non volevo vedere nessuno».
Litigando al telefono con Alberto Barbera, nel periodo in cui guidava il Festival del Cinema di Venezia, hai scolpito un ritratto abbastanza impressionante della tua vita: «Portatore sano di forfora», dici di avergli urlato, «quando tu ti facevi le seghe a Torino io chiavavo Beverly Johnson, pippavo con Lou Reed al night club Max’s Kansas City, aravo con il cazzo il mondo e guadagnavo miliardi». Maleducazione a parte, un manifesto dello spappolamento.
«Barbera mi aveva mandato una lettera in cui scriveva che non facevo parte del suo giro di amici e quindi non prendeva il mio film. La reazione al telefono e stata un paradosso. Era come dirgli: cosa abbiamo in comune io e te?
luca barbareschi eliana miglio foto di bacco
Io a 18 anni ho scritto il primo film, da ventenne ho vinto al festival di Venezia, abitavo con un genio come Oliviero Toscani che a 29 anni era considerato dio, a New York nella confusione ho perso quattro quadri di Andy Warhol, per non parlare di mille altre avventure. Cosa ne poteva sapere uno come lui che stava nella Federazione dei giovani comunisti?
E non per la Fgci in quanto tale, ma perche quella mentalita da Fgci e la stessa per cui nel 2019 ho vinto da produttore a Venezia con J’accuse di Roman Polanski e non e stato neppure candidato ai David di Donatello».
LE IENE - INTERVISTA A LUCA BARBARESCHI SU METOO MOLESTIE
Sempre e comunque risse, polemiche. Con queste premesse che padre sei stato con i tuoi sei figli: rompiballe o tollerante?
«Da una parte rompiballe. Hanno sempre saputo che finiti gli studi avrebbero do- vuto arrangiarsi senza i miei soldi. Non e cattiveria, e la scelta piu sensata dopo avere pagato le migliori scuole e fatto in modo che imparassero le lingue. Poi c’e il lato tollerante, che consiste nell’avere rispettato qualunque loro scelta, anche in campo sessuale».
E tu, al di la delle sparate da guascone, come sei in amore? Orsacchiotto insospettabile o proprio mascalzone?
luca barbareschi
«Sono un maiale romantico».
Una follia fatta per passione?
«Ho fatto di tutto».
Troppo generico.
«Sono andato piu di una volta avanti e indietro da New York in giornata per scoparmi una di cui ero pazzo. Oppure, quando stavo iniziando a risparmiare un po’, ho speso 4 mila dollari per volare in prima classe a Honolulu e poi noleggiare un aereo privato con la modella meravigliosa che stava con me. O ancora: per raggiungere una ragazza ho guidato un elicottero senza brevetto».
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Adesso, per tua stessa ammissione, e nel teatro che investi una quantita enorme di energie. D’altronde a novembre 2021, in piena pandemia, anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha riconosciuto che «in teatro si respira la vita». Ti ha emozionato?
«No, perche Franceschini non e mai entrato dentro un teatro in vita sua. Non solo: da lui sto ancora aspettando una risposta. Vorrei sapere perche in sei anni il mio Eliseo ha ricevuto finanziamenti per circa 4 milioni di euro mentre altri teatri ottengono cifre clamorosamente superiori».
Discorsi inimmaginabili quando a Milano nel 1981, carico di talento e con una gamba ingessata, recitavi al Teatro dell’Elfo la rivisitazione del Sogno di una notte di mezza estate. Con te c’erano Claudio Bisio, Giuseppe Cederna, Elio De Capitani. Cosa rimpiangi di quella stagione?
claudio bisio kamikazen
«Il fatto di avere rivoluzionato la scena del teatro milanese piazzando delle sedie in un garage. Al Piccolo Teatro si svenavano, per questo. Legavano alle sedie gli operai della Breda per fargli vedere L’anima buona di Sezuan di Brecht».
Il piu popolare del gruppo dell’Elfo e diventato Bisio. Era il piu talentuoso?
«No, era il meno talentuoso».
Bisio si e affermato alla grande.
«Il trionfo della mediocrita. Comunque Bisio non e un comico, e una spalla. E l’ho fatto pure recitare in un film».
Il regista dello spettacolo dove avevi la gamba ingessata si chiamava Gabriele Salvatores, in seguito premio Oscar con Mediterraneo. Eravate craxiani di ferro.
«Come no. Lui si e anche candidato, con il Psi. Mentre dirigevo Uomini e topi di Steinbeck, al Teatro Carcano, disse nella sala vuota: “Quando sento parlare di cultura, metto mano alla pistola”. Non lo voto nessuno».
claudio martelli e bettino craxi
Lo accusi di avere rinnegato la sua fede politica.
«Una volta a Roma, davanti all’Hotel Locarno, gliene ho dette di tutti i colori. Anche perche Claudio Martelli, tramite l’allora sindaco di Milano Carlo Tognoli, aveva giustamente fatto avere all’Elfo tantissimi soldi. Eppure Gabriele, quando tutti sono scappati dai socialisti, ha detto che veniva dai centri sociali».
La Milano di Craxi, era una mangiatoia dove banchettavano gli amici del Psi. Agli altri restavano le briciole.
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«Mica tanto. C’erano le cordate. Funzionava cosi: dato un miliardo di vecchie lire, la stecca era di 100 milioni. Poi veniva suddivisa in base ai risultati elettorali. La narrazione di Mani Pulite rimane pero che Craxi ha rubato mentre gli altri erano tutti onesti».
Ti associ, in pratica, a coloro che per i trent’anni di Tangentopoli sono tornati a criticare l’opera di pulizia svolta a inizio anni Novanta dai magistrati.
«E stato un colpo di Stato americano».
E oggi? Credi che la magistratura abbia un peso eccessivo, negli equilibri della democrazia italiana?
emmanuelle seigner luca barbareschi foto di bacco
«Uno dei maggiori drammi in Italia, oltre a quello di avere una carta stampata penosa, e costituito dalla magistratura, che certo e necessaria ma puo provocare danni enormi alla tua reputazione».
Quindi?
«Quindi ti dico che ho comprato i diritti dei due libri-intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara per farne una serie televisiva. Non che voglia trasformare Palamara in un eroe. Lui e un po’ come Tommaso Buscetta: faceva parte di un sistema e ne e uscito».
luca barbareschi e gianni letta
Ci sarebbe anche da riflettere, a proposito di giustizia, sul fatto che pochi mesi fa abbiamo visto Denis Verdini, condannato per il crac del Credito cooperativo fiorentino, scrivere la sua road map per la presidenza della Repubblica di Silvio Berlusconi (condannato per frode fiscale) in una lettera a Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. E normale?
denis verdini
«Per quanto mi riguarda, voi giornalisti potete ficcarvi tutte queste cose nel culo».
Perfetto.
«E ti spiego perche. Questo e giornalismo di bassa lega. Dell’Utri ha fatto anni di carcere per cosa? Perche non poteva non sapere? Saro garantista tutta la vita. Marcello poi e uscito e aveva ragione lui. Sono anche andato a trovarlo, gli voglio molto bene».
Ti sento carico, Luca. Tranquillizzaci. Dicci che non vuoi tornare in politica.
«Puo essere».
DELLUTRI, BERLUSCONI
Come «puo essere»? Potresti tornare?
«Il problema e decidere con chi schierarmi. Avrei un’idea ma non me la fanno realizzare. Ho chiesto al segretario Corrado De Rinaldis Saponaro di darmi il Partito repubblicano italiano, che attualmente e una Bugatti in garage. Si potrebbe creare una bella squadra e arrivare a una forza elettorale da 6, 7 per cento. Senza personaggi dello spettacolo. Non li frequento nemmeno: parlano soltanto di quanto sono stati bravi nel loro ultimo spettacolo».
LUCA BARBARESCHI LUCA BARBARESCHI Luca Barbareschi LUCA BARBARESCHI